RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Micio Tempio. Vietato ai minori

Domenico Tempio nacque a Catania il 22 agosto del 1750. Terzogenito di una numerosa famiglia, entrò fanciullo nel seminario arcivescovile perché destinato al sacerdozio, ma nel 1773 la sua vocazione venne meno e il giovane si dedicò agli studi umanistici, traducendo Orazio, Tacito, Virgilio e leggendo Dante, Machiavelli, Guicciardini, Ariosto, Tasso, ecc. Il poeta catanese venne poi accolto nell'Accademia dei Palladi e nel salotto letterario di Ignazio Paternò Castello principe di Biscari. Dopo avere perduto la moglie, morta nel dare alla luce una bambina, prese per la figlioletta una balia che nel tempo diventò la sua compagna e gli diede anche un figlio dal nome Pasquale. Si barcamenò tutta la vita fra il commercio e incarichi saltuari, finendo i suoi giorni nella città etnea il 4 febbraio 1821.

Il Tempio ha lasciato molte liriche licenziose e il poema in venti canti e in quartine di settenari La Caristia, dove descrive i tumulti popolari e la sommossa cui diede luogo a Catania la carestia del 1797-98. Egli rappresenta a tutto tondo i fermenti illuministici innovativi che penetrarono nell'isola nel corso del 1700, sottolineandone ed accentuandone certe sfumature antiaristocratiche e anticlericali, in contrapposizione dialettica al poeta palermitano contemporaneo Giovanni Meli, corifeo invece dell'Arcadia siciliana.

Sulla figura del vate catanese è nato un coinvolgente spettacolo, Micio Tempio. Vietato ai minori, da un'idea di Piero Lipera, diretto da Rosario Minardi e Marco Tringali, prodotto dall'associazione culturale “Le Nuove Muse” di Giusi Manna e Simona Bella e andato in scena al Teatro Metropolitan di Catania venerdì 15 dicembre, registrando un notevole afflusso di pubblico.

Il testo drammaturgico, pur rivelandosi parecchio fluido, scorrevole e godibile, forse non scavava a fondo nella personalità e nella psicologia del Tempio anche se nel complesso riusciva a cogliere le caratteristiche precipuamente sarcastiche, ironiche e di forte critica sociale annidate nei suoi versi. L'attore Angelo Tosto, nella parte del protagonista eponimo, ha saputo coglierne i tratti salienti, specialmente quelli più umani e quotidiani. Convincente, disinvolto e a suo perfetto agio ci è parso nelle parti rispettivamente del Principe e del Narratore Giuseppe Castiglia, dalla verve spigliata e vivace. Buona anche la prova interpretativa offerta da Rossana Bonafede nella duplice parte di Rosa e della Baronessa, sempre frizzante e spumeggiante ha evidenziato un temperamento di notevole spessore. Delicata e raffinata l'interpretazione di Luana Toscano nella parte di Caterina, mentre abbastanza efficaci anche se non sempre incisive e adeguate al contesto ci sono parse le prestazioni dei congiurati Antonio Caruso (Gambino) e Ardizzone (Santo Santonocito).

Lo spettacolo è stato validamente supportato dal gruppo musicale de “I Beddi musicanti di Sicilia”: Minì Sterrantino voce, chitarre, armonica a bocca e mandolino, Davide Urso voce recitante, tamburi a cornice, marranzano e mandolino, Giampaolo Nunzio voce, organetto, zampogna, friscalettu, marranzanu, fisarmonica, Pier Paolo Alberghini contrabbasso, Francesco Frudà chitarra classica, Alessio Carastro percussioni. Scene, costumi e coreografie sono riuscite a rendere quanto mai colorita e pittoresca l'ambientazione che vedeva come protagonista assoluta l'antica “civita” catanese.

Giovanni Pasqualino

18/12/2017