La musica per organo di Marco Enrico Bossi
nell'interpretazione di Andrea Macinanti
Giovedì 15 maggio, nella Sala Bossi del Conservatorio «G. B. Martini» di Bologna, si è tenuto un concerto monografico molto interessante incentrato sulla figura di Marco Enrico Bossi di cui quest'anno ricorre il centenario della scomparsa. L'evento è stato inserito nella Settimana Organistica (11-16 maggio 2025) promossa e organizzata dal Conservatorio e ha visto la collaborazione delle seguenti istituzioni: il Festival Marco Enrico Bossi, il Reale Collegio di Spagna, «Organi Antichi, un patrimonio da ascoltare» (XXXVII edizione) e «The Stanford Society». Oltre ad esprimere un omaggio al compositore e organista italiano, si è trattato di proporre un repertorio non abbastanza conosciuto al grande pubblico così come l'intenzione di far conoscere la bellezza e la complessità dello strumento. Tutti i presenti sono stati particolarmente attratti sia dalle sonorità del Grande Organo da concerto Tamburini che dalla vivifica interpretazione della musica.
Considerando l'afflusso continuo di persone anche durante il concerto, sembrava quasi una reminiscenza dell'invito di Robert Schumann: «Se passando davanti ad una chiesa senti suonare un organo, entra e fermati ad ascoltare».
Anche se il suono non proveniva da una chiesa, per una serie di elementi specificamente musicali nonché per l'architettura della Sala che ricorda la navata di una chiesa, unitamente all'importante quadreria di ritratti di molti musicisti appesi alle pareti, ecc., si è avuta la sensazione di trovarsi in un Sancta sanctorum. Inoltre dal punto di vista acustico sono state prodotte sonorità straordinarie e, nello stesso tempo, una caleidoscopica ricchezza di colori prodotti da sapienti combinazioni dei registri che si sono ispirati alla varietà e alla valorizzazione della scrittura musicale.
Il programma ha presentato la Seconda sonata in fa minore op. 71 del 1890 e i Fünf Orgelstücke in freiem Stil/Cinque pezzi per organo in stile libero op. 132 del 1910 così suddivisi: 1. Legende/Leggenda; 2. Trauerzug/Corteggio Funebre; 3. Ländliche Szene/Scena pastorale; 4. Stunde der Weihe/Hora mystica 5. Stunde der Freude/Hora gaudiosa.
Una proposta decisamente affascinante e piuttosto complessa con brani che trasudavano un certo misticismo e religiosità, più in particolare nella seconda parte, come deducibile anche dai titoli.
A eseguire questa musica un interprete capace di dominare e di gestire la complessità del programma: Andrea Macinanti, musicista pluridiplomato (Organo, Clavicembalo e Canto) e con una laurea in Lettere e Filosofia oltre a un dottorato di ricerca. In sostanza una figura piuttosto bifronte in cui l'organista ‘dialoga' con lo studioso (musico prattico e teorico) ed entrambi i ruoli contribuiscono alla costruzione di cattedrali sonore.
È bastato ascoltare l'armonia dissonante dell'inizio del concerto per intuire un laborioso lavoro di interpretazione che ha portato il musicista ad affrontare una scrittura a tratti imitativa rispetto ad altri momenti più cantabili, pur specchiandosi all'interno dell'alveo della struttura sonatistica. Ciò che si è percepito, grazie a modalità di interventi mirati e funzionali, è stato espresso nella chiarezza di idee. Anche in situazioni particolari in cui è prevalsa l'articolata elaborazione contrappuntistica della Fuga, per esempio, che conclude la prima parte del programma, è stato comunque possibile ritrovare l'architettura formale e il giusto equilibrio di ogni sezione.
Di approccio diverso è apparso il grande polittico dei Fünf Orgelstücke in freiem Stil ove, pur di fronte all'indicazione in stile libero, è stato fondamentale sapersi ispirare ad un'inventio capace di offrire sensazioni significative e ad altrettanti stilemi del linguaggio moderno del compositore.
Di Macinanti colpisce sicuramente, a parte la padronanza nel suonare questo repertorio (non è un caso che abbia registrato per la Tactus l' opera omnia per organo di Marco Enrico Bossi), il modo di eseguire sempre volto alla valorizzazione del melos. Considerando che l'organo possiede una capacità di produrre una grande e variegata combinazione di suoni e di timbri come accade con l'orchestra, si può affermare che l'organista è riuscito a far ‘cantare ogni sorta di istromento'. L'interprete bolognese, grazie al suo ‘canto interiore', è stato capace di comunicare autentici pensieri musicali riuscendo altresì a coinvolgere il pubblico in un profondo respiro musicale, lo stesso rintracciabile nella musica di Marco Enrico Bossi.
Il concerto si è concluso con molti e ripetuti applausi decretando il meritato successo per Macinanti e per l'ottima iniziativa in Sala Bossi nella ‘Bologna città degli organi'.
Salvatore Dell'Atti
20/5/2025
|