RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Dante e la musica

L'Accademia Valdarnese del Poggio ha dato vita al volume dal titolo “Qualunque melodia, più dolce suona qua giù” la musica di Dante, a cura di Salvatore Dell'Atti. Il libro, edito da Aska edizioni di Firenze alla fine del 2021, si avvale del contributo di vari studiosi e raccoglie gli Atti della Giornata di Studi svoltasi a Montevarchi, Accademia Valdarnese del Poggio, il 17 dicembre del 2015. La pubblicazione è stata realizzata anche grazie al contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura. Come scrive nella sua prefazione al volume Salvatore Dell'Atti: “I lavori vertono intorno al mondo dantesco inserendosi all'interno di quel fil rouge che idealmente parte dai tempi di Dante con Casella che mise in musica Amor che nella mente mi ragiona, passando per la celeberrima Sinfonia Dante di Liszt, fino a La vita nuova di Nicola Piovani eseguita per il Ravenna Festival nel 2015. Il volume si presenta come una sorta di itinerarium cronologico che conduce alla figura e all'opera di Dante, ivi inclusi alcuni personaggi della Commedia, senza rinunciare alla proiezione di grandi concetti legati ad una Firenze che oltre a fare da sfondo non nasconde l'intenzione di essere rappresentata città archetipica ed ideale senza tempo”.

Il saggio di apertura è di Lorenzo Tanzini dal titolo Note su Dante e la musica sullo sfondo della Firenze medievale, che ci offre una prospettiva prevalentemente storica all'interno della quale però trova ricetto anche una dimensione dalla quale affiorano riferimenti congruenti riguardo una riflessione sulle sonorità della quotidianità dell'epoca che giungevano alle orecchie del sommo poeta: dall'ascolto delle liturgie alle musiche d'intrattenimento, dalle celebrazioni pubbliche alle urla dei banditori, dal nitrire dei cavalli nelle vie al vociare delle massaie nei mercati e via discorrendo. Segue lo studio di Claudio Santori, Diverse voci fanno(?) dolci note…: spunti musicali nell'opera dantesca, che riesce a sviluppare in modo congruente alcune questioni, idee e vari giudizi di commentatori antichi e moderni, scavando a fondo per una rilettura in verticale sul rapporto tra Dante e quelle che all'epoca venivano definite come Arti Liberali.

Lo scritto di Piero Mioli, Dante e la Commedia come superiore del Due-Trecento musicale, prende le mosse dalla figura del musico Casella citata nella seconda parte del secondo canto del Purgatorio, per poi proseguire con un'acuta disamina sulla versificazione e sulle forme e strutture musicali dei Trovatori Provenzali e su Sordello da Goito. Chiave di volta parecchio illuminante del saggio del musicologo bolognese è la seguente considerazione: “Ma se nel Purgatorio regna la monodia gregoriana, specie la coralità della salmodia, quella sua complicazione successiva che è la polifonia regna sovrana nel Paradiso…”. Il saggio di Cecilia Luzzi si occupa in modo dettagliato e circostanziato dei testi danteschi musicati nel corso del Cinquecento. In particolare si sofferma sull'analisi del primo madrigale che apre il Nono volume dei madrigali a 5 voci di Luca Marenzio che intona la prima strofa dantesca “Così nel mio parlar voglio esser aspro” appartenente al gruppo delle rime “petrose” per poi estendere la sua ricerca a varie altre creazioni musicali su testi danteschi.

Con Elisabetta Pasquini ci tuffiamo invece nell'Ottocento, con lo studio Genesi e fortuna della Francesca da Rimini di Saverio Mercadante, scritto che prende le mosse dalla censura dei primi decenni del secolo attardandosi sull'attrattiva dei primi compositori degli inizi del XIX secolo che musicarono la storia, per passare all'esame particolareggiato della partitura dell'opera Francesca da Rimini composta nel 1830/31 da Saverio Mercadante. Il libretto, tratto dal V canto dell' Inferno venne realizzato da Felice Romani ma l'opera per varie traversie e capricci dei cantanti non venne rappresentata vivente il compositore. È stata rappresentata per la prima volta nel 2016 al Festival di Martina Franca.

Il breve saggio Dante: per un'idea musicale del “brutto” di Guido Salvetti si muove a volo pindarico su quel dibattito di natura estetica tra i pensatori di fine XVIII e inizio XIX secolo, con riferimento in particolare all'estetica del brutto enunciata da Karl Rosenkranz in un saggio del 1853 e in riferimento anche alla Dante-Symphonie (S. 109) in re minore di Franz Liszt e alla Fantasia per orchestra op. 32 in mi minore Francesca da Rimini di Cajkovskij. Il saggio di Lucia Navarrini sul dramma in quattro atti Dante del compositore e violinista francese Benjamin Godard, su libretto di René de Récy, critico musicale dell'epoca e grande studioso di Bach, rappresentato per la prima volta presso il teatro dell'Opéra Comique il 13 maggio del 1890, si evidenzia come un'accurata analisi formale e strutturale della partitura, riuscendo anche ad eviscerarne pregi e limiti. Lo studio di Bianca Maria Antolini, Firenze 1865: celebrazioni dantesche in musica, è un vero e proprio repertorio storicamente puntuale ed esaustivo riguardo alla celebrazione di Firenze capitale d'Italia del 1865, in occasione della quale venivano ricordati e celebrati i tanti musicisti, più o meno celebri, che avevano tratto ispirazione dalla poesia del grande poeta fiorentino per le loro creazioni.

L'ultimo scritto di Salvatore Dell'Atti attiene alla prima esecuzione a Firenze (1890) dell'Inno alla pace in onore della Beatrice di Dante della compositrice francese Augusta Holmès (alunna valorosa di César Franck). Una partitura che avrebbe voluto, almeno nelle intenzioni del promotore di esso, conte Angelo De Gubernatis, sottoscrivere un progetto politico di riavvicinamento tra Italia e Francia, sullo sfondo della complessa vicenda dell'organizzazione dell' Esposizione Beatrice. Il saggio risulta esaustivo non solo riguardo ai festeggiamenti beatriciani fiorentini ma anche riguardo all'analisi dettagliata e particolareggiata della partitura.

A suggello dell'interessante volume è Galeotto fu il libro. Per una bibliografia della presenza di Dante nella storia della musica, prezioso repertorio curato da Piero Mioli su tutte le composizioni musicali attinenti al sommo poeta e alla sua produzione artistica. L'intero volume in realtà si presenta come un lavoro di alto profilo musicologico che affronta in modo compiuto ed esauriente una questione non certo semplice, quella di Dante e del suo rapporto con il mondo della musica.

Giovanni Pasqualino

8/9/2022