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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Firenze

Concerto Simeoni-D'Elia

L'ultima manifestazione (speriamo per il momento) della purtroppo interrotta programmazione del Maggio Fiorentino presso il piccolo quanto bello Teatro Goldoni era un concerto che in origine era stato fissato per il mese di maggio, e annullato per il lockdown (non scrivo primo per scaramanzia, ma lo penso). Invece adesso, anche se all'ultima ora e con la notizia della chiusura arrivata prima della fine, finalmente si è tenuto.

E meno male perché non si trattava solo di presentare un cd prodotto dalla casa Maggio Live, ma anche, se non sbaglio, del primo disco commerciale in anni di musica da camera vocale interpretato da due artisti italiani, una buona parte del quale si ascoltava in questo recital che però comprendeva anche tre arie d'opera.

Il mezzosoprano Veronica Simeoni si è fatto un nome nel mondo dell'opera ma ama anche altri aspetti della musica vocale classica e la sua padronanza del francese era garanzia di una resa adeguata delle melodie scelte, ma credo anche sia stata la prima incisione commerciale di Michele D'Elia che, come risulta anche dalle sue prestazioni dal vivo, si dimostra accompagnatore (brutta parola in questo caso o almeno insufficiente) di grandissima classe e senso dello stile.

Per le persone che non riescono a superare il trauma che sembra provocare un recital di questo tipo senza qualcosa di opera (in Italia sono tantissime) ci sono state l'aria con cui inizia l'atto secondo di Sansone e Dalila di Saint-Saëns (che figurava ultima nel programma), la grande scena di Didone ne I Troiani e la famosa romanza di Margherita da La dannazione di Fausto di Berlioz, presentate tutt'e tre (così diverse fra di loro) in modo a dir poco esemplare. Prima delle arie di Berlioz si ascoltavano tre melodie di Reynaldo Hahn e tre numeri da Les nuits d'été che non temevano i raffronti con interpretazioni illustri dal vivo o in disco.

D'Elia eseguiva la versione per pianoforte della nota ‘Meditazióne' della Thais di Massenet fra le arie di Berlioz.

Il programma continuava (senza intervalo e con l'intervento di alcuni critici, tra i quali il notissimo Elvio Giudici che illustravano autori e composizioni) con la prima audizione dal vivo di tre schizzi lirici per canto e pianoforte su testi di rinomati poeti francesi (1992) composti da Federico Biscione (che presentava anche la serata e spiegave questa sua opera) e con la canzone di Donizetti Voix d'espoir, da cui prende titolo il nuovo cd, e oggi sembra di buon augurio, che è poi la melodia che l'autore ci teneva tanto a inserire per il protagonista del suo Elisir e diventata così, sotto la forma di ‘Una furtiva lagrima', una delle arie più celebri di tutto il repertorio lirico.

Per corrispondere agli applausi di un pubblico non troppo numeroso per le ovvie limitazioni della capienza del teatro ma sí molto partecipe e attento (nè tossi nè cellulari, qualcosa di buono ha portato questa pandemia), entrambi gli interpreti ci regalavano un'interpretazione molto commovente (la Simeoni non tratteneva le lacrime) del Lied di Mahler ‘Ich bin der Welt abhanden gekommen', unica eccezione linguistica, dedicato alla memoria di Luca Targetti, tutta una personalità nel mondo lirico italiano tra le prime vittime del virus.

Jorge Binaghi

10/11/2020