Barcellona
Il concorso di canto Viñas 2020
Il concerto d'inaugurazione questa volta veniva affidato a Angela Meade, che è una grande cantante lirica ma non così grande in canto da camera. Anche le arie scelte (La Wally, Adriana Lecouvreur e Die tote Stadt) cantate molto bene (in particolare Ebben, ne andrò lontana) non appartengono al repertorio in cui il soprano desta faville. Bene al pianoforte Véronique Werklé. Il discorso di apertura toccava questa volta al noto attore catalano Josep Maria Pou. In giuria c'era, come cantante, solo Mariella Devia, sempre presente e intenta a prendere note, e figurava anche Richard Bonynge che non sono riuscito a vedere. Torno a dire che lo squilibrio tra i membri cantanti o comunque direttamente vincolati all'aspetto musicale andrebbe corretto. Sempre con più di 500 iscritti sono arrivati alla prova finale al Liceu 17 (le prove anteriori avevano come sede la bella sala del Conservatorio del Teatro), sei in meno rispetto all'anno scorso, il che la dice lunga sulla qualità media di quest'anno. Se si aggiunge che alcuni non mi spiego come siano arrivati mentre altri non capisco perchè siano stati eliminati dico tutto.
Tra questi diciassette venivano premiati sei, più due premi straordinari, che nel concerto di chiusura erano accompagnati dall'orchestra del Teatro sotto la bacchetta di Francesco Prat, che ascoltavo per la prima volta e quindi con il poco tempo a disposizione per preparare il concerto dei vincitori è azzardato dare un giudizio, ma in quanto a tempi, ritmo e dinamiche poco atto al belcanto, un po'meglio per Verdi e il verismo, strano nei russi e inadeguato per i francesi; trattare le cabalette come se fossero musicate da Wagner non aiuta nessuno.
Il concerto, molto più scorrevole e alleggerito in confronto a anteriori edizioni soprattutto nella presentazione e premiazione dei laureati, incominciava con due premi straordinari, due bassi, Manuel Fuentes, con Vi ravviso, di poco volume nella cabaletta e note ingolate nell'aria, e Alexander Köpeczi, che cantava un buon Il lacerato spirito degno di maggiore nota.
I veri premiati erano in sei: Maria Brea (sesta) è un soprano liricoleggero di poco volume e personalità che cantava bene Depuis le jour e parecchio scolastica e poco padrona della scena nell'aria di zarzuela Me llaman la primorosa (da El Barbero de Sevilla de Nieto y Giménez) con dei tempi mortalmente lenti. Per contro, Melissa Zgouridi (quinta) è un mezzosoprano di buona voce e tecnica ma poco interessante dal punto di vista espressivo, e se la Olga dell'Onegin incominciava correndo da matti grazie al maestro, l'aria delle lettere del Werther ci faceva sentire accenti veristi con un'orchestra che di Massenet aveva poco. Il quarto premio, il baritono Insik Choi (premiato anche dal pubblico), è una buona voce ben proiettata ma che canta allo stesso modo sia il monologo di Ford dal Falstaff verdiano sia il monologo di Gérard (Andrea Chénier).
Dopo la cerimonia della consegna dei premi, la seconda parte vedeva le prove delle tre ultime laureate. La terza era il soprano Yaritza Véliz Aquea, che malgrado il premio di opera francese, si capiva poco, como già in semifinale, questa volta nell'aria di Micaela dalla Carmen: la voce è un po' scura e il canto, malgrado dei bei piani, un po' troppo enfatico. Molto meglio il Sì, mi chiamano Mimì, anche senza un timbro particolarmente bello o personale. La seconda laureata, anche dal pubblico, il mezzosoprano Natalia Kutateladze, bella ed elegante, offriva un timbro com più smalto nel grave che in prove anteriori ma un acuto un po' metallico e di meno volume. Dopo una che non lasciava traccia migliorava in quanto a espressività e slancio musicale nella scena di Leonora da La favorite.
Ultima nel presentarsi, la numero uno e vincitrice del concorso, Victoria Karkacheva, mezzo, metteva di rilievo la chiara superiorità su tutti gli altri colleghi con una voce splendida, di emissione naturale e tecnica perfetta e si esibiva (ha vinto anche il premio all'interpretazione di musica russa) nell'aria di Polina da La dama di picche con delle mezzevoci favolose e nell'aria di sortita del Romeo belliniano con una padronanza di tecnica e stile a dir poco notevoli.
Jorge Binaghi
29/1/2020
La foto del servizio è di Antonio Bofill.
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