RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Bianca e Gernando

in un CD della Naxos

Il melodramma in due atti di Domenico Gilardoni Bianca e Fernando, musicato dal ventiquattrenne Vincenzo Bellini, andò in scena al Teatro San Carlo di Napoli il 30 maggio del 1826, ma per motivi diciamo così politici, dal momento che ricordava nel titolo Ferdinando duca di Calabria e futuro re di Napoli, venne cambiato in Bianca e Gernando, per non offendere la regalità borbonica. L'accoglienza del pubblico partenopeo fu molto favorevole e l'opera venne lodata perfino da Gaetano Donizetti (musicista come pochi buono, onesto e generoso), che trovandosi proprio a Napoli per allestire l'Elvida così scrisse in una lettera inviata al suo maestro Giovanni Simone Mayr: «Questa sera va in scena al San Carlo l'opera Bianca e Gernando (Fernando no perché è peccato) del nostro Bellini: prima produzione bella, bella, bella e specialmente per la prima volta che scrive. È purtroppo bella che io me ne accorgerò con la mia di qui a quindici giorni». In seguito l'opera venne rappresentata anche a Genova nel 1828 e a Milano nel 1829, ma revisionata in entrambe le occasioni, sia nel libretto, che venne modificato da Felice Romani, sia nella musica. Infatti Bellini aggiunse per l'edizione genovese quattro pezzi e la sinfonia introduttiva, mentre per Milano rimaneggiò alcune parti e soppresse la romanza Sorgi o padre.

La pubblicazione in due CD, del secondo dei dieci melodrammi complessivi composti dal Cigno etneo nel corso della sua vita, è stata realizzata dalla Naxos e si riferisce all'edizione originale napoletana che si avvale della registrazione live in concerto fatta il 13 e 15 luglio del 2016 alla Trinkhalle di Bad Wilbad in Germania, in occasione del XXVIII Rossini Festival realizzato a Wildbad. Le note esplicative sono state redatte con massima cura e accorta perizia e competenza dai musicologi Carmelo Neri e Reto Müller.

Silvia Dalla Benetta nel ruolo eponimo rivela un'interpretazione emotivamente pregnante, in alcuni passi addirittura dolente e appassionata, come avviene nella splendida romanza Sorgi o padre e la figlia rimira. Il bravo soprano riesce a fornire un'interpretazione dell'opera molto rifinita, arrivando a cogliere in modo efficace l'afflato non solo delle melodie del Cigno catanese ma anche e soprattutto l'articolata cogenza del recitativo belliniano, quest'ultimo sempre efficace e funzionale all'azione drammaturgica. Tecnicamente efficiente il tenore Maxim Mironov (Gernando) il quale si avvale di un buon fraseggio e di una voce calda e potente, anche se i suoi acuti risultano non sempre coperti e talvolta leggermente aspri. Luca Dall' Amico (Carlo) si è ben destreggiato nella tessitura affidata alla sua voce riuscendo a rendere al meglio tutta l'emotività del personaggio che ha trovato la sua più significativa esternazione nella cavatina Da un gelido sudore. Ben timbrata e incisiva ci è parsa la voce di Vittorio Prato che ha fornito una prova sicuramente salda e sicura, sempre attenta all'effusione lirica e soprattutto alla dinamica espressiva. Di buon livello anche le performance di Zong Shi (Clemente), molto accurato nel fraseggio e nell' espansione sentimentale; elegante la resa fonica di Marina Viotti (Guiscardo) e abbastanza incisivi Gheorghe Vlad (Uggero) e Mar Campo (Eloisa).

Antonio Fogliani ha diretto i Virtuosi Brunensis con mano sicura e oculata professionalità. Ben calibrata la scelta dei tempi, sempre ponderata e adeguata alle voci, mai sopraffatte o soverchiate da eccessi fonici. Deliziosi gli impasti timbrici e ben cesellati e rifiniti gli aspetti dinamici e agogici della partitura belliniana. Di ottimo livello anche la prestazione offerta del Coro Camerata Bach addestrato con cura da Ania Michalak.

Giovanni Pasqualino

10/9/2017