RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Carmen

all'Arena di Verona

La 96ª Stagione Lirica all'Arena è stata inaugurata con una nuova produzione di Carmen, opera-comique di Georges Bizet, curata interamente da Hugo De Ana. Carmen è la seconda opera più rappresentata all'Arena con ben 250 recite nel corso di oltre un secolo di programmazione, e l'attesa per questo nuovo spettacolo era molto sentita poiché il regista ha lasciato valide testimonianze nel teatro all'aperto veronese.

Purtroppo la creazione di De Ana non ha entusiasmato, anzi ha in parte deluso, ci sono molte idee ma abbozzate e nel complesso ha forte impronta, pur non essendo infelice. Il regista, che come di consueto è autore anche di scene e costumi, sposta la vicenda nella Spagna degli anni '30, in un periodo di forte tensione culminata con la guerra civile e la successiva dittatura. Eppure, come De Ana racconta, in tal epoca le donne spagnole ebbero un breve momento di uguaglianza e diritti. Ecco che il personaggio di Carmen, una donna che lotta per affermare la propria libertà, il diritto di scelta e la parità, s'identifica in questo periodo storico come donna che acquista una nuova dimensione. Tutto questo non crea del nuovo, sono temi già affrontati in altre regie, e chi sia la gitana di Siviglia lo sappiamo da qualche tempo. Inoltre, poco chiaro è chi siano i repubblicani chi i franchisti, e quali siano le specifiche caratteristiche che contrappongono i personaggi. Durante il preludio del primo atto assistiamo a una fucilazione, dovrebbe essere Don Josè, l'opera si vede tutta in flash-back. E qui inizia il banale, il già visto e tutto quello che altri allestimenti (Zeffirelli prima versione) hanno già offerto.

La piazza di Siviglia è colma di gente e troviamo di tutto e di più, comparse, ballerini, attori, jeep, camionette militari. L'eleganza è garantita ma la noia la fa da padrona. Incomprensibile come anche De Ana sia caduto nel banale utilizzo del palcoscenico, in particolare atto II e III, una taverna ridotta al proscenio, come per la barriera doganale. Sempre troppo affollato il palcoscenico e cadute di gusto come i coriandoli sparati in aria all'entrata di Escamillo per la corrida. L'unico momento veramente ben realizzato è stato il IV atto, con le uniche proiezioni azzeccate che facevano diventare la gradinata dell'Arana quella dell'Arena di Siviglia dove si poneva il coro creando il vero effetto della grande struttura spagnola. Al centro il drammatico duetto dei protagonisti che potevano così trovare anche una tensione teatrale efficace. Costumi anonimi per i protagonisti, ben curati quelli tradizionali dei toreri. La scena non destava ammirazione particolare, scontata e troppo “affollata” di mobili e stoviglie. Le coreografie di Leda Lojodice passano inosservate.

Sul podio Francesco Ivan Ciampa, che debuttante all'Arena pagava lo scotto della poca dimestichezza con il grande spazio all'aperto. La sua concertazione è attenta e ricercata nel dettaglio, ed è un gran merito cercare una via interpretativa anche utilizzando la versione coni dialoghi musicati e avendo adoperato tagli eccessivi. Il direttore è anche un buon accompagnatore ma nel complesso la sua direzione è stata alterna, un Habanera eccessivamente lento, sfasature con il coro, i colori erano anche efficaci ma il ritmo non sempre incisivo. L'orchestra dell'Arena era in forma smagliante, per pulizia di suono e rigorosa professionalità. Il coro, istruito da Vito Lombardi, a parte qualche scivolone dovuto forse a poche prove, ha fornito una professionale esecuzione. Ottima la prova del coro di Voci Bianche A.Li.Ve. diretto da Paolo Facincani.

Protagonista era Anna Goryachova, una cantante che non seduce e non ha una chiara idea del personaggio. Dizione sommaria, voce anche notevole ma con emissione disordinata, poca consistenza nel centro e fraseggio insignificante. Non produce vistose falle ma non lascia traccia. Meglio il Don Josè di Brian Jagde, un tenore sicuro e preciso. Abbastanza ricercato nel fraseggio che utilizza attraverso un timbro lirico molto suggestivo. Bella la prova di Mariangela Sicilia, Micaela, che con voce pulita e molta musicalità traccia un personaggio efficace e di forte tratto drammaturgico. Ha pure il pregio di un canto vigoroso senza scadere nel patetico, anche se non tutti gli slanci nel settore acuto sono timbrati. Notevolmente fuori parte Alexander Vinogradov, un Escamillo che difetta in dizione, emissione e per nulla teatrale. Ben assortite le due coppie di contrabbandieri, la brillante Frasquita di Ruth Iniesta, la seducente Mercedes di Arina Alexeeva, assieme ai bravi Davide Fersini ed Enrico Casari, rispettivamente Dancario e Remendado. Molto riuscito il quintetto del II atto. Ruvido il Zuniga di Luca Dall'Amico, ben calibrato il Morales da parte Biagio Pizzuti.

Infine una nota di costume. L'opera è iniziata con mezz'ora di ritardo poiché la sovrintendente Cecilia Gasdia ha voluto rivolgere un saluto di benvenuto al pubblico e ricordare la figura di Tullio Serafin, nel cinquantesimo della morte, primo direttore del Festival nel 1913 e valete musicista del secolo scorso. È seguita la lettera, un po' superflua, del Presidente della Repubblica, replicata anche in lingua tedesca, che si scusava della non presenza per impegni istituzionali. E poi il posto vuoto con un mazzo di rose per ricordare il femminicidio. Fenomeno oggi molto sentito ma che non ha senso mettere in relazione all'opera di Bizet e neppure al romanzo di Mérimée. Tuttavia non si vuole criticare il gesto voluto dalla Fondazione Arena, ma se si voleva dare significato ed evidenza a ciò, si doveva fare in maniera più solenne e magari con un breve annuncio, non prima dell'opera durante l'entrata affrettata degli ultimi spettatori, con uno stormo di fotografi che negavano la visuale e anche per questo la maggior parte del pubblico non ha capito cosa stava accadendo.

Serata molto fredda con qualche goccia che ha ritardato l'inizio del II atto, ma al termine il pubblico ha tributato un caloroso successo a tutta la compagnia e staff registico.

Lukas Franceschini

29/6/2018

Le foto del servizio sono di Ennevi-Arena di Verona.