Il monello, il guru, l'alchimista e altre storie di musicisti
di Stefano Bollani
Diceva saggiamente Charles Bukowski: “Genius might be the ability to say a profound thing in a simple way”, vale a dire che la genialità consiste nel dire cose profonde nel modo più semplice e diretto. Credo sia questo il segreto del fascino e dell'incanto derivante dal volume di Stefano Bollani Il monello, il guru, l'alchimista, pubblicato da Mondadori da qualche mese. Un'avvincente e simpatica antologia di gradevoli storielle, notizie curiose, singolari aneddoti, riguardanti compositori ed interpreti di musica classica, jazz, popolare e leggera. Quasi una rutilante, originale e caleidoscopica rassegna di affascinanti e interessanti personalità del mondo della musica che ne hanno anche segnato alcune significative e indicative tappe del suo sviluppo storico, creativo, tecnico e stilistico.
Così Bollani ci presenta una piccola e stravagante biografia di Maurice Ravel, un'accattivante silhouette di Louis Armstrong, e vari significativi ritratti di artisti del mondo della musica, da Renato Carosone a Frank Zappa, da Gorni Kramer ad Astor Piazzolla, dai Beatles a Bill Evans, da Erik Satie a Francis Poulenc, da Elis Regina a Billie Holiday, da Antonio Carlos Jobim a Joao Gilberto, dalla Camerata de' Bardi a Henry Purcell, per arrivare fino a George Gershwin e Nino Rota. Un racconto certo più misterioso e lungo degli altri (contiene al suo interno anche una stuzzicante intervista) è senza dubbio quello intitolato “La figlia”, dedicato alla vita alquanto appartata, per non dire solitaria e molto defilata, della pianista Belinda Fate, figlia del più famoso fisico Jack Fate, la quale vive in un casale della Toscana occupandosi non solo di musica ma anche di produzione agricola (insomma una moderna e contemporanea versione di Giuseppe Verdi tutta al femminile).
Annota l'originale e acuto Bollani nel capitolo denominato Karma: “La figura di John Lennon sarebbe inappropriata ai giorni nostri. L'eroe, quando non muore, rompe le scatole. Malcolm X, Gandhi, Che Guevara… immaginateli vivi… purtroppo nel mondo di oggi sarebbero la parodia di loro stessi. Nel loro percorso vediamo evidente un Karma, un ruolo che si sono scelti o che il destino gli ha attribuito, come ha capito anche Tom Robbins. Bob Dylan era un mito ma adesso, che ha una certa età, la sua aura si è decisamente affievolita. Ce lo ricordiamo Fidel Castro quando sbarcò a Cuba? No, eravamo piccoli o non eravamo ancora nati… bene, in ogni caso ora, anzi, da molti anni, è una statua con indosso la tuta dell'Adidas. Crollato, no? I monumenti, una volta eretti, non si sviluppano più, né in altezza, né in larghezza. Possono solo crollare”. Morire giovani, morire nel pieno della propria forza creativa, non arrivare ad invecchiare, serve sicuramente ad immortalare e cristallizzare un personaggio nel pieno e nel massimo del suo carattere. Riesce a sponsorizzare se stesso! La morte diventa di fatto lo sponsor di tutti gli sponsor!
La forma piana e fluida di scrittura, di stampo quasi colloquiale, privilegiata dall'autore, rende il volume, che è stato presentato anche in una piacevole ed elegante veste tipografica, quanto mai invitante e accattivante alla lettura.
Giovanni Pasqualino
12/1/2016
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