Donizetti e la Francia
di Roberto Monaco
Ultima novità in fatto di pubblicazioni a tema donizettiano è l'agile volumetto (circa centocinquanta pagine) Donizetti e la Francia, per i tipi di Musica Practica (Voglino Editrice). L'autore, Roberto Monaco, nato a Roma nel 1948, è ampiamente introdotto dalla prefazione di Attilio Piovano, eclettica figura di docente, musicologo e critico torinese che ha all'attivo, sempre con Voglino Editrice, due libri di racconti a tema musicale (L'uomo del metrò) e non (Il quadrifoglio meccanico). Laurea in Fisica e Ordinario di Fisica Matematica al Politecnico di Torino, ora in pensione, Roberto Monaco ha parallelamente coltivato e coltiva, oltre alle scienze esatte, la passione per il melodramma – ha incluso per anni nei suoi corsi laboratori di scenografia e architettura in collaborazione col Teatro Regio di Torino – e in particolare per quello francese. Già nel 2022 questa passione l'aveva condotto alla pubblicazione di Meyerbeer. La vita, le opere, sempre per Musica Practica. Con Donizetti e la Francia (marzo 2023), Monaco torna a muoversi sul suo terreno d'elezione e lo fa puntando il riflettore su Donizetti e la sua attività oltralpe.
Il primo capitolo, L'opera a Parigi tra il Settecento e l'Ottocento, fornisce un esaustivo compendio dei generi praticati in Francia, documentando il passaggio dalla tragédie lyrique al grand opéra, il vaudeville e l'opera comique, oltre all'opera “all'italiana”. Parallelamente vengono presentati i principiali teatri parigini, l'Opéra, il Théâtre Italien e l'Opéra Comique, con le rispettive sale, gli autori, da Lully a Cherubini, da Spontini a Rossini, senza dimenticare Meyerbeer, Halévy, Auber, Berlioz, lo stesso Donizetti, e i librettisti, Eugéne Scribe in primis. Col secondo capitolo, Tra l'Italia e la Francia, si entra in argomento. Vengono descritti gli anni dal 1830, anno di composizione dell'Anna Bolena, presentata l'anno dopo al Théâtre Italien, al 1838, passando in rassegna titoli quali L'elisir d'amore (1832), Lucrezia Borgia (1833), Rosmonda d'Inghilterra (1834), Marino Faliero (1835), scritto appositamente per Parigi su invito di Rossini, primo e non troppo fortunato debutto francese di Donizetti, Lucia di Lammermoor e Maria Stuarda (1835), Belisario (1836), Roberto Devereux (1837), fino a quel Poliuto (1838) che, non passando la censura borbonica, servirà da cartone preparatorio per un grand opéra: Les martyrs. L'operazione viene descritta nel terzo capitolo, A Parigi. Alla fine del 1838 Donizetti si trasferisce nella capitale francese e qui, nel 1839, assiste alla sua affermazione. Il Poliuto diventa Les martyrs, ma il Nostro attende anche a Le duc d'Albe, destinato a rimanere incompiuto, e alla Lucie de Lammermoor, adattamento della Lucia per il Théâtre de la Renaissance, oltre a riprese e rimaneggiamenti di altri lavori. Per questo piccolo teatro a sovvenzione privata Donizetti scrive anche un'altra opera, L'ange de Nisida. Dall'opéra comique ai grands opéras, quarto capitolo, narra della composizione della Fille du régiment e della sua messinscena all'Opéra-Comique nel febbraio 1840. Ad aprile dello stesso anno, finalmente, Les martyrs debuttano all'Opéra. Il tempo di un breve viaggio a Bergamo per una ripresa dell'Esule di Roma, e a settembre è di nuovo a Parigi, pronto per un nuovo grand opéra: si tratta de La favorite, che è, semplificando molto, un ampliamento ai canoni grandoperistici de L'ange de Nisida, chiusa in un cassetto e mai rappresentata per il fallimento del Théâtre de la Renaissance. Altro viaggio in Italia alla fine del '40, per inscenare l'Adelia a Roma, scritta l'autunno prima durante le prove della Favorite (instancabile Donizetti!), ed eccolo tornare a Parigi nel '41, dove l'attività si riduce a un Miserere per papa Gregorio XVI, a una limitata produzione cameristica e, quasi per caso, a un'operina in un atto, Rita, ou le mari battu, che sarà rappresentata postuma. A fine '41 ha luogo una parentesi milanese, durante la quale, grazie all'intervento di Bartolomeo Merelli, impresario della Scala, Donizetti viene nominato direttore della stagione italiana del Kärntnertortheater di Vienna e si assume l'impegno di scrivere due opere, una per il teatro milanese, Maria Padilla, che debutta il 26 dicembre del 1841, e una per quello viennese, Linda di Chamounix. L'opera viene terminata a fine febbraio; a fine marzo parte per Vienna, non prima di aver diretto lo Stabat Mater di Rossini a Bologna su richiesta dell'autore. A Vienna resterà pochi mesi, però, perché in luglio parte nuovamente per Milano, si spinge fino a Napoli e in settembre riparte per Parigi.
