RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Il pianista Ivan Krpan

si esibisce al Teatro Bellini di Catania

Domenica 1 dicembre si è esibito per la prima volta al Teatro Bellini di Catania il giovane pianista Ivan Krpan, sicura promessa del concertismo internazionale. Nato a Zagabria nel 1997, ha studiato pianoforte all'Accademia musicale delle sua città con Ruben Dalibaltayan e ha anche vinto prestigiosi premi fra i quali vanno ricordati il secondo posto al concorso pianistico internazionale del Danubio a Ulm nel 2014 e il premio annuale “Ivo Vuljevic”, messo a concorso dalle Jeunesses Musicales Croatia per il miglior giovane musicista croato, nel 2015. L'anno successivo ha ottenuto il terzo posto al X concorso internazionale per giovani pianisti “Fryderyk Chopin” di Mosca e l'Orchestra Filarmonica di Zagabria lo ha insignito del premio come Giovane Musicista dell'anno. Nel 2017, conseguendo la vittoria al prestigiosissimo Concorso Pianistico Internazionale “Ferruccio Busoni”, ha ottenuto di fatto la sua convalida a pianista di caratura internazionale.

Già dalla locandina, nella quale veniva esibito il programma della serata, si poteva evincere l'esigenza di presentare al pubblico un percorso strumentale intelligente e razionale il cui filo conduttore era l'espletazione del variegato mondo interiore e della complessa psicologia umana di due grandi musicisti della storia della musica, non tralasciando di eviscerarne la molla creativa che muoveva non solo le loro poetiche creative ma anche il ductus del loro modus operandi compositivo.

A tal fine il giovane concertista ha offerto nel primo tempo Tre intermezzi per pianoforte op. 117 (Andante moderato, Andante non troppo e con molta espressione e Andante con moto) di Johannes Brahms e da Harmonies poètiques et religieuses III, S 173 di Franz Liszt il n. 9, Andante lagrimoso, e il n. 7, Funérailles. Nella seconda parte invece ha suonato, sempre di Brahms, Sedici variazioni su un tema tratto dai Bunte Blätter, op. 99 di Robert Schumann, op. 9, e di Franz Liszt, da Harmonies poétiques et religieuses III , S 173 n. 3, Bénédiction de Dieu dans la solitude.

Ivan Krpan ha subito manifestato le qualità di pianista di grande razza, innanzitutto per la sua forte capacità di concentrazione e ancor più per la sua efficace e profonda penetrazione fisiologica ed emotiva dei brani eseguiti. La rara capacità di ri-creare lo status celebrale e umano dei compositori e farlo riaffiorare nelle loro stesse opere fino a farlo sbalzare di nuovo dal loro decorso sonoro e pertanto farlo rivivere ed attualizzarlo, è cosa che senza dubbio distingue un grande interprete da un routinier e il giovane croato respira l'aria pura delle alte vette, l'aria di coloro i quali sono destinati a respirare con ampi e pieni polmoni.

Le nuances di sonorità che ha saputo mettere in campo sono state praticamente tutte quelle umanamente praticabili dal pianissimo (pp) al piano al mezzo-piano al poco forte al mezzo-forte al forte al fortissimo (ff), passando dall'una all'altra senza scatti e con un'assoluta nonchalance tipica dei più valenti, prestanti e maturi esponenti dell'attuale concertismo internazionale, senza mai alcuna esitazione, senza un piccolo cedimento, senza mai una minima incertezza. Ogni accordo veniva adagiato sulla tastiera mai addensato o impacchettato, ma sempre terso e nitido al punto tale che di esso si riusciva a percepire chiara ogni nota che lo componeva. La sua tecnica potente ed efficace non veniva mai affidata all'esibizionismo fisico e muscolare, ma rimaneva sempre sottomessa e sempre asservita alla più alta e partecipata espressione emotiva e spirituale. Ogni suono veniva sempre proposto in tutta la sua sferica, densa e piena significazione fonica. Pertanto, sotto le mani dell'eccezionale pianista croato i tasti venivano scavati e pressati sempre in modo morbido, cedevole, flessuoso e vellutato mai una singola nota è stata “pestata”. Le sue scale si sono evidenziate di un'uguaglianza di tocco esaltante, così come altrettanto puri e cristallini risultavano gli arpeggi, le ottave, gli abbellimenti, le doppie terze, le doppie seste, e perfino le sue note ribattute risultavano sempre morbide, flessuose e avvolgenti. A tutte queste mirabolanti doti interpretative Ivan Krpan ha aggiunto un uso quanto mai sobrio, intelligente e allo stesso tempo penetrante del pedale di risonanza attraverso il quale riusciva ancor più a dilatare la sua già vasta gamma di colori sonori.

La grande versatilità, musicalità e professionalità del pianista è stata davvero osannata e calorosamente celebrata dal purtroppo non foltissimo pubblico presente in sala. Stavolta chi è mancato ha perso sicuramente una magnifica occasione per ascoltare un musicista di altissimo rango… peggio per gli assenti! A tale entusiasmo Krpan ha risposto con tre encores: il Preludio n. 15 (La goccia) di Fryderyk Chopin, un Notturno del compositore croato Blagose Bersa e un Intermezzo (Andante non troppo e con molta espressione) dall'op. 117 di Brahms.

Giovanni Pasqualino

2/12/2019

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.