RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Barcellona

Concerti per Verdi

La stagione del Liceu incominciava tra gli ultimi pallidi omaggi a Verdi in forma di quattro concerti (sostitutivi di titoli che non finirono per concretarsi), l'incarico di un nuovo sovrintendente – piuttosto amministratore – a una persona di chiari meriti di gestione ma senza rapporto particolare con il mondo della lirica, l'annuncio della partenza del direttore artistico da gennaio 2014 per Madrid (dopo una di quelle controversia che Mortier e i suoi fautori prediligono –ma finalmente finirà il suo periodo in veste di ‘consigliere artistico' sempre al Teatro Real, che immagino pagherà nel bel mezzo della crisi due stipendi anziché uno), una giuria per selezionare il nuovo direttore e la decisione del maestro del coro, José Luis Basso, di non rinnovare il contratto a fine stagione (settembre 2014) per passare all'Opéra di Parigi (che ne ha certamente bisogno).

E stato appunto l'intervento del coro l'aspetto più notevole dei due concerti che ho avuto occasione di seguire in diretta. L'orchestra invece, se in buonissima (non ottima) forma sotto la bacchetta del giovane e valente Rubén Gimeno, era piuttosto mediocre e sbiadita quando sul podio si trovava David Giménez; il fatto poi che in origine apparisse il nome di un altro maestro per i quattro concerti è passato – a quanto ne so – inosservato e senza ulteriori chiarimenti.

Non era scontato ma non mi ha neanche stupito che il programma più interessante dal punto di vista dell'esecuzione sia stato l'ultimo, quello dove i ‘grandi nomi' (si fa per dire) erano assenti. Avevamo invece diritto a efficaci, solide prestazioni in parti temibili di Carlo Ventre, Juan Jesús Rodríguez, Rachele Stanisci (con qualche acuto stiracchiato) mentre Stefano Palatchi, ormai un veterano, riusciva a non restare molto indietro e il giovane baritono Vitaliy Bilyy dimostrava di avere dei mezzi ancora un po' acerbi per quanto riguarda l'articolazione e l'accento.

Nell'altro programma, se si fa eccezione di Nicola Alaimo e di John Relyea, non convincevano né Elena Mosuc (sempre attendibile, ma in un repertorio che non le si addice troppo), né Josep Bros (in ruoli che per colore e slancio non sono alla sua portata), né tanto meno Antonino Siragusa (la cui voce sempre più ingrata e nasale potrebbe ancora farsi valere in qualche ruolo rossiniano). Desirée Rancatore, intenta a sparare acuti e sovracuti senza troppo rispettare la linea di canto ed il fraseggio, esibiva inoltre nel ‘Bolero' de I Vespri dei trilli volonterosi. Nei ruoli di fianco o in interventi più brevi si esibivano dei cantanti locali con esiti alterni (anche in questo caso risultavano superiori quelli del secondo programma).

Le ‘rarità' più interessanti erano la scena finale del Trouvère francese e il grande duetto di basso e barítono per il Don Carlo napoletano. Il pubblico applaudiva ma nella sala si vedevano purtroppo dei buchi.

Jorge Binaghi

26/10/2013