Dizionario Donizettiano
a cura di Francesco Cento
È un onore e insieme un compito arduo descrivere quest'ultima fatica di Francesco Cento, scultore, didatta, narratore, storiografo e musicologo. Perchè è più facile esordire dicendo ciò che non è questo Dizionario Donizettiano, piuttosto che riuscirne a coglierne, ad una prima fruizione, l'intera gamma di sfaccettature e funzioni.
Dobbiamo dire che, per chi scrive, per studio operista e belcantista della prima ora, oggi approdato a frequentare da tempo altre realtà vocali musicali, avrebbe potuto risultare esercizio di stile non originale, affrontare le oltre 300 voci che costituiscono il Dizionario. Al contrario, la disamina attenta, anche solo di piccole sezioni dell'opera, ha portato ad un approfondito e graduale disvelamento della problematica eredità del repertorio donizettiano, della figura del musicista a confronto con il maestro Mayr, piuttosto che con i contemporanei Pacini, Mercadante, Bellini, tutti appartenenti al mondo dell'opera napoletana con i più noti Rossini e Bellini, ma anche di aspetti personali (patologico-ereditari) come la sifilide meningovascolare che colpì anche il padre e il nipote del compositore.
Peraltro, il termine Dizionario risulta stretto per questo lessico, al cui fine Cento, in un lavoro durato tre lustri, consulta decine di riviste scientifiche, voci, monografie e repertori in varie lingue, visita luoghi, teatri e istituzioni relative al compositore bergamasco e non, mette a confronto note di sala nell'arco di oltre quaranta anni, prende in esame manoscritti ottocenteschi, rare pubblicazioni locali (dall'unità d'Italia al secondo dopoguerra) e atti di convegni.
Quindi, quest'opera fuoriesce dai termini monografici – strettamente legati alla vita e alle opere di Donizetti - legandosi al peso culturale, sociale e politico dell'eredità lasciata, al mondo che circonda l'operista - costituito da compositori oggi ancora rappresentati e celebrati, ma, ancor di più da musicisti importanti al tempo e oggi consegnati all'oblio, un mondo, che non può escludere la conoscenza di librettisti, impresari, cantanti, scenografi, concertatori, maestri di musica e di canto, nobili, ecclesiastici, personalità legate ad una corte, pubblicisti, critici che realizzavano, finanziavano od ostacolavano, talvolta, la realizzazione di un evento scenico. Basti pensare la censura religiosa, morale e politica gravante sui libretti del tempo, in realtà politiche prive di costituzione e di diritti individuali (se si escludono le classi privilegiate). Integra, corredando questo volume che, come ha recensito correttamente Alice Bartolini sulle pagine di Suonarenews tributando 5 stelle – il massimo del giudizio – è “corposo […], quanto di più lontano dalla classica compilazione accademica e […] non può mancare sullo scaffale degli studiosi e dei melomani”, un'esauriente, ragionata (da vero esperto) e accuratissima discografia (oltre 40 pagine!), che presenta un quadruplice merito: sottolineare la tradizione di incisione dei quattro titoli per eccellenza donizettiani (Anna Bolena da 60 anni grazie alla Callas, l'Elisir, Lucia, il Don Pasquale) ancor oggi disponibile sul mercato, dare notizia delle ormai (in qualche caso) numerose incisioni disponibili delle decine di titoli rientrate in repertorio a cominciare dal 1960 circa tra la vasta produzione melodrammatica donizettiana (in qualche caso il rientro è linguistico secondo i gusti coreografici propri del Grand Opéra come nel caso della Fille e della Favorite), estendere la discografia alla produzione vocale meno nota (frammenti di opere, arie da salotto, musica sacra) e a quella strumentale (per pianoforte, da camera, sinfonica, con strumento solista) ed, ultimo, ma per certi aspetti più importante, accompagnare con mano l'appassionato, il neofita tra il mare magnum delle incisioni, a volte ottime a livello interpretativo, ma scadenti dal punto di vista della ripresa sonora, eccellenti vocalmente, ma vilipese da tagli ingiustificati negli ultimi decenni di Donizetti Renaissannce, magistralmente dirette, ma disadorne di un testo che contenga il libretto utilizzato nella registrazione o le novità di tagli e interpretazione della versione contenuta.
