Brescia
Curioso Dittico
Al meraviglioso Teatro Grande è andato in scena, per finire la stagione lirica, un programma composto da due opere brevi ma non per questo meno importanti.
La tradizione vuole che Cavalleria rusticana di Mascagni faccia coppia con Pagliacci di Leoncavallo, e in quest'ordine. Risulta curioso vederla come fine programma e dopo La voix humaine di Poulenc. Per la verità lo spettacolo si era già visto così a Bologna, dov'è nato, ma non si vede il nesso logico, artistico, musicale, tematico. Poulenc c'entra poco o niente con il verismo, e ancora meno con uno dei capolavori della giovane scuola. A questo fatto si deve magari che una regista dell'importanza di Emma Dante proprio nell'opera ambientata in Sicilia non abbia dato il meglio di sé con delle scelte strambe, come quelle ragazze poco vestite al posto del cavallo che scalpita, una quasi scontata scena della Passione che regge solo per Mamma Lucia, un brindisi da Carnevale con tanti ventagli di colori diversi in mezzo a un buio soffocante, e personaggi tipici, poco elaborati. Per il monologo di Poulenc invece la Dante ha una mano particolarmente felice, dove la protagonista sembra o pazza o malata in una clinica attaccata a un telefono il cui filo è vistosamente tagliato e con medico e infermieri parecchio sinistri e delle allucinazioni che si materializzano nel corpo dell'amante e della sua nuova fiamma.
Elle, la protagonista senza nome, era ancora una volta Anna Caterina Antonacci in uno dei ruoli che le hanno consentito di mettere in rilievo le sue enormi qualità artistiche, sia canore che interpretative, e che, in questa nuova cornice (finora l'aveva fatto in concerto o con un'altra regia molto diversa nata a Parigi) aggiunge ancora delle sfumature diverse nell'accento e un'espressività quasi nuova. Fantastica e grande successo alla fine.
Per la Cavalleria i risultati sono stati più modesti, ma si è avuto modo di apprezzare il materiale e l'intensità di Teresa Romano – una Santuzza soprano di grande volume e bel colore, anche se l'emissione dell'acuto presenta ancora delle tensioni – e la buona linea del Turiddu di Angelo Villari, un po' ‘molle' e monocorde come artista. Discreto l'Alfio di Mansoo Kim, buona la Mamma Lucia di Giovanna Lanza e la giovane Francesca di Sauro nei panni di Lola, che aveva però qualche problema all'inizio della sua parte. Il Coro Opera Lombardia, istruito da Diego Maccagnola, era molto entusiasta.
Purtroppo il maestro Francesco Ciluffo dirigeva una Voix costantemente esasperata e piuttosto dissonante e, sempre piuttosto forte, una Cavalleria con poca tensione (a cominciare da un preludio lento e poco espressivo). Bene l'Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano. Molto pubblico e tanti applausi.
Jorge Binaghi
22/12/2018
|