Francesco Bearzatti
Quando il sax incontra l'elettrica
Apparentemente distanti, il jazz e l'hard rock trovano inedite tangenze nell'ultimo, audace progetto di Francesco Bearzatti, eclettico sassofonista dai vasti orizzonti e dai variegati interessi. Post Atomic Zep è il titolo dell'album uscito lo scorso 28 aprile in formato fisico per l'etichetta doKumenta Music distribuita da TAG (the Artist Garage) e sulle piattaforme streaming, singolare omaggio al suono unico e rivoluzionario, intriso di derivazioni blues, dei Led Zeppelin. Bearzatti riesce nella difficile impresa di restituire le sonorità allucinate e selvagge della band senza piegarle a una più atmosferica leggibilità. Si pensi a Dazed and confused, dove il sax vibra come una chitarra elettrica, facendo balenare il fantasmatico ricordo di una Summertime totalmente stravolta.
Esecuzioni adrenaliniche, sostenute da una band di graffiante potenza composta, oltre che dal sassofonista Bearzatti, impegnato anche al clarinetto e alle tastiere, da Danilo Gallo al basso elettrico e alla chitarra acustica e da Stefano Tamborrino alla batteria, al glockenspiel e alla chitarra. In Black Dog il sax si sostituisce alla voce di Plant, lanciandosi in acrobatici virtuosismi, così come nell'intro di Stairway, prima di gettarsi nel formidabile assolo che fu di Page, eseguito con grande carica emozionale. Straordinarie capacità mimetiche del sax, che a tratti sembra davvero ringhiare come una chitarra elettrica. Accanto ai classici degli Zeppelin alcune composizioni originali di forte impatto completano la confezione. Nell'ambito di una prassi libera, come libero è il jazz, Bearzatti rivendica una autonomia totale, una sovranità che lo porta a sperimentare nuovi percorsi mai battuti da altri. L'estetica citazionista postmoderna, o meglio postatomica come recita il titolo dell'album, proietta l'ascoltatore in una dimensione nella quale il passato e il presente dialogano con estrema naturalezza. Il risultato è potente e non mancherà di affascinare sia i cultori del rock degli anni Settanta quanto i patiti del jazz. Riccardo Cenci
1/5/2023
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