Eravamo felici e Cavalleria rusticana
al Metropolitan di Catania
Composto dal musicista livornese Pietro Mascagni espressamente per un concorso bandito dall'editore Sonzogno nel 1889, il melodramma in un atto Cavalleria Rusticana (primo premio su settantatré concorrenti) che decretò il successo del suo autore, è stato rappresentato al Teatro Metropolitan, per l'occasione piuttosto affollato, nell'ambito del Festival Taormina Opera Stars, direttore artistico Davide Dellisanti, regista Bruno Torrisi e presidente Maurizio Gullotta. Protagonista la Nuova Compagnia Lirica Siciliana con un cast efficace, accanto al Coro Lirico Siciliano diretto da Francesco Costa, accompagnati dall'orchestra Taòs, Orchestra Taormina Opera Stars guidata dalla bacchetta di Salvo Miraglia; le scene sono state curate da La Bottega Fantastica di Daniele Barbera. La serata, apprezzata dalla platea e presentata da Ornella Ponzio, è stata aperta dal balletto Eravamo felici ad opera del Corpo di ballo Danza Taormina, che ha visto ben coordinarsi undici agilissime figure di ballerini (dieci femminili e uno maschile) nella fantasiosa coreografia di Alessandra Scalambrino: un frenetico e sincronizzatissimo ménage di vita moderna che coinvolge l'uomo-automa in un vortice massificante di movimenti meccanici, fra il rimpianto di tempi sereni e flashback di momenti d'amore.
Liberamente attinta dall'omonimo dramma di Giovanni Verga Scene popolari in un atto, scaturito a sua volta dalla omonima novella della raccolta Vita dei campi, l'opera suddetta (su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, rappresentata per la prima volta a Roma nel 1890 al Teatro Costanzo) nella rivisitazione proposta nella sostanza in linea con la tradizione, è improntata a quel realismo innovativo che segnò l'inizio del verismo musicale in Italia. Lo scenario è quello contadino che fa da cornice a una vicenda passionale nella Sicilia di fine Ottocento, con personaggi ben caratterizzati nei costumi e nelle movenze, fra muri e muretti di pietra bianca siciliana; una croce imponente in ferro si staglia su un bel cielo blu chiazzato di nuvole e strisce rosate, mentre sulla destra i tavolini e le sedie dell'osteria di Mamma Lucia, che si muove con discrezione e movimenti pacati, nel ruolo ben definito dal mezzosoprano emergente Sabrina Messina. Quest'ultima infatti (già Lola nella Cavalleria Rusticana della scorsa estate a Taormina), ha profuso con finezza il suo timbro di carattere dai rivoli scuri, idoneo a una madre trepidante che non risparmia tenerezza verso il figlio Turiddu: lui, un apprezzato José Conception, tenore appassionato e solare sin dalla serenata a Lola ( il mezzosoprano Anna Konovalova) con la Siciliana O Lola, c'hai di latti la cammisa; e venato di pathos nelle scene di chiusura, anche in duo con Santuzza, prima del duello mortale col carrettiere Alfio, il baritono Alessio Quaresima Escobar. Personaggio femminile di rilievo quello di Santuzza, nel fluidissimo registro sopranile di Marianna Cappellani, che ha coinvolto il pubblico per immediatezza espressiva tra rabbia, dolore e sdegno di una donna illusa e delusa, calpestata nei suoi sentimenti, e ferma nella sua vendetta. Il coro lirico siciliano, ha ben assecondato l'evolversi della passione e le intemperanze agogiche della partitura, marcando i tratti delle scene d'insieme con espressività trascinante (Gli aranci olezzano, Inneggiamo il Signor non è morto, Viva il vino spumeggiante). La direzione di Miraglia ha impresso equilibrio all'ensemble orchestrale, sin dal Preludio d'apertura, conducendo la scena al climax della popolana col grido Hanno ammazzato compare Turiddu che ha dato il via all'impeto genuino e cruento della passione sulle scene del melodramma italiano.
Anna Rita Fontana
3/4/2017
La foto del servizio è di Dino Stornello.
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