Risulteremo probabilmente pedissequi per chi legge, nel ricordare le 25 pagine di bibliografia atte a dimostrare non solo la fondatezza e l'aggiornamento costante di fonti che questo lavoro di Francesco Cento ha richiesto, ma anche come è difficile separare il grano dal loglio, parafrasando la parabola neotestamentaria: l'autore del Dizionario presenta come spartiacque della storiografia donizettiana la monografia (che compie oggi quasi 70 anni) di Guido Zavadini, edita a Bergamo in occasione del centenario della morte del melodrammaturgo e quella di Barblan dello stesso anno. E, da qui, l'importanza data all'allora giovane critico Mila per il Donizetti sconosciuto e all'anticipazione, per opera di Donati Petteni tra le due guerre, nel volgere in questa direzione la ricerca. Tutto ciò, prima della fondazione del Centro Studi Donizettiani a Bergamo nel 1958, della nascita nel 1973 della Donizetti Society a Londra, del Donizetti and his operas di William Ashbrook (1982, tradotto per l'EDT quattro anni dopo in italiano), e del bicentenario della nascita del maestro (1997) che ha visto la pubblicazione di Studi su G. Donizetti nel bicentenario della nascita a cura di Marcello Eynard, concittadino dell'operista bergamasco e compagno di studi paleografico-musicali di chi scrive in quel di Cremona, ormai qualche decennio fa.
E non siamo ancora entrati nel cuore di questo insostituibile repertorio, tacendo finora delle voci. Abbiamo detto constare di oltre tre centinaia, ma andrebbe aggiunto che alcune empiono diverse pagine, soprattutto quelle di tecniche o di genere (ballo, canzone, ma anche, meno prevedibile, ritratto, cibarie o convenzioni o convenienze per rifarsi all'atto unico rappresentato a Napoli nel 1827), quelle relative al contesto politico-storico (Risorgimento) o a importanti biografie (di musicisti, didatti, cantanti, librettisti, impresari, direttori d'orchestra, ecclesiastici che con i versi censuravano, scenografi, coreografi, ecc., ma tra queste troviamo anche quella dell'autore del Canto degli Italiani, da 70 anni inno provvisorio nazionale della Repubblica Italiana, quel Michele Novaro, qui visto, soprattutto, come interprete donizettiano), quelle dei loca donizettiana (più spesso luoghi di lavoro, ma anche di affetto per il compositore, compresi quelli da cui si fa attrarre per le scelte musicali, come Inghilterra e Scozia ad esempio). Un grosso corpus è costituito dalle schede delle opere, integrate da funzionali rinvii con altri titoli, visto che il destino, per motivi svariati (spesso di censura), ha imposto sovente il cambio di ambientazione e di nome dei personaggi nella produzione operistica del grande bergamasco.
In queste voci troviamo autentici capolavori, riguardanti precipuamente il modo di realizzazione di uno spettacolo non solo melodrammatico del tempo, e di quanto la scena, per quanto di finzione e - mai come allora, per necessità – priva di riferimenti a fatti realmente accaduti, raccontasse realisticamente come si svolgessero le cose in quel tempo anche al di fuori del teatro (leggasi madre, generi, tomba, notte, servi e servette, eredità, popolare in musica, soldati, morte, editoria, padre, denaro, gioco). Queste voci, quasi Arcani Maggiori dei Tarocchi in questo lessico, fanno il paio con altre che fuoriescono dal tempo donizettiano (cinema, luoghi scenici, filologia, partitura, organico, messa in scena).
Le voci comprendono oltre 360 pagine, a cui si aggiungono una prefazione del presidente della Donizetti Society Alexander Weatherson, un'introduzione dell'autore, una postfazione di Camillo Faverzani, delle necessarie abbreviazioni e un elenco compatto alfabetico di tutti i lemmi presenti.
Ma lo sforzo di Cento non si conclude qui: vi è un elenco in ordine cronologico della trama delle opere, preceduto dalla bibliografia di riferimento, che occupa in corpo piccolo una novantina di pagine; un ulteriore elenco di tutti i melodrammi, cantate, oratori, balletti di tutti gli autori citati nelle voci, in ordine alfabetico, con nome del compositore, del librettista, data e luogo di prima rappresentazione (25 pagine sempre in corpo piccolo); un'altra decina di pagine è dedicata – sempre in corpo piccolo – agli interpreti donizettiani; per gli appassionati melomani e i curiosi, vi è un indice dei personaggi, con indicato il ruolo all'interno del dramma, la vocalità e l'opera in cui compare.
E' vano dire che Cento ha dovuto tener conto di una vasta bibliografia esistente, qualche volta contraddittoria, in più lingue, ma ha prodotto, con uno sforzo immane e perseverante nel tempo amplio, un'opera che è unica nel suo genere, intentata anche da gruppi di specialisti, fruibile, utile, in una parola, mancante nel panorama editoriale musicologico.
Paolo Paolini
27/2/2017
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