Don Giovanni
apre la stagione del Teatro Comunale “Mario del Monaco” di Treviso
La Stagione Lirica al Teatro Comunale “Mario del Monaco” è iniziata con l'opera di Wolfgang Amadeus Mozart Don Giovanni, alla quale partecipano i vincitori del XLV Concorso Internazionale per cantanti lirici “Toti Dal Monte”.
Il Concorso di canto, intitolato alla celebre cantante trevigiana, anche quest'anno è fucina di nuove voci alle quali è data la possibilità di debuttare il ruolo in teatro. Personalmente penso sia una delle migliori soluzioni quando si organizza un concorso di canto, serviranno anche premi e targhe, talvolta assegni in denaro, ma quello di cui più necessitano i giovani si chiama esperienza teatrale, la possibilità di calcare il palcoscenico e offrire al pubblico la loro capacità. In seguito saranno altri fattori a decidere della loro carriera, ma l'elenco d'illustri cantanti che negli anni hanno partecipato al Concorso di Treviso è lunghissimo e speriamo sia d'auspicio anche per coloro che si sono cimentati quest'anno.
Lo spettacolo utilizzato non era nuovo ma creazione di anni passati, a cura, nelle scene e nei costumi, di Eugenio Monti Colla che allora utilizzò anche le celebri marionette che tanto lo resero famoso. Pertanto è stato difficile e problematico il lavoro del regista Lorenzo Regazzo, il quale ha dovuto riprendere uno spettacolo d'altri, adattarlo ad un nuovo corso, istruire i giovani cantanti, molti dei quali con pochissima esperienza, ed individuare una chiave di lettura pertinente ed attuale. L'esperienza del cantante veneziano ha sicuramente giovato alla buona riuscita del progetto. L'impianto scenico è di solida tradizione seicentesca, cui Regazzo dispone una mano sapiente servendosi della commedia dell'arte e del teatro picaresco. Non cerca soluzioni registiche di estrazione filosofica o di particolare fattura, affronta il dramma come deve essere fatto, incentrando il ruolo del protagonista come un corruttore di anime, poi anche come gran seduttore più predisposto ad incrementare il catalogo. Tutti gli altri ruotano attorno a lui, in maniera variegata e in situazioni diverse, ma pur sempre succubi di un uomo che non indugia nel male. A tale impostazione molto marcata e giusta non mancano tutti gli aspetti giocosi che contribuiscono alla vicenda, il divertente servo, il catalogo che diventa un libro sempre grande nelle proporzioni, il continuo interrogatorio di Don Giovanni nei confronti di Leporello se ricorda esattamente il numero delle sue conquiste, la civettuola Zerlina. Le tinte sono tutte rispettate in una scorrevole narrazione, la quale si adatta alle diverse situazioni e non di rado strappa un sorriso ironico. La gestualità dei cantanti era misurata e ben rifinita e qui la personalità di Regazzo si è notata con particolare resa teatrale di giusto ed azzeccato spirito comico-drammatico. I costumi erano di buona fattura e con varianti cromatiche, mentre le luci di Roberto Gritti potevano essere più distinte.
Altro artefice di questa buona riuscita è stato il direttore Francesco Omassini, il quale si è impegnato in una lettura integrale, è stata eseguita la versione di Praga con l'aggiunta delle due arie viennesi. La sua concertazione era incalzante e ben solida, spronando l'Orchestra Regionale Filarmonia Veneta in momenti efficaci di alto spessore drammatico ma senza mai calcare la mano e tenendo in perfetto equilibrio il dramma che è anche giocoso. Sicuramente qualche tempo era un po' allentato, ma bisogna tenere conto che il cast era per la maggior parte composto di giovani e pertanto questa è una lode che esprimo al direttore, in altre parole la capacità di tenere bene saldo il rapporto tra orchestra e palcoscenico in considerazione delle peculiarità della produzione, in definitiva significa saper concertare per raggiungere il miglior obiettivo, il quale è stato sicuramente raggiunto.
Positiva la prova del coro Iris Ensemble, istruito da Marina Malavan, abbastanza preciso e di rifinita partecipazione.
Il cast è d'obbligo dividerlo in due sezioni: i cantanti vincitori del concorso e quelli scritturati poiché il ruolo non fu assegnato tramite la competizione. Tra questi ultimi s'impone il Don Giovanni di Luca Dall'Amico, perfetto nel ruolo di seduttore sprezzante. La voce non ha timbro particolare ma il cantante si disimpegna in tutta la partitura senza incertezze, forse il canto a fior di labbro non è proprio terreno fertile ma il fraseggio è brillante e rifinito con accenti e colori davvero emozionanti. Davide Giusti, Don Ottavio, è un tenore tipicamente lirico e si discosta notevolmente dall'usanza odierna di utilizzare voci di tenore leggere o sfibrate e biancastre. Il cantante ha bel timbro e nel complesso abbastanza squillante, ma i limiti tecnici gli impediscono una resa efficace e continua: sovente ci sono problemi d'intonazione e manca di uno stile appropriato, tuttavia le doti ci sono ed appare strano che il suo momento migliore sia stato l'esecuzione della difficilissima aria del II atto. Il Commendatore di Federico Benetti è apprezzabile vocalmente ed interpretativamente anche se il volume molto limitato.
Tra i giovani del concorso emerge su tutti la Donna Anna di Valentina Varriale, brava cantante, rifinita tecnicamente, buon fraseggio e una notevole presenza scenica. Gioia Crepaldi, Donna Elvira, necessita ancora di studio più approfondito per affrontare la parte che sovente la mette a disagio soprattutto nella zona di passaggio; il personaggio era credibile, anche se personalmente penso che la sua voce sia troppo leggera per tale ruolo. Di grandi speranze il Leporello di Lorenzo Grante, giovanissimo soli ventitrè anni, ma già in possesso di mezzi non comuni, simpatico e nel complesso preciso cantante con forbita recitazione. Diamogli tempo! Corretta, ma talvolta troppo maliziosa, la Zerlina di Letizia Quinn, mentre seppur con voce interessante il Masetto di Roberto Maietta è risultato ancora un po' acerbo.
Successo franco ed incoraggiante per tutti al termine, purtroppo non è mancato un dissenso isolato ad una giovane, credo che tale comportamento sia stato poco elegante. Non nego il diritto di dissentire, tutt'altro, ma sapendo che si assisteva ad una recita con i vincitori del concorso, anche se non rientravano nei propri gusti vocali, si poteva evitare. Anche il regista Lorenzo Regazzo alla sua uscita finale ha ricevuto un caloroso applauso, tuttavia questi era mescolato a due-tre “buh”, in questo caso un po' più plausibile ma non condivisibile.
Lukas Franceschini
29/10/2015
Le foto del servizio sono di Piccinni-Treviso.
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