Appena arrivato, Donizetti firma un contratto per una nuova opera, il Don Pasquale. È quanto narrato nel quinto capitolo, Da Don Pasquale a Dom Sébastien. A gennaio del '43 il Don Pasquale debutta al Théâtre Italien, ma pochi giorni dopo il suo autore è di nuovo in viaggio per Vienna. Arrivato il 16 gennaio, a febbraio ha già pronta la Maria di Rohan, da presentare al Kärntnertortheater in autunno. La sua proverbiale rapidità non è smentita, anche se la Maria di Rohan viene iniziata l'autunno precedente, assieme alla Caterina Cornaro, altra opera che termina nella prima parte del '43 e che spera di far rappresentare a Vienna, ma che vedrà la luce a Napoli l'anno successivo in contumacia, senza che Donizetti possa seguire né le prove, né l'allestimento. Fino a giugno, Vienna lo vede sul podio come direttore sia di opere sue, sia di altri. A fine stagione riparte per Parigi e il 20 luglio riprende la stesura dell'ultimo grand opéra cui metterà mano, quel Dom Sébastien, roi de Portugal al quale lavora per tutto il 1843 e che debutta il 13 novembre all'Opéra. Il sesto capitolo, Gli ultimi anni e le opere postume conclude la parabola. Nel dicembre del '43 Donizetti riparte per Vienna ed ivi trascorre i primi mesi del '44 e del '45, ottemperando ai compiti di Maestro di Cappella (in quest'ultimo anno rimaneggia la Caterina Cornaro, che così rivisitata esordisce a Parma, e dirige a Vienna I due Foscari di Verdi). Poi il tracollo. Nel febbraio del '46 viene internato nel nosocomio di Ivry, con la mente ormai del tutto obnubilata. Ne uscirà nell'aprile dell'anno dopo, quando viaggerà fino alla sua Bergamo e dove terminerà i suoi giorni l'8 aprile 1848. Segue una breve disamina de Le duc d'Albe e di Rita, ou le mari battu e dei loro destini esecutivi.
Collateralmente alla vita e alle opere di Donizetti si accenna ai loro primi interpreti: Gilbert Duprez, Antonio Tamburini, Giovanni Battista Rubini, Luigi Lablache, Fanny Tacchinardi-Persiani, Mario, Domenico Donzelli, Pauline Viardot (interprete, tra l'altro, delle poco conosciute liriche polacche di Chopin), fino a Giuseppina Strepponi, futura moglie di Verdi, popolano insieme ad altri il libro con le loro velleità e talvolta con i loro intrighi e le loro opposizioni, come nel caso di Rosine Stoltz, compagna more uxorio del direttore dell'Opéra Léon Pillet che, a causa della tessitura troppo acuta della parte di Pauline dei Martyrs, osteggiò l'andata in scena dell'opera per non cedere lo scettro alla rivale Julie Dorus-Gras.
Pur essendo stato scritto da un docente universitario, il libro rifugge, se non in rari casi, dalla pedanteria di un saggio accademico e offre, grazie alla sua brevità («gran pregio») e al suo taglio narrativo divulgativo, quasi colloquiale, la piacevolezza di una lettura destinata a tutti, dai curiosi ai neofiti, da coloro che intendano approcciarsi a Donizetti e/o all'opera francese fino al melomane già in possesso di un suo bagaglio culturale ma desideroso di ampliarlo grazie a un… melomane che ne sa un po' di più. Scorrevolezza, sì, ma anche densità e puntualità di informazioni (di ogni personaggio si riportano anno di nascita e anno di morte, tanto per dire), per un libro da vedersi, ai fini di un eventuale esame, come utile manuale di ripasso, un compendio succinto ma preciso non solo dell'attività “francese” di Donizetti, ma degli anni 1830-48 in toto. Dei lavori strettamente francesi (L'ange de Nisida, La fille du régiment, Les martyrs, La favorite, Don Pasquale, Dom Sébastien) viene fornita la sinossi e un attento esame scena per scena, evidenziando in alcuni casi le parentele e gli imprestiti da altri lavori. A fine volume, una bibliografia selezionata permette di approfondire sia la vita, sia le opere del Bergamasco; utili anche i suggerimenti di ascolto delle note a piè di pagina, indicanti alcune significative incisioni discografiche e i saggi ad esse acclusi.
Christian Speranza
8/7/2023
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