Dall'Italia alla Russia
un viaggio nella musica
Da sinistra: Enrico Castiglione, Gonca Dogan e Ruben Micieli.
Si è inaugurata l'11 dicembre a Catania presso la Chiesa Badia di Sant'Agata la rassegna natalizia Happy Christmas from Catania organizzata da Enrico Castiglione, che prevede una serie di concerti, offerti a titolo gratuito alla cittadinanza, nei quali le più classiche arie e canzoni natalizie si affiancheranno a brani sinfonici e ad arie d'opera, prevedendo anche un suggestivo concerto per organo il 18 dicembre, che vedrà la partecipazione di Silvano Frontalini. Gli appuntamenti, oltre a quello già svoltosi, sono cinque, e precisamente il 12 dicembre alle 20 con i soprani Angela Curiale e Carla Basile, il mezzosoprano Roberta Celano, il violinista Antonino Capizzi e il pianista Giovanni Raddino; il 15 dicembre alle 17,30 con il soprano Gonca Dogan, il tenore Filippo Micale e l'Orchestra da Camera Vincenzo Bellini diretta da Pier Paolo Maccarrone; il 18 dicembre alle 20 col già citato Silvano Frontalini; il 21 dicembre alle 20 con il soprano Aurora Tirotta e il mezzosoprano Sonia Fortunato, accompagnati al pianoforte da Stefano Sanfilippo; il 20 dicembre alle 20 col mezzosoprano Maria Ratkova e il baritono Giovanni Di Mare insieme a I virtuosi di Palermo; e infine il concerto conclusivo del 22 dicembre alle 17,30, col soprano Bing Bing Wang, che canterà celebri arie d'opera e tradizionali canzoni natalizie.
La serata inaugurale dell'11 dicembre ha visto il soprano Gonca Dogan esibirsi in un programma di vasto respiro che abbracciava buona parte del panorama musicale europeo, spaziando da Beethoven a Rossini e Bellini, da Rachmaninov a Ravel, da Donizetti a Dvorak, da Verdi a Gounod, senza trascurare la classica Stille Nacht di Franz Gruber, divenuta ormai simbolo e fil rouge delle feste natalizie. La cantante turca, già nota al pubblico per la sua voce dal timbro caldo e suadente e per la sua eccellente tecnica, ha creato stavolta un programma dove nulla era lasciato al caso, visto che ogni brano era non solo opera di un grande musicista, ma richiedeva un impegno sempre continuo e diverso, un adattarsi della voce ai diversi stili, la capacità di pronunciare e comprendere diverse lingue, tra le quali il russo e l'yiddish, e di passare dalle raffinatezze del bel canto all'accesa passionalità verdiana, fino al soffuso lirismo di Dvorak e alle suggestioni orientaleggianti di Ravel. La serata si è aperta con Ich liebe dich di Beethoven, proseguendo con La promessa di Rossini, La ricordanza di Bellini, Zdes'Khorosho di Rachamaninov, Pace non trovo, Sonetto del Petrarci n.104 di Liszt, Kaddish, Mèlodies Hébraïques di Ravel, Piangete voi?... Al dolce guidami da Anna Bolena di Donizetti, Morrò, ma prima in grazia da Un ballo in maschera di Verdi, e ancora con La canzone della luna da Rusalka di Dvorak, splendore lunare nordico subito seguito dalla notte mediterranea di Casta Diva da Norma di Bellini, per finire con Stille Nacht di Gruber, Minuit Chrètiens di Adam e Repentir, o divine Redeemer di Gounod.
Non ripeteremo qui quanto già più e più volte detto sulla vocalità di Gonca Dogan, un soprano lirico-drammatico del quale fortunatamente si è negli ultimi tempi accorto anche il Bellini di Catania, che le ha affidato la parte principale nella Messa dell'Incoronazione di Mozart: cantante di rara musicalità, capace di cimentarsi con esiti lusinghieri nei più vari stili di canto, e il programma del concerto è stato quasi un ideale excursus sulle sue ampie possibilità tecniche, ha trovato ancora una volta il suo punto di forza nell'estrema eleganza del fraseggio, nell'intonazione sempre precisa e controllata, nella fedeltà al dettato musicale, e soprattutto in quelle mezzevoci ormai così rare a sentirsi nel panorama lirico. In particolare, il programma di ieri sera ha evidenziato, da un punto di vista strettamente linguistico, che il soprano turco riesce a muoversi con professionalità e padronanza in idiomi non solo molto differenti tra loro, ma anche raro bagaglio di artisti ben più blasonati: se in italiano ha mostrato, oltre a una dizione ottima, una pulizia e correttezza di pronunzia che migliora sempre più, altrettanto può dirsi del suo tedesco e del suo francese, come anche del suo russo, tutte lingue cantate in maniera impeccabile, e con una partecipazione che ne attestava la reale conoscenza e non solo il meccanico apprendimento.
Anche in questo concerto la Dogan era coadiuvata dal giovane pianista Ruben Micieli, reduce dal suo debutto al Teatro Municipale di Piacenza: accompagnatore ideale, in grado di dar significato a ogni nota, attento alle esigenze vocali e mai soverchiante, il brillante musicista ha offerto al pubblico un brano insolito ma davvero interessante: il Rondò alla turca di Mozart nella versione di Fazil Say, un pianista turco che è riuscito a trasformare questo classico della musica in un pezzo jazz contaminato di ragtime, che Micieli ha eseguito con esuberanza e padronanza tecnica, dando al contempo prova di possedere uno swing che nessuno si sarebbe mai aspettato in un pianista abituato a eseguire musica “tradizionale”.
Ai calorosi ed entusiasti applausi del pubblico, i due artisti hanno offerto un pregevole encore: Vissi d'arte dalla Tosca di Puccini, completando così il percorso ideale del concerto.
Giuliana Cutore
12/12/2019
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