A Christmas Carol
al Teatro Sociale di Trento
“Tutti abbiamo la possibilità di migliorarci. Possiamo iniziare nuovamente da zero e cambiare in meglio. Non è mai troppo tardi per considerare le conseguenze derivanti dai nostri comportamenti. In fin dei conti potremmo tutti cercare di essere più generosi nei confronti del prossimo”. Questo in sintesi il messaggio più importante dell'opera A Christmas Carol del compositore inglese Iain Bell. La Stagione “OperA 20-21” dell'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, sottotitolata “Love and other cruelties”, prosegue la programmazione con un altro titolo contemporaneo, rappresentato in prima assoluta nel 2014 alla Houston Grand Opera, tratta dall'omonima novella di Charles Dickens, su libretto di Simon Callow. A Christmas Carol è una celebre novella natalizia dello scrittore anglosassone, la quale è una feroce critica alla società basata, in sintesi, sull'arricchimento di pochi a discapito di tanti. Dickens la scrisse nel 1843 raccontando la storia di un uomo d'affari avaro ed egoista, Ebenezer Scrooge. La storia si svolge la notte della viglia di Natale e narra l'inquietudine del protagonista. Infastidito da tutto e soprattutto dalla prossima festività, Scrooge individua tra la neve il volto del defunto socio in affari, una visione che gli desta turbamento. La notte sarà ancora più travagliata con la visita di tre spiriti che rappresentano il Natale passato, presente e futuro, questi porteranno Scrooge a pentirsi dei propri atti egoistici e suggerire un cambio interiore. Il protagonista, lasciando sorpresi tutti, decide di diventare un uomo diverso: una seria riflessione e l'imminenza del Natale faranno di lui un uomo nuovo che dà un altro valore alla sua vita. Non è mai troppo tardi sia per cambiare sia per iniziare una nuova esistenza.
Il musicista ha precisato nel programma di sala che questa non è la consueta novella natalizia ma contiene un messaggio molto più profondo: Scrooge è destinato alla dannazione, ma il destino gli offre una seconda e ultima possibilità, la quale è raccolta proprio nel periodo di Natale. Denominata One Singer Opera, poiché è interpretata da un solo cantante, è un'idea che Bell ebbe dopo la sua prima opera lirica, nella quale era impegnato un organico molto consistente, inoltre, drammaturgicamente si è rifatto alla prassi secondo la quale lo stesso Dickens durante la promozione del suo scritto era solito impersonare i diversi personaggi del racconto. Questa rappresentazione segna il debutto italiano di Iain Bell, il quale si definisce un “vecchio compositore” londinese che ama l'armonia audace portando l'ascoltatore verso inedite e inaspettate melodie. In tale ottica l'ispirazione è tratta da Claude Debussy, Alban Berg e Gyorgy Ligeti, ma è soprattutto l'influenza di Benjamin Britten, dal quale è ispirato per melodie forse violente ma che evocano oscurità e situazioni cupe, che caratterizzano i suoi spartiti. In quest'opera egli ha dovuto tenere in considerazione molteplici aspetti vocali oltre alla “resistenza” dell'unico cantante presente.
Il compositore in questo suo secondo spartito operistico, che sarebbe più corretto chiamare commedia in musica, accompagna prevalentemente il libretto con una musica cristallina, ponendo l'accento su timbri crudi alternati a una melodia molto rilevante: come già detto Britten ispira ma non è copiato, e l'orchestrazione è particolarmente forbita con soluzioni che ricordano più il classicismo che la modernità. Una musica che si ascolta con piacere e segna una vena artistica di assoluto talento. Il librettista Simon Callow sceglie un solo personaggio, il quale è trasformato in narratore e rasenta la figura del racconto d'appendice. Testo accuratissimo e ben sintetizzato nella drammaturgia del racconto.
Di grande livello la prova dell'Orchestra Haydn guidata dal giovanissimo James Southall, che esegue una lettura di forte impatto drammatico narrativo scavando nella non facile partitura, e rilevando attraverso tempi sostenuti e ritmo incalzante squarci sonori di grande effetto.
Straordinaria la prova del tenore Mark Le Brocq, il quale accomuna una recitazione da manuale con un canto forbito, equilibrando testo e musica attraverso la duttilità della sua arte vocale. Tali peculiarità hanno contribuito in modo efficace a rendere chiaro e di forte tensione il racconto di Dickens, anche in considerazione della tenuta vocale per due atti di circa quarantacinque minuti di assolo.
Lo spettacolo, che proveniva dalla Welsh National Opera, era realizzato da Polly Graham, la quale crea una drammaturgia emozionante in un ambiente unico, un po' astratto ma con evidenti riferimenti natalizi, calibrando una perfetta recitazione. Lei aggiunge un personaggio recitato, l'assistente del narratore, impersonato dalla bravissima Veronica Risatti. Nate Gibson, scenografo e costumista, ambienta la vicenda in pieno stile ottocentesco, tocco personale per la scena con tavolo mastodontico e pochi oggetti, elemento principale il libro che tiene sempre in mano il protagonista, realizzazione accuratissima per il costume in clima romanzo d'appendice. Non meno efficaci le luci di Ceri James che realizza un ambiente molto affascinante.
Il Teatro Sociale di Trento era molto affollato di pubblico, giovane e meno, cosa piuttosto rara per un'opera contemporanea in prima per l'Italia, ma il lavoro è piaciuto e ha convinto sia gli spettatori sia chi scrive. Applausi convinti, prolungati e meritati al termine.
Lukas Franceschini
8/12/2016
|