Simon Boccanegra
al Comunale di Bologna
Ben undici anni sono trascorsi prima che al Teatro Comunale fosse riproposta l'opera Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, nell'allestimento di Giorgio Gallione che aprì la stagione 2007-2008 e che segnava allora l'incarico di direttore musicale al giovane Michele Mariotti. Già agli esordi lo spettacolo destò qualche perplessità, anche se possiamo collocarlo nel solco del tradizionale ma senza banalità e stereotipi, piuttosto fermamente ancorato allo splendore della repubblica marinara, nel cui fasto si svolge anche la vicenda privata. Visto oggi l'amarezza è il sentimento più esplicito. Rispetto all'originale sono state utilizzate circa la metà delle scene e questo è un demerito da parte di un teatro che non riesce a riprodurre uno spettacolo nella concezione primaria. Non conosco i motivi di tale scelta, ma qualunque siano non hanno giustificazione. Difficile pertanto poter fornire un resoconto dello spettacolo, avendo ancora vivi i ricordi dei vicoli medioevali genovesi attorniati dagli imponenti muri delle chiese e delle abitazioni con quei marmi chiari e scuri che identificano ancor oggi la città vecchia. Resta solo la fiorente pavimentazione sempre ricostruita con elementi decorativi a forma di mosaico. L'imponenza della sala del Consiglio è ora ridotta a spoglio nobile luogo ma poco identificato. Guido Fiorato è penalizzato come scenografo ma resta inalterata la sua creatività sui costumi, questi di spiccata fattura e aderenza stilistica. La drammaturgia ideata dal regista è abbastanza convenzionale e pulita, sembra lasci ai singoli l'inventiva di una focalizzazione del ruolo piuttosto che trovare soluzioni più avvincenti che mettano in luce le diversità dei personaggi e dei sentimenti.
Sul podio il direttore ucraino Andriy Yurkevych, il quale svolge il suo compito con correttezza ottenendo un buon equilibrio tra buca e palcoscenico, complice un'orchestra in ottima forma, con particolare predisposizione alle grandi scene d'assieme. Questo a scapito dei momenti più intimi dove era latitante il manierismo ricercato del fraseggiatore, che ha indubbiamente reso l'esecuzione in ribasso considerato i singoli interpreti. Tuttavia, possiamo considerare la concertazione positiva con l'auspicio di altre occasioni future. Ottima la prova del coro, anzi potremmo dire superlativa, diretto da Andrea Faidutti.
Protagonista era Dario Solari, un baritono solido ma non raffinato, in cui manca sia lo scavo psicologico del complesso personaggio sia l'utilizzo di fraseggi e sfumature pertinenti, le quali sono inficiate da una voce non particolarmente duttile. Yolanda Auyanet, Amelia, è un bravo soprano capace di una rilevante interpretazione attraverso un fraseggio eloquente e un uso di accenti davvero espressivi. Peccato che la voce, sempre bella e lineare, nel registro acuto accusi un'emissione sfogata, talvolta stridula, aspetto che ci ha lasciato sorpresi, considerate le positive ultime esibizioni della cantante. Speriamo sia un momento temporaneo.
Il migliore del cast era Michele Pertusi, che disegna uno Jacopo Fiesco nobile, altero e umanissimo. Vocalmente irreprensibile, capace di risolvere tutte le insidie dello spartito, specialmente nel grave, con maestria e grande musicalità, cui si aggiunge un senso della frase sempre rifinito e adeguatamente realizzato attraverso un accento commuovente. Stefan Pop, Gabriele Adorno, assolve il suo compito con onesta professionalità, ma da un cantante con tali mezzi avremmo voluto qualcosa di più. Il tenore ha una bella voce, sonora e di forte squillo, si resta perplessi che non sia stato in grado di realizzare un canto più stilizzato, con sfumature e accenti più lirici, puntando tutto sulla potenza. Resta comunque nell'insieme una buona prova, ma un cantante con tali qualità potrebbe fare molto meglio. Simone Alberghini, Paolo Albiani, traccia un personaggio di ottima fattura interpretativa e la resa vocale è inappuntabile. Nelle altre parti s'impone l'austero e preciso Pietro di Luca Gallo, assieme ai professionali Rosolino Claudio Cardile, capitano dei balestrieri, e Aloisa Aisember, una serva d'Amelia.
Al termine successo convinto per tutta la compagnia, con particolari ovazioni per Michele Pertusi.
Lukas Franceschini
2/5/2018
Le foto del servizio sono di Rocco Casalucci-Teatro Comunale di Bologna.
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