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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

Il concorso di canto Viñas inaugurato da Cedolins e Del Monaco

Il concorso Tenor Viñas è arrivato alla sua 55esima edizione nuovamente con più di cinquecento candidati. Prima delle eliminatorie, del concerto dei finalisti che decide la graduatoria e il concerto di chiusura con solo i laureati (questi due ultimi in ‘streaming' sulla web del Liceu) c'è stato, come di solito, un'inaugurazione al bellissimo Saló de Cent del Comune di Barcellona dove, folto publico a parte, si potevano vedere autorità, membri della giuria, tutti per ascoltare le due parti di cui tradizionalmente si compone l'atto.

La prima è il pregón (proclama) affidato in quest'opportunità al prestigioso regista Giancarlo Del Monaco, figlio del famoso Mario, che segnalava, attraverso aneddoti e commenti di suo padre e dalla sua propia esperienza in teatro, il problema della perdita delle radici nel canto italiano e anche nella messinscena delle opere, l'interruzione del vincolo tra i giovani e le generazioni precedenti, e il bisogno assoluto e irrinunciabile della padronanza della tecnica per gestire tutte le fasi di una carriera (soprattutto se la si vuole lunga, di almeno trent'anni) e in particolare per arrivare in forma all'ultima parte dove non si può in modo alcuno contare sulle forze fisiche o le doti naturali.

La seconda parte è sempre un concerto di canto di un artista di prestigio. Questa era la volta del soprano Fiorenza Cedolins accompagnata al pianoforte, e in modo notevole, come la stessa cantante ha fatto notare più volte condividendo con lui gli applausi, da Marco Evangelisti., Il programma, ricco, lungo e in un ordine non cronologico ma in squisita alternanza di canzoni e arie, presentava brani di Puccini, Bellini, Verdi, Massenet, Richard Strauss, Cilea, Fauré e Mascagni, che consentivano alla Cedolins di dimostrare la padronanza delle tre lingue, anche se, ovviamente, l'articolazione e dizione più immacolata e miracolosa – non si perdeva una sola sillaba – era quella della madrelingua. Si ascoltavano, in quest'ordine, Un bel dì vedremo, ricordo dovuto al suo trionfale debutto al Liceu, Il fervido desire, arietta di Bellini che consentiva di ricordare che è stata anche una brava belcantista, In quelle trine morbide (un altro dei suoi grandi ruoli), Dolente Immagine (ancora Bellini), che con la sua insistenza nel registro medio-grave preparava il momento più ‘eccitante' del recital, perché si trattava di una prima volta assoluta, O don fatale, a dimostrazione che le tessiture di Elisabetta – di cui è stata ed è interprete di riferimento – ed Eboli sono molto vicine: sfida risolta con grande successo, anche per l'espeessività. Dopo una breve pausa seguivano Vaga luna (ancora Bellini), la grande aria di Salome della Hérodiade di Massenet, e peccato la si senta così poco, ma certo va cantata così e quindi non c'è da stupirsi, Morgen di Richard Strauss, dove i suoni filati, finora eccellenti, sono diventati di una trasparenza cristallina straordinaria, Poveri fiori – la sua Adriana non ha bisogno di ulteriori commenti, ma pure qui i piani, oltre che brillanti, esprimevano una tristezza e dolore infiniti che hanno avuto adeguata conclusione nei drammatici versi finali –, Après un rêve, un Fauré incantevole e per niente facile e che illuminava un altro modo valido di cantare questa pagine senza dimenticare i grandi riferimenti francesi e quello della grande Victoria de los Ángeles, e Voi lo sapete, o mamma, resa in modo da farla diventare quasi tragedia greca. Naturalmente ci sono state tante richieste di bis, e soprano e pianista ci hanno sorpreso con la bellissima canzone tradizionale catalana El cant dels ocells (Il canto degli uccelli), e quindi è stata aggiunta una quarta lingua, coronata con una messa di voce stupefacente, e dalla grande soddisfazione dei catalani in questo momento particolare delle loro vicende politiche. Prima dell'ultimo la cantante parlava agli amici (rivolgendosi a tutti i presenti) per esprimere la sua gioia, il suo desiderio di buona fortuna per i giovani partecipanti al Concorso, e, come programma d'arte personale, cantava Io son l'umile ancella in quel modo che si sa e che, come al solito, faceva impazzire il pubblico. Si diceva che forse ci sarebbe stato un terzo brano, la Selva opaca di Rossini, ma l'aspettiamo con fiducia per una prossima volta. Il Concorso Viñas non poteva incominciare meglio di così.

Jorge Binaghi

16/1/2018

La foto del servizio è di Antonio Bofill.