RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

Madama Butterfly

al Teatro Comunale di Bologna

La rappresentazione di Madama Butterfly di Giacomo Puccini al Teatro Comunale di Bologna, pur riscuotendo un caloroso successo di pubblico, ha destato qualche perplessità nella repentina sostituzione della protagonista.

Lo spettacolo era una produzione del 2009, ora riallestita da altra regista, Valentina Brunetti. Allestimento minimale ma molto funzionale nella sua classicità, fondale colorato, pochi oggetti che denotano un mondo americano e uno giapponese, niente orpelli superflui, ed è un pregio, una regia improntata sulle movenze e sui sentimenti dei singoli personaggi, la docile ed illusa protagonista, il vigoroso ed insensibile Pinkerton, la saggia Suzuki, il razionale Sharpless. La regista di quest'occasione si prende qualche libertà originale nel ricreare quello che fu uno spettacolo nato per la Scuola dell'Opera di Bologna. All'inizio dell'opera vediamo un ragazzo ormai grande, Dolore, che ritorna in Giappone ed incontra una vecchia donna locale, Suzuki, facendosi riconoscere da un modellino di barchetta che la stessa gli regalò quando fu portato in America. La vicenda nasce pertanto come un racconto in flashback, su cosa avvenne molto tempo prima. La prima scena si svolge nello studio occidentale di Pinkerton ove Goro con tanto di pianta descrive la casa che ha trovato quale dimora per il prossimo matrimonio. Sono piccoli dettagli, ma non ledono la drammaturgia dell'opera, anzi sono coerenti e funzionano grazie all'intelligenza e al modo singolare della messa in scena. In seguito, la vicenda ha una lettura del tutto classica, quello che lo spettatore vuole e in parte si aspetta, ma è giusto rilevare come Valentina Brunetti ha preteso dai cantanti una recitazione molto precisa senza retorica e di bella visione. L'iconografica casa del primo atto faceva da contraltare ai cespugli di canne, verniciati di rosso, che delimitavano la stessa vista da altra prospettiva per il secondo atto; mentre il terzo era una struggente palafitta ormai spoglia anche dei pochi arredi ove si compie l'estremo gesto di Cio-Cio-San, tutto realizzato con mano elegante da Giada Abiendi, mentre Massimo Carlotto disegnava costumi molto belli.

Sul podio abbiamo trovato il maestro Hirofumi Yoshida, che ha dimostrato più la natura sinfonica che operista della sua mano alle prese con la partitura. Ha condotto la buona orchestra del Comunale con professionalità, ma senza riuscire a scavare nelle note pucciniane quei piccoli camei d'indiscutibile meraviglia. In particolare la sua lettura mancava di comunicazione, fraseggio e variegati colori durante il canto, mentre ha prevalso una sonorità accesa e anche pertinente nei momenti solo musicali. L'opera è stata eseguita con due intervalli, spezzando il filo drammatico che lega il secondo al terzo atto.

Protagonista era il soprano Mina Yamazaki, prevista come secondo cast, che all'ultimo minuto ha sostituito la titolare Olga Busuioc. Preciso che non conoscevo nessuna delle due soprano, tuttavia nella signora Yamazaki era riscontrabile il grosso problema di questa Butterfly. Molto limitata nel registro acuto e nel canto di conversazione per colore e fraseggio, la sua Butterfly reggeva il passo solo nella parte drammatica, ma con esiti molto limitati anche se l'impegno era ragguardevole ma molto deficitario per limiti propri. Aspetti che erano del tutto convincenti in Luciano Ganci, un Pinkerton molto misurato ma capace di ritagliarsi un personaggio ben rifinito. Filippo Polinelli era uno statico Sharpless, ma corretto e anche molto sensibile quando si rende conto della tragedia cui è involontariamente compartecipe. Brava Antonella Colaianni nel ruolo di Suzuki, precisa vocalmente e molto partecipe teatralmente, efficace il Goro di Saverio Bambi e molto professionali gli altri artisti che completavano la lunga locandina: Alessandro Busi (Yamadori), Nicolò Ceriani (Bonzo), Enrico Picinni Leopardi (Yakusidé), Luca Gallo (Commissario Imperiale) e Mauro Marchetto (ufficiale del registro).

Al termine applausi convinti a tutti gli interpreti.

Lukas Franceschini

25/2/2015

Le foto del servizio sono di Rocco Casalucci.