RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Vincenzo Costanzo

un giovane talento tenorile

Abbiamo intervistato per la nostra testata il giovane e promettente tenore Vincenzo Costanzo, che torna al Maggio Musicale Fiorentino il prossimo 8 giugno in Tosca sotto la guida del maestro Daniele Gatti, nella nuova produzione firmata per la regia da Massimo Popolizio.

Maestro Costanzo quali sono i compositori d'Opera che lei considera più congeniali e adeguati alla sua voce?

Ho avuto la fortuna di debuttare molto giovane, con uno dei più grandi compositori di sempre: Giuseppe Verdi. La prima opera che ho cantato in teatro è stata Macbeth al Carlo Felice di Genova. Negli anni Verdi è stato un compositore molto frequente nel mio repertorio e sempre ho trovato la sua scrittura particolarmente congeniale alle mie corde: nel susseguirsi delle stagioni ho avuto il piacere di interpretare ben dodici titoli verdiani. Nel 2013 ho poi debuttato nel ruolo di F.B Pinkerton e nel giro di 11 anni sono arrivato a cantare più di 300 recite interpretando questo ruolo. Puccini, soprattutto negli ultimi anni, mi ha regalato costanti emozioni con i suoi personaggi dove mi trovo perfettamente a mio agio. Ho avuto modo di cantare con grande soddisfazione anche opere di Cilea e Respighi.

Qual è stato il maestro di canto che è riuscito a comunicarle e infonderle più abilità tecniche e professionali?

Iniziando da giovanissimo, ho avuto l'opportunità di imparare da tanti maestri incontrati durante il mio cammino, ma il più grande maestro per me è stato, fin da subito e nel corso degli anni, il palcoscenico; lì ho capito davvero la giusta tecnica dell'emissione così da raggiungere una proiezione vocale capace di oltrepassare il suono dell'orchestra. Lavorando poi con grandi direttori come Myung-Whun Chung, Daniel Oren, Daniele Gatti, Michele Mariotti, Juraj Valcuha, Dan Ettinger, Donato Renzetti ed ora Daniele Gatti insieme a tanti altri, ho potuto apprendere da ognuno di questi illustri maestri il senso del recitar cantando.

Quali sono i tenori del passato che lei preferisce ascoltare e che soprattutto sono per lei punti di riferimento e modelli da emulare?

Essendo un tenore italiano nato a Napoli prediligo l'emissione schietta e solare, quindi i miei punti di riferimento sono da sempre Enrico Caruso, Mario Del Monaco, Aureliano Pertile, Franco Bonisolli, Mario Filippeschi, Gianfranco Cecchele, Nicola Martinucci, Daniele Barioni. Ci tengo che vengano citati tutti.

Quali sono i ruoli vocali che lei vorrebbe affrontare nel futuro e che pensa le darebbero grande soddisfazione anche emotiva?

Questa è una domanda che prende un ampio spettro di discussione e le spiego perché: amerei cantare, anche una solo volta nella vita, Nemorino o il Duca di Mantova e sono certo che con una voce più rotonda e scura uscirebbero sfumature interessanti; per questi ruoli però ad oggi sono richieste voci più leggere della mia. Su una visione a lungo termine per il mio futuro e dando ascolto ai miei sogni, tra i ruoli che desidererei un giorno debuttare non posso non citare Calaf in Turandot, Chénier in Andrea Chénier, Des Grieux in Manon Lescaut, Canio ne I Pagliacci, Otello di Verdi e Radamès in Aida, solo per citarne alcuni.

Come vede il rapporto di collaborazione fra cantante e direttore d'orchestra?

Il buon rapporto di collaborazione e ascolto tra direttore d'orchestra e cantante è fondamentale per la riuscita dello spettacolo. Se si riesce a trovare la giusta sinergia ed intesa il novanta per cento del lavoro è fatto. L'opera lirica negli anni ha avuto anch'essa fortunatamente un'evoluzione musicale. I grandi direttori richiedono un'altissima preparazione musicale e tecnica e quando riesci a dare loro ciò che richiedono, è lì che inizia la vera magia della musica.

Che ne pensa delle attuali regie d'opera e in particolare della tendenza a “modernizzare” le vicende narrate nel libretto e dalla musica?

Come artista e interprete ho il dovere di essere camaleontico e negli anni ho apprezzato tantissime regie moderne, purché abbiano sempre un corretto senso drammaturgico.

Giovanni Pasqualino

8/6/2024