RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Bizzarrie musicali e accidenti della musica.

Un simpatico e divertente volume di Gianfranco Plenizio

Molti anni addietro abbiamo letto in qualche libro, del quale oramai abbiamo perso la memoria, che lo humour è il corpo della gioia. E in tal senso il sorriso ed il riso al quale induce il gradevole e spensierato volume di Gianfranco Plenizio, intitolato Bizzarrie Musicali.Incidenti ed accidenti della musica edito dalla casa editrice Zecchini di Varese, riesce a portare il lettore fra le quinte ed i retroscena dell'arte musicale dove alla grande professionalità ed al grande impegno è spesso mischiata la schietta e talvolta anche ordinaria ilarità, la cui scaturigine è sicuramente da rintracciarsi nella determinazione di trovare una valvola di sfogo all'eccesso di tensione e concentrazione richiesto agli artisti impegnati in una recita, in un concerto, in un balletto oppure in un'opera lirica.

L'agile volume ci offre tutta una serie di simpatiche storielle, frizzanti aneddoti, brillanti facezie, divertenti narrazioni, e curiose amenità miste a ricordi personali dell'autore riguardanti sia celebri e celebrate figure di registi, compositori, cantanti, impresari, direttori d'orchestra, ballerine, sia anche comparse, macchinisti e perfino oscuri maestri collaboratori di palcoscenico. Una caleidoscopica e avvincente carrellata di figure del passato e del presente trova nella scrittura agile, sciolta, fluente e veloce di Plenizio il suo veicolo più ammaliante e coinvolgente. Il lettore viene avvolto e coinvolto nel mondo dello sberleffo e della burla e come succede assistendo a certe opere di Rossini o davanti al Falstaff verdiano, anche lo spettatore più serio, malinconico e perfino depresso, non potrà far altro che ridere e ridere di vero cuore! Così come abbiamo riso di gusto apprendendo la motivazione per cui Federico Fellini rifiutò sempre una regia d'opera lirica: «Mi raccontava Federico Fellini che, appena arrivato a Roma dalla Rimini natia, per guadagnare qualche soldo si era proposto come comparsa alla stagione di Caracalla. Venne preso per l'Aida. Gli misero un costume pseudo egiziano e lo incaricarono di scortare dei cammelli che entravano in scena per il trionfo del secondo atto. I cammelli avevano il loro conducente che li tratteneva per il morso e a Fellini e altre comparse era stato affidato il compito di tenerli per la coda. Non solo, ma di tenere questa benedetta coda ben sollevata perché così, secondo il regista, gli animali sembravano più imponenti. Le bestie entrarono abbastanza tranquillamente in scena, ma quando partì il suono frastornante delle buccine – per la marcia trionfale – aprirono gli sfinteri, che erano, tra l'altro, ben in vista, e eruttarono copiose feci che i poveri figuranti che li seguivano non riuscirono ad evitare. C'è un'altra cosa che bisogna sapere. Questi animali costano piuttosto cari e così i registi cercano di sfruttarli al massimo. Per cui, nel caso di Federico, non si trattava solo di attraversare il palcoscenico, ma di percorrerlo quattro volte, per fare vedere che gli animali erano tanti. E con quella specie di calzari pieni di sterco, e quella puzza, non era certo una cosa piacevole. E Fellini si disamorò all'opera (almeno così dichiarava). In seguito diventato uno dei registi cinematografici più famosi al mondo, rifiutò sempre le molte offerte che anche teatri di grande importanza gli facevano per una regia d'opera. Diceva: “Quella merda mi è bastata”».

Insomma una lettura degna di stare a fianco di certe pagine umoristiche di un Charles Dickens o di un Hector Berlioz, un volume che si presenta divertente ed esilarante dalla prima all'ultima riga!

Giovanni Pasqualino

6/10/2014