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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Al Massimo di Catania un concerto sinfonico diretto da William Lacey

Da sinistra: William Lacey e Calogero Palermo.

Il concerto sinfonico di sabato 27 aprile (con replica domenica 28) al Teatro Massimo Bellini di Catania ha esibito una primizia del giovane compositore torinese Gianluca Cascioli, il concerto n. 3 in fa minore per clarinetto e orchestra di Louis Spohr e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 di Johannes Brahms.

La partitura Trasfigurazione per orchestra, con la quale il trenquattrenne Cascioli ha vinto il Primo Premio assoluto al Primo Concorso Nazionale di Composizione “Francesco Agnello”, svoltosi a Roma pochi anni addietro, ha rivelato notevole inventiva ed originalità creativa, unita ad una sicura padronanza dei mezzi espressivi e del materiale sonoro. La composizione manifestava notevoli doti nella scrittura orchestrale e nella manipolazione dei timbri strumentali, pur se con qualche indecisione strutturale e stilistica che sembrava oscillare fra il politonalismo puntillistico ed un parziale contrappuntismo dodecafonico.

Dopo tale immersione nelle sonorità moderne e contemporanee, il concerto è rientrato nell'alveo delle rassicuranti e consuete sonorità tonali, proponendo il carezzevole concerto per clarinetto n. 3 in fa minore di Louis Spohr, un'opera che si colloca decisamente fra il classicismo di fine settecento e l'incipiente temperie romantica. Solista è stato il bravissimo Calogero Palermo, che con la sua tecnica sicura e la sua spiccata musicalità ha saputo tirare fuori dal suo clarinetto calore timbrico e suadente lusso melodico.

Con la possente Sinfonia n. 4 in mi minore di Brahms si è conclusa la brillante performance dell'orchestra del nostro teatro, che sembra in questi ultimi tempi vedere in notevole crescita le sue qualità esecutive, specialmente nel repertorio tardoromantico.

William Lacey ha diretto con un'eleganza, con una finezza ed una compitezza da vero Lord inglese, mai forzando i tempi, mai esagerando la dinamica, mai esagitando o innervosendo la sua impeccabile gestualità, tanto limpida e precisa quanto lieve e aristocratica. Una conduzione, la sua, che riusciva a cogliere i più nascosti e reconditi meandri dell'intenzionalità emotiva dei compositori ed a svelarne sonoramente e coloristicamente i messaggi, le allusioni e talvolta forse anche i significati.

Giovanni Pasqualino

28/4/2013

La foto del servizio è di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania.