RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il trionfo di Bellini

Da sinistra: Gonca Dogan, Sonia Fortunato, Ruben Micieli e Filippo Micale.

Capita raramente di assistere ad un concerto lirico vocale i cui protagonisti siano tutti di livello più che buono: generalmente tali performances puntano soltanto su un nome, più o meno famoso, affidando a cantanti men che mediocri e a pianisti di scarso livello tutto il resto. È stata dunque una graditissima sorpresa il concerto tenutosi il 23 settembre a Catania, nella suggestiva e fastosa sede di Palazzo Biscari, nell'ambito del settimo Festival Belliniano, fondato e diretto dal regista e scenografo Enrico Castiglione, il cui inizio si era avuto al Teatro Antico di Taormina il 5 settembre, e che proseguirà nella nostra città fino al 3 novembre, concludendosi con protagonista in Cattedrale il Coro della Cappella Musicale del Duomo di Catania diretto da Nunzio Schilirò.

La scelta dei cantanti è stata quanto mai oculata, tesa al valorizzare nomi già noti al pubblico taorminese per la loro presenza sia alle opere estive che ai precedenti concerti belliniani, ma che senza dubbio vanno vieppiù messi in luce, sia per la loro giovane età, sia per le loro doti artistiche, che meriterebbero certo un'audience ancora più vasta.

Avevamo già apprezzato le doti comiche di Giovanni Di Mare, perfettamente a suo agio nel ruolo di Don Basilio ne Il Barbiere di Siviglia dato a Taormina in estate, ma l'esibizione della scorsa sera ci ha dato modo di ascoltare un baritono molto versatile anche sul piano drammatico, che ha saputo infondere alle melodie belliniane un pathos lirico notevole. Se in “Qui m'accolse oppresso errante” seguita dalla cabaletta “Non son io che la condanno”, dalla Beatrice di Tenda, è riuscito ad esprimere tutta la disperazione del personaggio di Filippo, in “Ah, per sempre io ti perdei” da I Puritani, è riuscito a rendere la nostalgia di un amore ormai perduto, trovando accenti di grande effetto, e dando prova di un timbro abbastanza adatto alla vocalità belliniana.

Il mezzosoprano Sonia Fortunato, dotata di una voce alquanto estesa e di una buona tecnica, ha interpretato con piglio sicuro la celebre aria di Romeo da I Capuleti e i Montecchi “Se Romeo t'uccise un figlio” con recitativo e con la cabaletta “La tremenda ultrice spada”, pur con qualche incertezza di emissione certamente dovuta alla giovane età.

Filippo Micale ha offerto al pubblico l'aria di sortita di Pollione dalla Norma “Meco all'altar di Venere” seguita dalla cabaletta “Me protegge e me difende” sfoggiando una voce stentorea e densa di passionalità.

Da sinistra: Ruben Micieli e Giovanni Di Mare.

Vera trionfatrice della serata, primadonna assoluta che speriamo di ascoltare sempre più spesso, in quanto si tratta di un soprano in sicura crescita vocale e dalle doti musicali notevoli, sia per una coloratura di tutto rispetto, sia per ottima tecnica dei filati e dell'emissione, sia soprattutto per musicalità e nobiltà di fraseggio, è stata Gonca Dogan, la cui performance ha spaziato dalle ariette “Il fervido desiderio”, “Dolente immagine”, “Ma rendi pur contento” “Almen se non poss'io”, a “Dopo l'oscuro nembo” da Adelson e Salvini, “Sorgi o padre” da Bianca e Fernando, passando poi per “Ah, non crea mirarti” con la cabaletta “Ah non giunge”, da La Sonnambula, per terminare con la difficile aria di Imogene da Il Pirata “Col sorriso d'innocenza”, anche'essa seguita dalla cabaletta “Oh sole ti vela”, quest'ultima resa con estrema ma contenuta e sempre composta drammaticità, e con “Casta Diva” sempre in uno con la cabaletta “Ah bello a me ritorna”. Anche il finale è stato affidato a lei, che insieme a Filippo Micale ha cantato il duetto finale da Norma “In mia mano alfin tu sei”.

In tutte le arie a lei affidate, il soprano turco ha dimostrato una notevole versatilità nel repertorio del Cigno, riuscendo ad adattare la sua vocalità a ruoli notevolmente differenti tra loro, come Amina, Imogene e soprattutto Norma, evidenziando una sicura comprensione del ruolo del recitativo belliniano, curato in ogni particolare come i passaggi più tecnicamente difficili delle arie.

Autentica rivelazione della serata è stato infine il giovanissimo, appena diciottenne pianista Ruben Micieli, che, oltre ad accompagnare con profonda sensibilità, eleganza e discrezione tutti i cantanti, ha eseguito la bella Fantasie Brillante on Norma Op. 65 di J. Leybach, dando prova di tecnica salda ed agguerrita, soprattutto nelle ottave spezzate e nei passaggi di terze, ma anche di un perlage e di una pulizia di suono uniti ad un'accuratezza ritmica ormai difficili da riscontrare.

Ultimo ma non meno importante merito del concerto è stato quello di aver offerto agli spettatori un excursus abbastanza esaustivo sulla produzione belliniana, accostando a brani celeberrimi altri di meno consueto ascolto, privilegiando non solo la produzione matura, ormai di repertorio, ma anche quella giovanile e soprattutto quella cameristica.

Caloroso ed entusiasta il gradimento del pubblico, che ha tributato una vera e propria ovazione finale a Gonca Dogan.

Giuliana Cutore

24/9/2015