L'amour est un oiseau rebelle
Il 18 luglio del 1880 il grande compositore russo Piotr Ilijc Ciaikovskij così si esprimeva a proposito dell'opera più famosa di Bizet: «Carmen è un capolavoro nella piena accezione del termine, cioè una delle rare creazioni che traducono gli sforzi di tutta un'epoca… Sono persuaso che entro dieci anni Carmen sarà l'opera più popolare del mondo». Gli fa eco qualche anno dopo Friedrich Nietzsche nel suo pamphlet Il caso Wagner. Un problema per amatori di musica: «Ho udito ieri – lo credereste? – per la ventesima volta il capolavoro di Bizet. Ancora una volta persistetti in un soave raccoglimento, ancora una volta non fuggii. Questa vittoria sulla mia impazienza mi sorprende. Come rende perfetti una tale opera! Nell'udirla si diventa noi stessi “un capolavoro”. – E realmente, ogni volta che ascoltavo la Carmen, mi sembrava di essere più filosofo, un miglior filosofo di quanto non fossi solito credere: ero diventato così longanime, così felice...». Parole non solo ben augurali ma anche profetiche quelle pronunciate dei due grandi uomini, visto che ancor oggi, dopo oltre un secolo e mezzo dal suo debutto, la mirabile opera resta fra le più rappresentate al mondo.
L'edizione realizzata al Teatro Antico di Taormina (cioè quella originale andata in scena all'Opéra Comique il 3 marzo 1875 con i recitativi parlati, non quella con i recitativi all'italiana, cioè accompagnati, così come vennero poi realizzati nella versione successiva di Ernest Guiraud) con le scene e la regia di Enrico Castiglione, ha appagato le aspettative del foltissimo pubblico convenuto il 15 luglio 2015 ed ha dissipato le nubi iniziali e forse le prevenute diffidenze verso la mise en scene di un dramma lirico denso di veementi contrasti umani e psicologici, certamente non facile da gestire e coordinare per quanto riguarda lo spazio teatrale, le disposizioni dei cantanti, dei figuranti, delle masse corali, dei vari movimenti scenici e dei balletti. Le sfaccettature psicologiche del personaggio eponimo venivano rese da una cangiante disposizione, realizzata ad ogni cambio atto, di massi squadrati, talvolta disposti in modo verticale, talaltra orizzontale, talaltra ancora in ordine sparso e alla fine a muraglia, quasi a rappresentare l'invalicabilità ed ineluttabilità di un destino coatto e senza via d'uscita. Castiglione non ha puntato solo a sviscerare i lati più sensuali, erotici e carnali del personaggio quanto il suo amore per la libertà. Carmen sceglie di volta in volta l'uomo da amare e sempre lei e solo lei decide come, quando e quanto stare con lui. È il prototipo della donna non sottomessa, indipendente, emancipata, padrona di se stessa, che non accetta compromessi. Nel libretto, poco prima di essere uccisa, scolpisce in un dittico il tratto precipuo della sua personalità: Jamais Carmen ne cédera,/Libre elle est née et libre elle morra.
L'originalità della lettura di Castiglione si è rivolta anche al personaggio di Don José dal quale ha fatto traboccare l'aspetto di cieca gelosia, di possesso assoluto nei confronti della donna amata, sentimenti che rivelano profondo egoismo e volontà di controllo totale sopra un altro essere umano. In ultima analisi egli rimane un sociopatico nel quale è assente il substrato del vero e struggente amore, che vuol dire comprensione dei motivi dell'altro, generoso perdono e cristiana misericordia. Notiamo che perfino il taglio delle luci ha fatto quasi da didascalia ed ha congruentemente ed efficacemente sottolineato le scelte estetiche, concettuali e ideologiche sopra notate.
I costumi di Sonia Cammarata puntavano nettamente sull'aspetto storico e folkloristico di una Spagna ottocentesca che veniva evocata con dei gialli e dei rossi molto vivaci e disegnati con grande cura e perizia. Da notare che i colori delle vesti di Carmen nel quarto atto, in nero e oro, richiamavano quelli di Escamillo, mentre i suggestivi abiti dei gitani, nei quali il rosso era preponderante, venivano arricchiti con balze e variegate rifiniture.
