RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Barcellona

Amore impossibile con affascinante messinscena

Così dice la pubblicità di Rusalka che si vede in questi giorni per le strade della città. L'amore impossibile è vero. Se la messinscena è affascinante può discutersi (a cominciare dal senso che si voglia dare alla parola ‘affascinante'). Dipende, per esempio, se si accetta (e non si capisce chiaramente se non si legge il programma) che questa è sì l'opera di Dvorak ma in ‘versione di Stefan Herheim' (il noto regista, noto soprattutto per le sue ‘versioni' – una per tutte Il ratto dal Serraglio a Salisburgo). Io purtroppo avevo visto nascere questa regia a Bruxelles (prima che la critica tedesca – sempre all'avanguardia – la premiasse come spettacolo lirico dell'anno) e l'avevo trovata cervellotica a più non posso. Certamente con tante idee, e per forza qualcuna riuscita, e con tanti gesti difficili: il problema incomincia quando si vuole metterli in rapporto con libretto e musica (manco a dire, il regista scrive il suo riassunto che poi però non è quanto si vede sul palcoscenico, mentre il libretto riprodotto è quello di Kvapil per Dvorak con anche i tagli e i personaggi non modificati, e le repliche abituali – un conto è, per esempio, che la meravigliosa frase finale della sirena si rivolga al principe morto o morente e un altro, come nella fattispecie, che venga detta in modo alquanto beffardo al cadavere della principessa, che è poi la megera moglie del piccolo borghese che in realtà è il Signore delle Acque). Se viene meno la parte fiabesca o mitologica che dir si voglia, casca tutto (viene da pensare a Marc'Antonio; ‘quale caduta, cittadini!'). E nonostante il titolo mancasse dal Liceu da quasi cinquant'anni, alla fine della prima una buona parte del pubblico esprimeva il suo rifiuto, cosa che certo non farà riflettere né cambiare i criteri artistici e intellettuali alla direzione del Teatro, anche in momenti di difficoltà come questi.

Il fatto è che mai (nonostante tagli e scene mute – all'inizio ce n'è una ben lunga) mi sono annoiato con quest'opera meravigliosa in modo simile (cioè, uscivo dalla noia per ridacchiare – come appunto facevano un po' tutti, a cominciare dalle tre sirene: difatti il primo suono che si ascolta sono i loro squittii, grida e risatine).

Peccato, perchè se fosse stata una versione di concerto i risultati sarebbero stati molto più interessanti. Andrew Davis dirigeva da grande maestro (e l'orchestra che non è un fulmine dimostrava l'antica verità che non si tratta di grandi compagini bensì di grandi maestri... Molto applaudito Davis, nonostante non riscontrasse le accoglienze osannanti che altre bacchette ben più modeste hanno avuto anche di recente). Bene il coro, preparato da José Luis Basso: forse sarebbe stato ancora più al suo altissimo livello abituale se non avesse dovuto eseguire una regia davvero difficile e anche – già detto – ridere, sghignazzare e urlare (particolarmente durante il balletto, che tale non è stato, anche se piovevano dei ‘confetti' sul pubblico, forse graditi in vista delle feste, il tutto contemplato dai reali – voglio dire principe e principessa dell'opera – che guardavano e commentavano da un palco... Mi rendo conto come sia vecchio e inutile questo riassunto, e anche lungo, ma...).

I protagonisti andavano dall'eccellente principe di Klaus-Florian Vogt alla non troppo felice principessa di Emily Magee (il suo attuale repertorio e la fama di cui gode sono per me due misteri impenetrabili dell'arte lirica, ma mica gli unici). Camila Nylund ci offriva una brava Rusalka, forse di timbro e accento alquanto impersonale e freddo. Ildikó Komlósi si buttava corpo ed anima nel suo ruolo di strega (qui piuttosto fra dipsomane e ninfomane) anche se vocalmente ne ricordavo prestazioni senz'altro migliori. Günther Groissböck (il Signore delle Acque nella ‘versione Dvorak') è stato sul palcoscenico praticamente durante tutta l'opera e faceva quanto gli si chiedeva (davvero tanto): la voce è bella e sana, ma sarebbe da desiderare un grave più rotondo. Tra i comprimari (va precisato che due delle tre sirene erano già presenti a Bruxelles: si vede che non è facile trovarle, abbiano coda o meno) spiccava la voce di Marc Canturri.

Caro lettore, buon 2013. Io solo mi auguro di poter risparmiarmi in futuro il noto regista e le sue versioni: non sarebbe da poco.

Jorge Binaghi

3/1/2013

 

Le foto del servizio sono di Antonio Bofill.