Jakub Józef Orlinski e i mille volti dell'amore
Nel panorama controtenorile odierno un posto di rilievo occupa certo Jakub Józef Orlinski, cantante dalla voce fluida e dalle spiccate doti interpretative. Nella sua prima apparizione austriaca presso la sala grande della Haus der Musik, in occasione delle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, ha saputo entrare in empatia totale con il pubblico, che lo ha ripagato tributandogli un vero e proprio trionfo. La presenza scenica accattivante e le non comuni doti attoriali costituiscono un valore aggiunto a un recital pregevole dal punto di vista strettamente vocale. Il programma, incentrato sulle diverse declinazioni dell'amore nel teatro barocco, segue una recente pubblicazione discografica uscita per l'etichetta Erato. Molto interessante la selezione delle arie, variegata nell'espressione degli affetti e nella scelta degli autori, dai più frequentati Cavalli, Bononcini ed Händel ai meno noti Giovanni Antonio Boretti, Francesco Bartolomeo Conti, Luca Antonio Predieri, Giuseppe Maria Orlandini e Johann Mattheson. La voce di Orlinski, pur senza essere particolarmente corposa, appare duttile e omogenea in tutti i registri, la linea di canto sostenuta da musicalissima sensibilità. Il sublime equilibrio raggiunto da Cavalli fra espressione strumentale, recitativo e arioso è ben rappresentato da “Erme e solinghe cime...” tratto da La Calisto. Il pastore Endimione, invaghito della luna, ascende i monti invocando un sonno colmo di amorosi fantasmi. Orlinski coglie totalmente il carattere della scena, trovando accenti di toccante poesia e sublime astrazione. In “Chi scherza con amor” dall'Eliogabalo di Boretti traspare tutta la turbinosa perigliosità del sentimento d'amore. “Pena tiranna” da Amadigi di Gaula di Händel, dalle movenze per alcuni versi affini a “Lascia ch'io pianga mia cruda sorte”, è resa con intima commozione. Sempre al colossale catalogo del compositore di Halle appartiene la struggente “Voi che udite” da Agrippina, dal toccante patetismo . In “Odio, vendetta, amore” tratta dal Don Chisciotte di Conti il controtenore polacco ha modo di far valere tutte le proprie acrobatiche capacità. Programma inframezzato da brani strumentali, una sinfonia di Bononcini dall'andamento di passacaglia e il Ballo dei Bagatellieri di Nicola Matteis der Jüngere, durante i quali l'ensemble Il pomo d'oro diretto da Zefira Valova ha avuto modo di mostrare tutta la propria perizia strumentale.
Espressione di una nuova generazione di barocchisti, questa giovane ma già celebre orchestra si è mostrata capace di innovare la prassi esecutiva della musica antica, mediante esibizioni di vivace comunicatività. Da questo punto di vista la mediterranea corporeità di Orlinski rappresenta il corrispettivo ideale. Abbigliato in maniera non convenzionale, segno dell'eccentricità del personaggio, non solo riesce ad aderire alle differenti situazioni descritte, ma stabilisce un contatto autentico con il pubblico grazie alle proprie capacità affabulatorie e gestuali. Nella conclusiva “Che m'ami ti prega” dal Nerone di Giuseppe Maria Orlandini, il controtenore si abbandona a una vertiginosa cadenza virtuosistica che lo porta dall'acuto al grave, con grande effetto sugli ascoltatori. Immancabili i bis, chiesti a gran voce dal pubblico: “Alla gente a Dio diletta” dall'oratorio “Il Faraone sommerso” di Nicola Fago, compositore pugliese trapiantato a Napoli (un estratto dalla sua prima fatica discografica intitolata Anima sacra) , un'aria dal Riccardo I di Händel e ancora la già citata aria di Boretti. Recital di grande interesse per il repertorio desueto e ricercato, eseguito con ardente teatralità.
Riccardo Cenci
26/8/2021
La foto del servizio è di Felix Pirker.
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