RECENSIONI
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Santa Cecilia

Il congedo di Pappano

Per congedarsi dal suo pubblico, Antonio Pappano ha scelto i Vier letzte Lieder di Richard Strauss, estrema e dolorosa opera che il compositore, ormai prossimo alla morte, consegna alla posterità. Miracoloso è il poetico equilibrio sotteso a queste pagine, straordinaria la capacità di sintetizzare in un lavoro relativamente breve un'intera esistenza, con i suoi slanci panici e i tormentosi addii. Una musica condotta sul limitare del tempo, delineata in immagini fragili e costantemente mutevoli, come mutevole e instabile è la vita stessa. Opera del congedo, si è detto, ma anche della trascendenza e non è un caso che, a conclusione di Im Abendrot, ultimo Lied del ciclo, Strauss citi il tema di Tod und Verklärung. L'esuberanza giovanile si sposa idealmente alla pensosa senilità, in una meditazione talmente profonda da lasciare l'ascoltatore smarrito, incerto sull'orlo dell'abisso. Il compositore ci lascia con una domanda “Ist dies etwa der Tod?” (“E' questa forse la morte?”), che echeggia gli eterni interrogativi dell'esistenza. Pappano trae da queste pagine tutto il lirismo del quale è capace, coadiuvato da un'orchestra in gran forma. Carismatica Asmik Grigorian, misurata nella gestualità in concerto tanto quanto era stata esuberante durante le prove. Comunque sia una fuoriclasse non solo per le qualità vocali, ma anche e soprattutto per la capacità di aderire totalmente all'immaginario del compositore.

Apriva la serata una commissione dell'Accademia a Claudio Ambrosini, a ricordare che Pappano è sempre stato attento e sensibile alle esigenze della contemporaneità. Dosàna nova, il cui titolo deriva dalla denominazione veneziana della marea calante, è opera dalle peculiari sperimentazioni timbriche. La scrittura si innalza e si distende dissolvendosi in mille rivoli, allusivi del trascorrere del tempo e della sostanza fantasmatica e misteriosa della città lagunare. Ultimo brano in programma la colossale decima sinfonia di Šostakóvic, forse la più mahleriana fra le opere del compositore russo. Pappano, da grande interprete della mitteleuropa, innerva queste pagine di una profonda inquietudine. Opera controversa la Decima, lontana da qualsiasi retorica di regime e perciò poco gradita alla nomenclatura sovietica. Il primo movimento delinea vaste lande desolate, mentre i due scherzi centrali aprono il sipario su un mondo grottesco, demoniaco e perturbante. Il finale riassume le complessità di una partitura che alcuni, in maniera troppo semplicistica, hanno definito come mera denuncia della tirannia stalinista. La Decima è infatti opera del dubbio, esteticamente enigmatica nella costruzione formale e ambigua negli esiti programmatici. Esecuzione smagliante e di grande impatto emotivo. Ci mancherà Pappano, naturalmente per la maestria musicale ma anche per il carattere comunicativo, per l'umanità che ha sempre dimostrato nei confronti del suo pubblico.

Riccardo Cenci

16/4/2023

La foto del servizio è di Musacchio e Ianniello.