Barcellona
Concerto da camera al Liceu
Anche se Iréne Theorin è una cantante molto amata dal pubblico di Barcellona, e anche se la stessa artista ringraziava per essere in tanti ad essere andati a sentirla, la verità è che il Liceu continua ad essere sempre un posto difficile per un concerto di canto da camera. Si vedevano dei vuoti notevoli anche se gli ammiratori del grande soprano svedese applaudivano ogni canzone e la ricevevano con grida di entusiasmo. Alla fine del concerto la direttrice artistica del Teatro non solo ringraziava la Theorin per avere accettato che una sua bellissima fotografia sia lo sfondo del cartello della prossima stagione ma, più importante, per avere cantato ugualmente appena ristabilitasi da un raffreddore. E questo spiegava non solo perché la Theorin ha fatto anche annunciare che non avrebbe eseguito l'ultimo numero del programma (‘In questa reggia' della Turandot pucciniana) ma anche qualche interrogativo sulla sua prestazione in generale.
Accompagnata dal molto corretto pianista Matti Hirvonen, la Theorin incominciava il suo concerto come pensava di concluderlo, con un'aria d'opera. Quella di sortita di Elisabeth nel Tannhauser di Wagner, che aveva cantato alla fine del suo primo e ben più interessante concerto di due anni orsono al Paraninfo dell'Università di Barcellona come particolare omaggio a Victoria de los Ángeles, nata in quella casa, e alla Fondazione che porta il nome del celebre soprano catalano. Qui la voce era più dura, più metallici gli acuti e con un leggero vibrato, benché i pianissimi fossero ottimi e sia molto difficile per una voce delle dimensioni di quella della Theorin ‘raccogliere' il suono. Invece il registro centrale suonava appannato e con dei suoni poco belli contrariamente ai bei gravi. Questo si poteva osservare particolarmente negli autori di Lied che erano in programma per la prima parte di un concerto davvero lungo (se si giudica dal punto di vista di oggi), e Schubert in particolare, ma anche Strauss, venivano cantanti bene ma con molta – troppa – distanza o indifferenza per le singole parole e non c'è da stupirsi se i migliori momenti siano stati quelli che potevano dirsi più ‘drammatici' e che qui diventavano chiaramente operistici – e parlo di Die junge Nonne e di Gretchen am Spinnrade e parzialmente di Der Tod und das Mädchen del primo degli autori nominati. Richard Strauss è un compositore più adatto alla Theorin, ma anche qui l'interesse aveva a che fare con la poca frequente Die Georgine o la celeberrima Zueignung che chiudeva la prima parte.
Nella seconda invece, tutto repertorio scandinavo, le cose andavano molto meglio. La lingua materna era di grande aiuto e dobbiamo ringraziare la signora Theorin di averci cantato autori poco noti qui quali Nystroem e Rangström, ma anche di avere interpretato davvero bene il ben più noto Sibelius (con anche un ‘hit' come Var det en dröm?). Va aggiunto che i testi erano anche molto più affini al modo naturale con cui la Theorin si esprime solitamente nel canto.
Per ringraziare offriva anche una bella versione del noto Jag älskar dig, ‘Ti amo', che si conosceva prima nella sua traduzione tedesca, Ich liebe dich di Grieg, seguito da una canzone popolare a voce sola che destava molta emozione.
Jorge Binaghi
18/3/2019
La foto del servizio è di Antonio Bofill.
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