La critica musicale contemporanea
fra carta stampata e on line
In uno dei tanti festival musicali realizzati in Italia nel periodo estivo di questo 2018 ho avuto modo di incontrare un collega che scrive su una delle più vendute testate nazionali a stampa, con il quale ho scambiato qualche idea sulla critica musicale nell'epoca del 2.0. Egli sosteneva che nell'ultimo ventennio, con l'avvento dell'informazione tramite internet e il moltiplicarsi dei blog, la qualità della critica musicale si era molto abbassata con l'emergere e l'affermarsi di approcci amatoriali, dilettantistici e superficiali. A tale osservazione, che senza alcun dubbio contiene oggettivamente una porzione di verità, chi scrive ha opposto l'argomentazione in base alla quale nei tempi dell'assoluto dominio della carta stampata, solo una certa casta, non sempre competente e preparata, dettava legge occupando ogni spazio possibile e immaginabile. Oggi l'on line ha fortunatamente eliminato questa dittatura “accademica” permettendo a molti giovani validi e preparati di esprimersi sicuramente con maggiore aggressività ma anche con maggiore libertà. A fare la differenza saranno sempre e comunque le competenze tecniche e le capacità di analisi e sintesi del critico o del musicologo. Vorrei ricordare che alcuni “celebri” e “celebrati” criticoni del passato riuscirono a scrivere impunemente per decenni e decenni su eminenti testate senza avere la benché minima capacità di lettura né di una partitura né di un semplice spartito…e a tal proposito stendiamo anche un velo di pietoso silenzio su tanti nomi di…celebri incompetenti e sulle loro… cantonate!
Sicuramente l'on line, con lo scriteriato proliferare di blogs, ha creato una moltitudine all'interno della quale diventa difficile scindere il professionale dal dilettantistico. Tuttavia il primo distinguo da operare sarebbe quello fra semplice blog di critica musicale e giornale vero e proprio. Infatti mentre il semplice blog non avverte bisogno di alcuna registrazione legale in tribunale, una vera e propria testata on line che si rispetti dovrebbe ricorrere a tale irrinunciabile prerogativa che prevede sicuramente l'esborso di parecchie centinaia di euro da un lato, ma dall'altro assicura una legittimità giuridica analoga a quella di un giornale a stampa.
Posta questa doverosa premessa di carattere tecnico veniamo adesso ai vantaggi che un magazine on line possiede rispetto a quello su carta stampata.
In primo luogo lo spazio. Quanti articoli su carta stampata, ricordo nel corso della mia giovinezza, mi vennero ridotti, tagliati e capitozzati perché troppo estesi oppure perché esigenze pubblicitarie ne limitavano sensibilmente la lunghezza? Nell'on line questi ostacoli, grazie a Dio, non esistono più. Altro vantaggio dell'on line è sicuramente l'abbattimento totale dei costi della carta, dell'inchiostro e della stampa, che oramai hanno raggiunto livelli insostenibili. Ci sarebbe ancora da sottolineare l'aspetto estetico dell'on line, senza dubbio più brillante, accattivante e luminoso di quello del giornale stampato. Basta osservare la resa delle fotografie a colori che nella stampa risultano sempre più o meno opache e smorte.
La verità ultima è infine che con l'on line i tronfi Beckmesser della critica musicale istituzionale, rappresentata dalle grandi testate, hanno perso il loro potere assoluto e la loro voce non è più l'unica ma solo una fra le tante. Insomma l'on line si rivela ineluttabilmente come fonte inesauribile di democrazia e diffusione del sapere. Importante è che la critica non si riduca mai a essere solo un cortese, mellifluo e remissivo consenso, perché in tal caso perderebbe quella che rimane la sua precipua, naturale e legittima funzione, abbassandosi a inutile e banale lusinga verbale, finalizzata solo alla sperticata lode e alla dolciastra adulazione.
La correttezza, la competenza e la scrupolosità delle informazioni, sia sulla carta stampata che sull'on line, dipendono solo e solamente dalla cultura e dall'integrità del critico, perché come ben sottolineava Ezra Pound «Forse il peso specifico di un critico è null'altro che il suo desiderio di verità», e in un altro passo aggiungeva: «Il critico…per quanto stupido o ignorante, deve giudicare per conto suo. La sola critica realmente cattiva è la critica accademica di coloro che fanno la grande abnegazione, che rifiutano di dire ciò che pensano, se veramente pensano, o ripetono l'opinione accettata; questi uomini sono i vermi, e il loro tradimento verso il grande lavoro del passato è tanto grande quanto quello del falso artista verso il presente…»
Giovanni Pasqualino
25/8/2018
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