Le coreografie curate da Sarah Lanza riuscivano ad esaltare e potenziare l'intero spazio scenico, disegnando arabeschi di linee e colori che tratteggiavano e punteggiavano l'azione del dramma. Lo stesso corpo di ballo evidenziava coesione e coordinazione nelle sue apparizioni, rivelando una salda preparazione muscolare ed una buona padronanza tecnica nella definizione delle figure da determinare, quasi degli sbalzi di carattere scultoreo.
La conduzione di Myron Michailidis è stata tanto vivace quanto drammatica allo stesso tempo. Ci è parso che il direttore d'orchestra greco abbia colto appieno nell'opera quella dialettica fra eros e thanatos inscindibile e già annunciata nel Preludio, dove i tre temi che governano il brano, quello della corrida, quella del torero Escamillo e quello dell'ineluttabile destino, vengono mirabilmente enunciati, quasi prolessi alla dilacerante complessità e contraddittorietà degli elementi emotivi. La precisione degli attacchi, la conduzione delle parti, la discrezione nell'accompagnare i cantanti, la limpidezza della produzione dei suoni, l'amalgama brillante dei colori orchestrali e per finire la salda coordinazione dell'orchestra Sinfonica Taormina Opera Festival, hanno conferito alla sua interpretazione una prospettiva di esaltante freschezza ed al contempo di vibrante emotività. Da sottolineare anche l'ottima resa del Coro Lirico Siciliano, diretto con puntiglio e misura dal valente Francesco Costa, il quale sembra affinare sempre più le capacità espressive, dinamiche e agogiche della compagine da lui magistralmente diretta. Bene anche il Coro di Voci Bianche Progetto Suono diretto da Agnese Carruba.
Elena Maximova ha reso molto bene, sia da un punto di vista scenico che vocale, l'essenza della personalità di Carmen, disegnandone sì la sua grande sensualità e carica erotica ma accentuandone anche i tratti di donna libera ed emancipata, donna non succube e non sottomessa alla figura maschile. Sposando l'esegesi di Castiglione, il mezzosoprano lirico ha marcato l'impavida personalità di una donna che va incontro al proprio destino con tutto il coraggio, la forza, la veemenza e la caparbietà di un prode carattere fermo e deciso, mai piegato dalla viltà o dalla paura.
Il tenore sudamericano Giancarlo Monsalve ha sicuramente dominato la tessitura affidata alla sua interpretazione, lasciando purtroppo intravedere qualche piccola defaillance nella zona media e nel passaggio di registro, ma risalendo subito nel gradimento degli spettatori per la sua elevata musicalità e comunicatività fisica ed emotiva. Anche Michael Bachtadze si è rivelato un gagliardo Escamillo, dal tratto elegante e dalla brunitura vocale molto efficace anche se non potente e prepotente. Joanna Parisi ha definito tutta la dolcezza e la grazia di Micaëla, giovane perdutamente e vanamente innamorata di Josè, stagliandone a pieno l'anima con una commovente, rifinita e tenerissima esecuzione dell'aria Je dis que rien ne m'épouvante che ha davvero toccato il cuore degli spettatori. Articolate ed efficaci sono state le prove vocali offerte da Irene Molinari (Mercedes), Sarah Baratta (Frasquita), Federico Cavarzan (Dancairo), Giuseppe Di Stefano (Remendado) che assieme alla protagonista hanno dato vita nel secondo atto ad una mirabile esecuzione del Quintetto, arduo brano che mette bene in mostra la padronanza della tecnica polifonica da parte del grande Bizet. Ben calibrati anche gli interventi di Giovanni Di Mare (Moralese) e Gianluca Lentini (Zuniga).
Numerosissimo il pubblico intervenuto da tutta la Sicilia, nonostante l'ancora disastrosa condizione nella quale versa l'autostrada Catania Palermo. Presenti anche il Governatore delle Regione Sicilia Rosario Crocetta ed il sindaco di Taormina Eligio Giardina.
Giovanni Pasqualino
16/7/2015
Le foto del servizio sono di Domenick Giliberto.
|