La trimurti della musica classica
al Teatro Bellini di Catania
Quando si parla di Haydn, Mozart e Beethoven si parla di tre compositori che rimangono le pietre miliari della musica occidentale. La forma della sonata, della sinfonia e del concerto si affinano, rifiniscono e si definiscono attraverso le loro possenti creazioni e personalità per fissarsi in strutture che resteranno modelli insuperati di inventiva, elaborazione, equilibrio e metodo.
Il concerto proposto venerdì 10 novembre (con replica pomeridiana l'11) all'interno della stagione sinfonica e da camera programmata dal Teatro Massimo Bellini di Catania esibiva di Wolfgang Amadeus Mozart la Sinfonia n. 1 in mi bemolle maggiore K. 16, la Sinfonia concertante in si bemolle maggiore n. 105 per violino, violoncello, oboe e fagotto di Franz Joseph Haydn e la Sinfonia in do maggiore n. 1 op. 21 di Ludwig van Beethoven.
La Sinfonia n. 1 rappresenta l'esordio del grande salisburghese (la compose all'età di 8 anni) in tale genere musicale nel quale egli è ancora influenzato dalla formula dell'ouverture all'italiana in tre tempi, priva cioè del minuetto. Mentre la Sinfonia concertante n. 105 di Haydn, anch'essa in tre tempi, nella quale i quattro solisti dialogano in modo serrato con l'intera orchestra, offre certo una trama quanto mai complessa e articolata. In tale composizione si sono distinti quattro eccellenti strumentisti dell'orchestra del nostro teatro: Vito Imperato (violino), Vadim Pavlov (violoncello), Gaetano Lo Iacono (oboe) e Francesco Zanetti (fagotto) tutti e quattro forniti di un ottimo bagaglio tecnico e di una raffinata musicalità.
Il secondo tempo della performance ha visto l'esecuzione della Sinfonia n. 1 di Beethoven, verso la quale Carl Maria von Weber manifestava una grande venerazione, definendola con enfasi “un torrente di fuoco”. In verità in essa già si annidano tutti quei germi che cresceranno e si svilupperanno nelle successive otto, dando vita a quel monumento ciclopico che sono per l'appunto le 9 sinfonie!
La direzione del maestro Oleg Caetani è stata sicuramente all'altezza del magnifico programma, in quanto si è subito delineata lineare, corretta, equilibrata e ben articolata. Il suo gesto asciutto, sobrio ed essenziale riusciva a comunicare salda e solida sicurezza all'orchestra del nostro teatro che ha ottemperato con cura e meticolosa puntualità al suo compito interpretativo. Una resa fonica cristallina e una dinamica calibrata e misurata hanno reso quanto mai gradevole un'esecuzione di luminosa e raffinata attrattiva.
Giovanni Pasqualino
11/11/2017 La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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