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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Una nuova biografia belliniana

Nel corso della mia esistenza ho sempre riscontrato due grandi tipologie di saggio scientifico divulgativo: la prima precisa e accurata ma scritta di solito con uno stile noioso e tedioso, prerogativa precipua di eruditi pedanti e accademici; la seconda altrettanto precisa ed accurata ma scritta invece con uno stile avvincente e accattivante, prerogativa di studiosi originali e brillanti. In quest'ultima tipologia di abili ricercatori rientra il lavoro di Salvatore Emanuele Samperi, autore del volume Storia di un catanese: Vincenzo Bellini, uscito lo scorso dicembre 2021, a cura della casa editrice Prova d'Autore.

Il volume di Samperi prende le mosse dal capostipite dei Bellini di Catania, cioè da quel Vincenzo Tobia nato a Torricella Peligna, in Abruzzo, l'11 maggio del 1744 e che nel 1755 venne ammesso al Conservatorio Sant'Onofrio a Capuana di Napoli dove studiò per più di dieci anni. In seguito si trasferì in Sicilia, pare al seguito di una compagnia di girovaghi oppure per mezzo di conoscenze massoniche, stabilendosi nella città di Catania dove fu attivo anche come maestro di cappella e compositore di Oratori Sacri, agendo nella cerchia dei principi Biscari. A Catania Vincenzo Tobia sposò Michela Burzì che gli diede cinque figli, tre maschi e due femmine. Il primo dei suoi figli maschi Rosario, anch'egli musicista, sarà a sua volta il padre del grande futuro creatore di Norma e che vedrà la luce il 3 novembre del 1801.

In un successivo capitolo il bravo ricercatore prende in analisi il periodo che va dalla nascita di Vincenzo Bellini fino al conseguimento del diploma di maestro presso il Collegio di Musica S. Sebastiano di Napoli avvenuto nel 1825. Dopo questa parte Samperi prende in esame l'attività del Cigno anno per anno fino alla sua morte, riportando con puntualità storica, assieme alle vicende biografiche anche quelle artistiche, e soffermandosi inoltre sui successi, sui suoi rapporti interpersonali, sui suoi amori, sulle sue relazioni con i cantanti, gli impresari teatrali e gli editori di musica. Lo studioso non tralascia neanche di passare poi in rassegna anche alcuni giudizi medico-scientifici e talune perplessità riguardanti la causa di morte del compositore.

Segue poi la puntuale storia della traslazione della salma del musicista avvenuta nel 1876 dal cimitero parigino del Pére Lachaise alla Cattedrale di Catania (ove tutt'oggi ancora si trova) con la descrizione della varie tappe percorse dal treno con il prezioso feretro fino a Reggio Calabria dove la pirocorvetta Guiscardo, addobbata a lutto, lo accoglie per condurlo alla meta definitiva del porto di Catania, dove verrà ricevuto al suono della banda musicale e da una moltitudine festante.

Il capitolo sulla descrizione delle caratteristiche fisionomiche di Bellini indugia sulla riproduzione di alcuni ritratti, Bellini morì nel 1835 e la fotografia ancora non esisteva, e sulle testimonianze lasciateci da personalità dell'epoca che lo conobbero personalmente come Mikail Glinka, Alexandre Dumas, Cristina di Belgioioso, Ferdinand Hiller, Leon Escudier, Heinrich Heine, Caroline Jaubert.

Va anche evidenziato come nel volume di Samperi siano stati eviscerati e descritti con pronta competenza non solo il metodo compositivo dell'arte belliniana ma anche la sua originalità e particolarità all'interno della storia del melodramma. Infatti l'autore individua nel compositore catanese un vero e proprio anticipatore e precursore di un nuovo modo di concepire il teatro musicale, teatro nel quale il musicista non intende solo rivestire le parole e le frasi di suoni ma dar loro vita dall'interno, infondendo in esse pathos ed espressione: “Con Bellini, grazie anche al basamento letterale di Felice Romani, la melodia diventa connubio perfetto con la struttura dello spettacolo teatrale fatto di versi e di azioni sceniche che danno origine a quello zoccolo duro su cui si baserà il teatro musicale introspettivo di ogni singolo personaggio del melodramma, la loro comune dottrina mirava a risollevare il senso reale di una quotidianità legata all'espressione del verso allacciato alla musica”. E ancora dopo sottolinea ed evidenzia: “Con l'esperienza maturata negli anni Bellini perfeziona la tecnica per fare conciliare la musica all'azione scenica segnando un punto di partenza a quella riforma musicale che si era riproposto di portare avanti. Musica legata al testo, per divenire l'elemento portante del sentimento, un binomio inscindibile l'una sinergia dell'altro, purtroppo la sua ideologia sulla riforma musicale per cui tanto aveva lottato sarà costretta a fermarsi con lui per la sopravvenuta morte”. Samperi individua con corretto intuito in Bellini il vero e autentico precursore di Giuseppe Verdi, con il quale condivide la stessa concezione del melodramma, dove il compositore assieme alla musica e tramite essa si sforza di infondere anche psicologia, carattere, istinti ed emotività specifici di ogni personaggio.

Il testo scandaglia anche parecchie parodie presenti nelle opere di Bellini, che Samperi definisce “similitudini”. Si tratta di fatto di una pratica molto in voga all'epoca, specie nei compositori d'opere, i quali spesso adattavano un brano scritto per un melodramma precedente ad un altro: eclatante è il caso dell'opera Zaira dalla quale il compositore riverserà ben sei brani nella posteriore opera Capuleti e Montecchi. L'autore infine conclude la sua fatica passando in rassegna il rapporto che il Cigno etneo intrattenne con i cantanti che ebbero l'opportunità e la fortuna di interpretare le sue opere.

A suggello dell'eccellente saggio si trova una penetrante postfazione di Mario Grasso, responsabile della direzione letteraria e saggistica della Casa Editrice Prova d'Autore, intellettuale e uomo di cultura siciliano di altissimo prestigio e spessore, il quale non ha certo bisogno di nostri encomi o celebrazioni (già tributatigli dalla più eminente critica nazionale e internazionale) che in ogni caso si rivelerebbero tanto carenti quanto inadeguati rispetto ai suoi reali meriti acquisiti nella poesia, nella narrativa, nel campo delle traduzione e della critica letteraria.

Giovanni Pasqualino

26/1/2022