RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


I Capuleti e i Montecchi

al Bellini di Catania

Non mi interessano le dietrologie, non mi curo delle premesse, non do alcun peso alle presunte, recondite motivazioni di una produzione artistica. Ciò che ho il dovere e il diritto di esaminare, analizzare e sviscerare come critico musicale e come reporter di spettacoli teatrali è il concreto prodotto artistico ultimato e presentato al pubblico. Se i cantanti di un'opera lirica sono raffreddati o per qualsivoglia altro motivo sono state realizzate poche prove d'orchestra non rientra e non deve rientrare nelle nostre conoscenze e perizie. Anche perché non si tratta di performances parrocchiali o di beneficenza offerte gratuitamente in sperduti teatrini di periferia, ma di performances a pagamento che hanno luogo in uno storico e prestigiosissimo teatro d'opera e pertanto hanno il dovere di trarre incisività e vigore da preparazione, organizzazione, competenza e alta professionalità, onde potere ottenere risultati adeguati.

La rappresentazione de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, andata in scena in prima serata (turno A) lunedì 27 ottobre 2014 ci pare non possegga tutti i requisiti per essere definita un'edizione eccellente della splendida partitura creata dall'Orfeo Jonico e presentata in prima assoluta l'11 marzo del 1830 alla Fenice di Venezia.

La regia di Ezio Donato ci è parsa alquanto incerta fra i rimandi simbolici al mito di Piramo e Tisbe di ascendenza assiro-babilonese ed una quercia che nel primo atto prima scendeva dal soffitto e poi risaliva verso l'alto. Per un attimo con l'apparizione dell'albero ci siamo sentiti catapultati in Norma ma la percezione della musica ci allontanava subito dal soggetto druidico per rituffarci subitaneamente a…Verona? Ma anche del sito topografico non siamo assolutamente certi visto una certa vaghezza atemporale di scene e costumi oscillanti fra Basso Medio Evo e Rinascimento.

La direzione di Fabrizio M. Carminati, solitamente accurata e precisa, risultava disomogenea, dagli attacchi talvolta incerti e poco attenti allo snodarsi delle varie linee vocali, ed era inoltre alquanto carente l'incedere del fraseggio tipicamento belliniano. Rosanna Savoia (Giulietta) non ci è sembrata a suo agio nel ruolo della giovane Capuleti, anzi ha mostrato talvolta, specie nella zona alta, qualche difficoltà nell'emissione, non riuscendo a coprire in modo adeguato le tante note acute previste dal suo ruolo. Elena Belfiore (Romeo) ha saputo muoversi in modo adeguato all'interno della tessitura affidata alla sua parte, mostrando tuttavia ampio disagio nel passaggio di registro e nella zona medio bassa. Più saldo e meglio strutturato il disegno vocale espresso da Maurizio Muscolino (Capellio) mentre Shalva Mukeria (Tebaldo) evidenziava palesi sgranature nel suo decorso vocale. Il coro del nostro teatro esternava una vocalità compatta e salda anche se spesso eccessiva, debordante e pesante.

Giovanni Pasqualino

29/10/2014

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.