RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

Fuoco purificatore

Ultima giornata della tetralogía di Wagner, Il crepuscolo degli déi ha avuto, purtroppo, meno recite di quante ne ricevevano nelle stagioni precedenti le altre sorelle, e quindi una sola compagnia e ci si chiede perchè, visto che se ne sono fatte e faranno tante, non sempre pregevoli, di spettacoli non sempre pregevoli. Malgrado un protagonista a dir poco difettoso (Lance Ryan) si è trattato di un finale magnifico, perchè magnifici erano sia la Brunilda di Iréne Theorin che l'Hagen di Hans-Peter König, acclamati a spettacolo finito, e a ragione. Buono il Gunther di Samuel Youn, in qualche momento scarso di volume, corretta Jacquelyn Wagner nei panni di Terza Norna e di Gutrune, bravo dal punto di vista vocale, ma senza particolare interesse scenico l'Alberich di Oskar Hillebrandt, eccellenti le figlie del Reno, Isabella Gaudí, Anna Alàs i Jové e Marina Pinchuk, irregulari le altre Norne, Cristina Faus e Pilar Vázquez.

Per la prima volta ho trovato sensazionale la prova vocale di Manuela Schuster (Waltraute) senza i difetti e le stridenze di tante altre, mentre, per fortuna come al solito, la sua grande scena era ricca in intensità drammatica. Josep Pons si ritagliava anche un grandissimo successo, e molto meritato, perchè è riuscito il suo miglior lavoro in tutto questo difficile Ring e l'orchestra del Liceu suonava in modo quasi perfetto, pur se resta qualche settore che ancora deve interpretare e non solo suonare correttamente. Bene il coro di uomini del Teatro istruito da Conxita García.

La messinscena di Robert Carsen seguiva il suo già noto iter ecologista, particolarmente azzeccato nell'ultimo atto; negli altri due, con una rocca della valchiria assolutamente spoglia e servita dalle luci in modo superbo, ci sono stati dei grandi momenti e alcuni un po' meno riusciti; la scene delle Norne è interessante, con tutto quanto è stato scartato o finito male durante le giornate anteriori, ricordi dei morti compresi; quelle invece che hanno luogo nel palazzo dei figli di Gibich, con tanto di architettura nazistica e allusioni alla stessa epoca in costumi, uniformi e bandiere, risultavano alquanto forzate, anche se con qualche buona idea.

Ignoro se la situazione economica, generale e particolare, consentirà in futuro, come sarebbe logico e desiderabile, proporre tutto il ciclo in una stessa stagione, ma intanto è bene che l'impresa sia andata in porto. Mi permetto però di ricordare che c'era stato in precedenza (una decina d'anni fa) un eccellente allestimento di Harry Kupfer che si è visto una sola volta in due stagioni (allora si procedeva di due in due). Quando si parla di risparmiare…

Jorge Binaghi

8/3/2016

La foto del servizio è di Antonio Bofill.