RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Martina Franca

Il canto degli ulivi

Come è solito fare ogni anno il Festival della Valle d'Itria non si è limitato a recuperare titoli (quasi) sconosciuti ma realizzava tantissime altre attività, fra le quali i concerti in masseria. Tra i diversi che si succedevano (Meade, Pizzolato, ecc.) ho potuto vedere quello di Veronica Simeoni accompagnata da Vincenzo Rana, padre della famosa Beatrice e anch'esso ovviamente di un altissimo livello che dimostrava nell'esecuzione a solo dell'Andante dei Cinque pezzi per pianoforte di Richard Strauss, ma pure accompagnatore di grande classe dell'eccellente mezzosoprano, che non solo viene riconosciuta quale cantante d'opera ma anche come recitalista a tutto tondo. Con la fantastica collaborazione di una musicologa che introduceva brevemente autori e brani si ascoltavano, dal repertorio lirico francese, la grande aria dell' Alceste di Gluck, della Didone de Les troyens di Berlioz, e la grande scena finale del suicidio della protagonista di Sapho di Gounod, in tutti i quali la padronanza di stile, tecnica, parola, accento, dizione, e non ultimo il canto vero e proprio facevano lamentare ancora una volta che non le si offrano, dentro e fuori dall'Italia, altri titoli francesi (a parte Carmen, e un po' meno Werther, e meno ancora La damnation de Faust). Nella seconda parte (senza pausa) ci facevano sentire i noti e meravigliosi Lieder Morgen e Zueignung del menzionato Strauss con buona dizione tedesca e adeguata espressività, e tre grandissimi di Mahler Das irdische Leben, Urlicht e Ich bin der Welt abhanden gekommen di notevole voltaggio come conclusione di un programma dedicato alla solitudine e alla morte nella musica vocale.

Il pubblico seguiva con interesse infrequente ed applaudiva con calore tutto, ma in particolare - dopo un lungo ed impressionante silenzio - alla fine dell'ultima canzone di Mahler che diventava una vera e propria ovazione quando l'artista si scusava di non offrire altri numeri perché, diceva testualmente, impossibile continuare dopo un titolo così profondo. Bravissima.

Jorge Binaghi

9/8/2021

La foto del servizio è di Paolo Conserva.