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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Un Don Pasquale gioioso come una Pasqua

L'opera di Donizetti inaugura la stagione lirica 2014 al Bellini di Catania

Spesso i detti popolari, come evidenziava Jean Paul Sartre, sono solo dei luoghi comuni, tuttavia qualche volta sembrano calzare a pennello a talune situazioni e fatti della vita dell'uomo. Così l'andante: «Far di necessità virtù» oppure «Necessità fa legge» ha guidato l'edizione del Don Pasquale donizettiano, con la quale è stata inaugurata (seppur con notevole ritardo e fra innumerevoli peripezie) la stagione lirica 2014 al Teatro Massimo Bellini di Catania. E sì, talvolta il non aver tanti mezzi a disposizione e lavorare fra aspre difficoltà può dare slancio, scatto e intraprendenza oltre che rivelarsi altamente fruttuoso e produttivo. Questo è senza dubbio il caso della messa in scena del dramma buffo di Gaetano Donizetti per il libretto di Giovanni Ruffini Don Pasquale, che ha debuttato venerdì 28 marzo 2014

La regia di Simone Alaimo per quanto si sia mossa all'interno della tradizione e della consuetudine è riuscita ad imprimere a tutto lo spettacolo una spumeggiante vivacità, sempre però contenuta nell'ambito dell'eleganza, della raffinatezza e del buon gusto senza mai scadere nel ridanciano sfrenato. Linearità, coerenza, armonia e uniformità sono state le peculiari caratteristiche di una lettura attenta, vigile e diligente.

Anche la direzione del maestro Atonino Manuli è stata caratterizzata da equilibrio e compitezza, riuscendo inoltre a ben raccordare l'espressività sonora affiorante dal golfo mistico con il canto dei personaggi e la rutilante azione che si svolgeva sul palcoscenico.

Il coro del teatro, preparato e addestrato con estrema cura e perizia dal maestro Gaetano Costa, ha evidenziato interventi esatti e precisi oltre che ricchi di smaglianti sonorità e sfavillanti colori timbrici. Ci è parsa solo eccessiva qualche incursione dinamica nel fortissimo che a per nostro dovrebbe andare attenuata. Il suggestivo irrompere del coro nel parterre come trovata scenografica è riuscito ad imprimere ulteriore dinamicità, realismo, movimento e plasticità all'intera cornice scenica.

La prova offerta da Simone Alaimo nei panni del protagonista eponimo non ha certo bisogno delle nostre esternazioni. Sarà all'incirca la quattrocentesima volta che il bravo basso palermitano interpreta la parte che domina in modo quasi assoluto, così come d'altronde quella di Don Basilio nel Barbiere di Siviglia. Voce, mimica, recitazione, gestualità, movenze si sposano e si fondono in modo così naturale e spontaneo da non lasciare adito a nessuna imperfezione.

Laura Giordano nella parte di Norina si è destreggiata con molta sicurezza e nonchalance mettendo in campo una dizione chiara ed una vocalità nitida ed ariosa che le ha permesso di affrontare con sicurezza e disinvoltura la sua non facile tessitura espressiva. Altrettanto rilevanti e significative le prove offerte da Francesco Voltaggio nella parte del dottor Malatesta e di Federico Lepre in quella di Ernesto.

Giovanni Pasqualino

1/4/2014

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.