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Andando verso i campi dei ciclopi

Rossobaffo è lo pseudonimo di Ugo Majani, medico chirurgo e scrittore siciliano che vanta già parecchie pubblicazioni al suo attivo, fra le quali vanno ricordate Un tratto dissestato di universo, L'attimo dell'imbalasamatore e Il buio che verrà (gli ultimi due sono stati anche presentati al Salone del Libro di Torino). L'ultimo romanzo da lui pubblicato nel mese di Aprile 2025 a cura della Algra Editore porta il titolo Andando verso i campi dei ciclopi.

Anche in questo sua ultima creazione l'autore è riuscito a far trasparire e comunicare al lettore il suo ricco, caleidoscopico, sfaccettato e parecchio complesso mondo interiore. La vicenda vede il giovane protagonista, che l'autore non cita mai per nome ma chiama Lui, proprietario di un veliero che è attraccato nel piccolo porto di Aci Trezza per apportarvi delle riparazioni che dureranno parecchi giorni, terminate le quali egli si accingerà a fare un lungo viaggio alle isole Eolie. Il veliero non è stato ancora sistemato quando Lui viene raggiunto dal foglio di chiamata alle armi e pertanto è obbligato a presentarsi nella vicina caserma-fortezza-prigione di Pizzipiturro. Qui incontra vari personaggi che, come in un gioco di specchi concavi e convessi, s'intersecano e interagiscono fra loro, dal giovane ufficiale medico Rossobaffo (che poi è anche lo pseudonimo usato dall'autore) al vicecomandante della guarnigione Neropàco a Viscido, Diavolo Zoppo, Ulli, tutti personaggi che perfino dai nomi rimandano più a caratteri generali che a singole individualità. In tale tipologia antropologica spicca l'unica presenza femminile del romanzo, cioè Sebastianella, donna tanto passionale e appassionata quanto instabile e umorale che coinvolge il protagonista in una fuga-viaggio andando verso orizzonti dilatati e spazi immensi di indipendenza e libertà lontani da conformismi, ostruzionismi e perbenismi di costrizione sociale: “…C'è uno spazio enorme, infinito per tutte le nostre possibilità. Uno spazio inabitato solo in apparenza, proprio come quest'universo. Ecco perché vi sembrerà strano, tutte le volte che sento di amare la vita, mi viene voglia di morire. Sono certo che il desiderio di sbarazzarci di noi stessi nasce dalla voglia che abbiamo di ritrovarci dopo, da qualche altra parte, in quel che si è stati o che avremmo potuto essere. Il suicida deve amare la vita. La vita, quella vera, intendo dire; non la misera rappresentazione che noi facciamo. Chi non ama la vita non può suicidarsi: è un idiota che si limita a spegnere un interruttore nell'insana illusione che ci sia solo il buio, dall'altra parte”.

Odio e amore, vita e morte, gioia e dolore, rudezza e dolcezza si alternano e si fondono nell'esposizione di Ugo Majani, creando una dialettica emotiva attraverso la quale vita pensata e vita vissuta si intrecciano ineluttabilmente. Lo stile dell'autore si presenta anche questa volta elaborato e parecchio articolato nei concetti ma fluido, scorrevole e assai coinvolgente nella sua discorsività narrativa, discorsività che mantiene sempre all'erta e desta l'attenzione del lettore. Il romanzo è presentato anche in una elegante e simpatica veste tipografica che ne accresce il suo valore artistico.

Giovanni Pasqualino

20/5/2025