Elio Boncompagni dirige Mozart e Beethoven
al Teatro Bellini di Catania
Venerdì 24 maggio (con replica il 25) ha avuto luogo presso il Teatro Massimo Bellini di Catania un raffinato concerto che ha visto protagonista il maestro Elio Boncompagni quale conduttore di un programma che esibiva nella prima parte le Vesperae solennes de confessore in do maggiore per soli, coro e orchestra K. 339 di Wolfgang Amadeus Mozart e nella seconda parte la Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Ludwig van Beethoven.
Vesperae solennes de confessore, scritta nel 1780, frutto della religiosità mozartiana, nata e sviluppata in un ambiente austero, tranquillo e sereno come quello salisburghese ma frutto di una vera e propria commistione fra lo stile alto del contrappunto, inteso nella sua piena accezione tecnica, e lo stile galante tipico del rococò, si muove all'interno di una dialettica non sempre equilibrata della due rispettive tendenze. La scrittura contrappuntistica delle parti vocali (sia quelle collettive che solistiche) di fatto si disloca fra le maglie di una tipologia d' imitazione dove gli interventi dei cantanti non si discostano di molto dalla tradizione misurata ed equilibrata propria del mottetto concertato.
Momento più elevato e liricamente significativo di tutta la partitura si staglia il suggestivo «Laudate Dominum», un'aria per soprano che riesce dolcemente e delicatamente a delineare, come un sinuoso e flessuoso arabesco, il proprio arco lirico che si sviluppa su un ondeggiante e soffice accompagnamento di sestine. In tale brano la magnifica voce di Silvia Dalla Benetta si stagliava e distendeva in modo quanto mai ieratico, dolce e suadente, riuscendo a creare e trasportare verso uno stato di quasi celeste beatitudine ultraterrena l'intero uditorio (ottimi i suoi filati e i suoi trilli). Significative e dense anche le prestazioni di Rachele Raggiotti (contralto), Klodjan Kaçani (tenore) e Sinan Yan (basso). Il coro preparato con cura dal maestro Luigi Petrozziello ho fornito una performance abbastanza efficace ed efficiente.
La celeberrima e celebrata Sinfonia n. 5 è stata studiata e sviscerata da centinaia di interpreti e musicologi, quasi tutti concordi nel sottolineare, risalendo alle stesse parole del compositore: «Così il destino bussa alle porte», come egli intendesse per l'appunto comunicarci specialmente con il primo movimento la sua concezione riguardo quel grande potere esterno all'uomo ma sempre incombente, che lui definiva Fato. Dalle quattro decise e irruenti note inziali scaturirà tutto il magma sonoro della partitura. Scriveva a tal proposito nel 1808 il grande romanziere e musicista anch'egli Ernst Theodor Amadeus Hoffmann: «Nulla è più semplice del motivo sul quale il maestro ha imperniato il suo Allegro, però notiamo stupiti come egli abbia predisposto tutti i temi secondari, tutti gli episodi, così che, per mezzo della loro connessione ritmica con il disegno iniziale, danno risalto al carattere dell'intero movimento. Di tutto ciò la prima frase era soltanto il nudo accenno».
Di tale indiscusso capolavoro della storia della musica occidentale l'orchestra del nostro teatro, sotto la guida oculata e sagace del maestro Boncompagni, ha dato una lettura turgida ed eroica non tralasciando di cesellare i momenti più sereni e contemplativi con accorata e partecipata sensibilità emotiva. Il folto pubblico intervenuto al concerto ha tributato calorosi applausi ed entusiastiche ovazioni.
Giovanni Pasqualino
25/5/2019
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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