RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Crispino e la comare

dei fratelli Ricci

Il Festival di Martina Franca ha proposto fra le sue primizie il rarissimo melodramma fantastico-giocoso Crispino e la comare, composto dai fratelli Luigi e Federico Ricci su libretto di Francesco Maria Piave, rappresentato per la prima volta al Teatro San Benedetto di Venezia il 28 febbraio del 1850. La simpatica opera mancava dalle scene italiane dal 1989, quando venne prodotta dal Teatro Chiabrera di Savona nell'autunno 1989, di tale edizione la Bongiovanni realizzò pure un CD, pertanto quella realizzata dal Festival della Valleditria è la prima del XXI secolo.

Operisti minori dell'800, i fratelli Ricci non ebbero certo la genialità e la tempra di Rossini, Donizetti, Bellini e Verdi, ma certamente lasciarono una traccia grazie ad alcune partiture che si sono distinte per una qualche vivacità, sobrietà ed eleganza stilistica. Di tali loro limiti si erano accorti già alcuni intelligenti contemporanei fra cui spicca certo il letterato e librettista catanese Giacomo Sacchero, il quale in uno scritto dedicato proprio a Luigi Ricci sulla Strenna Teatrale Europea, Anno V del 1842 (cioè otto anni prima del Crispino), così annota: «Si può essere benissimo gloria vera senza essere gloria gigante. – Le nostre glorie giganti irradiano della loro luce il nostro secolo, egli è vero; ma se taluno si addimandasse oggimai quali sieno segnatamente tali glorie, noi risponderemo col Poeta del Cinque Maggio :…ai posteri l'ardua sentenza. Per noi, chi con lo studio e con l'ingegno si è applicato al bene delle arti, ed ha sparso di una allegrezza le miserie della vita, ed ha rivelate allo spirito umano nuove gioie, ed ha confortato i cuori insofferenti d'ozioso letargo di alte speranze, od ispirato l'ilarità nelle anime meste; per noi la generosa operosità di tale ingegno è gloria vera. E gloria vera è per noi Luigi Ricci. Egli ha arricchita la patria eredità musicale di preziosi capolavori».

Del grande pescarese e del cigno bergamasco certo si avvertono qui e là, nel corso della partitura, certi piccoli “avanzi”, “ritagli”, o “residui”, che dir si voglia, di opere come Il barbiere di Siviglia o L'elisir d'amore, ma nel complesso il delizioso cammeo si rivela un gradevole e spigliato prodotto della scuola napoletana ed in particolare della tradizione dell'opera buffa.

La trama è abbastanza semplice. Un ciabattino sommerso dai debiti decide di farla finita e va per gettarsi in un pozzo quando una misteriosa signora tenda di dissuaderlo dal suo gesto, proponendogli anche un cambiamento di stato facendolo diventare un dottore-veggente. Ogni volta che sarà chiamato al capezzale di un malato, se vedrà lei stessa vorrà dire che il paziente passerà a miglior vita, in caso contrario il paziente guarirà. L'acquisto dei poteri ed il conseguente benessere economico inorgogliscono Crispino al punto che in un eccesso d'ira e d'arroganza tratterà male prima la moglie Annetta e poco dopo la stessa misteriosa “comare”, che si rivelerà essere la morte. Quest'ultima lo ammonisce per la sua superbia e gli comunica anche che la sua ultima ora è arrivata. Crispino chiede la grazia di vedere per l'ultima volta moglie e figli. La morte lo accontenta e impietosita del suo reale pentimento lo lascerà in vita.

La regia di Alessandro Talevi è riuscita a creare una significativa sinergia fra palcoscenico e golfo mistico, riuscendo anche a ben inserire elementi di modernità che non disturbavano certo l'azione drammatica, anzi la esaltavano e la ingentilivano. Così come potenziavano l'azione le colorate e caleidoscopiche scene di Ruth Sutcliffe, i festosi costumi di Manuel Pedretti e le fantasmagoriche luci di Giuseppe Calabrò.

L'Orchestra Internazionale d'Italia è stata diretta con garbo, disinvoltura e scioltezza da Jader Bignamini che ha saputo imprimere la giusta ed equilibrata dinamicità alla sfavillante partitura. Buona anche la prova offerta dal Coro del Teatro Petruzzelli di Bari preparato da Franco Sebastiani.

Stefania Bonfadelli ha dipinto in modo magistrale il personaggio di Annetta, rendendolo efficace sia da un punto di vista vocale che drammaturgico. Domenico Colaianni si è anche lui compenetrato agevolmente nel personaggio di Crispino, delineandone con garbo la narcisistica personalità ed una vocalità agile e sinuosa. Romina Boscolo ha ben delineato i tratti della Comare, avvalendosi anche di una solida e salda voce di mezzo-soprano. Fabrizio Paesano ha messo in campo una pregevole voce da tenore leggero, che dovrebbe però definire meglio i contorni delle sonorità, evitando qua e là piccole sgranature foniche. Alessandro Spina (Mirabolano), Carmine Monaco (Asdrubale), Lucia Conte (Lisetta) e Francesco Castoro (Bortolo) hanno contribuito non poco alla riuscita dell'intero spettacolo.

Giovanni Pasqualino

2/8/2013

Le foto del servizio sono di Laera.