RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Il Trecastagni International Music Festival propone

il duo Benocci-Chistiakova

Martedì 23 luglio, nello splendido cortile della chiesa madre San Nicola di Trecastagni, cortile dal quale si gode una spettacolare e straordinaria vista dell'amena circostante campagna etnea, ha avuto luogo un concerto per pianoforte a quattro mani che ha visto protagonisti l'italiano Diego Benocci e la russa Gala Chistiakova. La performance, introdotta da Carmelo Pappalardo, direttore artistico del Trecastagni International Music Festival, giunto quest'anno alla sua diciottesima edizione, prevedeva nella prima parte la Suite n. 1 op. 46 dal Peer Gynt di Eduard Grieg, la Petite Suite di Claude Debussy, e a seguire l'Ouverture dall'opera La gazza ladra e l'Ouverture dall'opera Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, per concludere, dulcis in fundo, con le Danze ungheresi n. 1, n. 2, n. 6 e n. 5 di Johannes Brahms.

I due bravi artisti hanno mostrato subito forte coesione, elevata aggregazione e particolare affiatamento nell'esecuzione dei brani che venivano presentati all'uditorio con una tecnica sicura e solida, con fine cesello della dinamica e dell'agogica, con acuta espressività, nonché con elevata partecipazione emotiva. Anche se il concerto ha avuto luogo all'aperto, l'uso del pedale di risonanza risultava sempre misurato ed equilibrato, mai eccessivo o fuori luogo, riuscendo a creare, specialmente nella Petite Suite, un'atmosfera tipicamente impressionistica, satura di vibrazioni arcane e affascinanti. Proprio del piccolo gioiello del pianismo debussiano, i due artisti sono riusciti a evidenziare le melodie sfumate, enigmatiche e affascinanti alternantesi, sullo sfondo di una tessitura armonica continuamente mutevole, a temi di cristallina, epigrammatica linearità.

Anche nelle quattro Danze Ungheresi proposte i due pianisti sono riusciti a far emergere in tutta la loro prorompenza il tipico folklore delle melodie tzigane che Brahms aveva riversato in modo generoso nelle sue creazioni. Proprio dalle danze gli interpreti riuscivano a far trasparire, con estrosa maestria e originale musicalità, l'ampia varietà di ritmi e anche le diverse tipologie di espressività racchiuse in ognuna di esse. Espressività talora raccolta e meditativa, come per esempio nella seconda danza, talaltra impetuosa e aggressiva come nelle celebri quinta e sesta, dove lo spirito popolare magiaro si rivela in tutta la sua focosa esultanza e disinvolta baldanza.

Il numeroso pubblico intervenuto ha tributato ai due bravi artisti calorosi e prolungati applausi, ai quali essi hanno risposto con una brillante interpretazione della Farandola dall'opera L'Arlesiana di George Bizet e un altrettanto sfolgorante esposizione dell'Habanera dall'opera Carmen dello stesso autore.

Giovanni Pasqualino

25/7/2019

La foto del servizio è di Giuseppe Tiralosi.