RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Elektra

al Teatro Comunale di Bologna

Elektra, tragedia lirica Op. 58, è un'opera in un atto di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hofmannstahl, che lo sviluppò dalla sua tragedia omonima, la quale si rifà alla stessa di Sofocle. L'opera fu rappresentata in prima assoluta al Königliches Opernhaus di Dresda il 25 gennaio 1909, diretta da Ernst von Schuch, ottenendo uno scarso successo. La fortuna iniziò l'anno seguente, il 10 febbraio 1910, quando fu eseguita alla Royal Opera House Covent Garden di Londra diretta da Thomas Beecham.

Insieme a Salomè (1905) rientra nel primo periodo del teatro musicale di Strauss, caratterizzato in chiave espressionista: l'orchestra, estremamente arricchita, tiene i fili di un discorso musicale caratterizzato da aspre dissonanze e sonorità parossistiche, spesso travolgendo le voci alle quali è affidato un canto declamatorio e particolarmente difficile nell'esecuzione (al limite del possibile per la voce umana) e nella straordinaria tenuta drammaturgica. Un interessante saggio di qualche anno addietro, a cura di Michele Girardi, mette in relazione Strauss con il nazionale Giacomo Puccini. Musicisti ma non meno uomini di teatro, attenti e prolifici in spartiti di grande impatto orchestrale e a un senso teatrale di spettacolo che ha una propria configurazione storica nella fine del XIX secolo e ancor più nel successivo. Doveroso rilevare che con Strauss il mondo operistico tedesco aveva trovato un valido, se non unico, interlocutore con l'opera italiana, in primis quella di Puccini e probabilmente è anche ipotesi veritiera una naturale rivalità. Tuttavia, Strauss e Puccini ebbero in comune l'attenzione quasi esclusiva per le protagoniste femminili e lo scaltrito impiego del leitmotiv, cui va annesso il senso del dramma e l'istinto per il coup de théâtre. Gli stessi musicisti, assieme al francese Jules Massenet, al ceco Leoš Janácek e al tedesco Alban Berg, furono tra gli ultimi autori a possedere un autentico istinto per la narrazione in musica, opere che nella naturale distinzione si accomunano con il genere scaturito dalla tradizione.

Bellissimo spettacolo quello visto a Bologna creato al Théâtre de La Monnaie di Bruxelles nel 2010. Il regista Guy Joosten sposta l'azione negli anni '40 (o forse primo dopoguerra) e centra il personaggio di Elektra identificandola come un'emarginata della società militaresca della reggia. Donna introversa, rabbiosa, vendicativa, accecata nel suo vivere solo ispirato alla vendetta. Personaggio unico e focalizzato in tutte le sue sfaccettature. Mirabile e sconvolgente la scena di Patrick Kinmonth, il quale realizza una sorta di “angolo” esistenziale di Elektra, crudo e spoglio, ispezionato dalle ancelle, impersonate come delle Kapò. La crudezza del testo era parallelamente delineato da altrettanta scena spoglia e glaciale, in parte discutibile la scena finale, nella quale alzandosi una specie di sipario il pubblico può osservare i corpi trucidati dell'intera corte di Micene. Bellissimi i costumi, sempre di Kinmonth, soprattutto quello di Klytamnestra, regale ed emozionante regina nel gesto e nell'interpretazione.

Direttore era Lothar Zagrosek, una bacchetta sicura ed efficace in sonorità rigogliose ma anche molto enfatiche, e in questo punto ha sovente “coperto” le voci. Il maestro ha tuttavia reso la difficile partitura con autorevolezza e una chiara visione interpretativa, scansionando in particolar modo un aspetto teatrale in molte occasioni di spessore. L'orchestra del Teatro Comunale ha risposto con una buona preparazione e una partecipazione volenterosa anche se in qualche occasione ha dimostrato qualche leggera sfasatura.

Cast omogeneo e ben calibrato, nel quale emergeva Elizabeth Blancke-Biggs, una protagonista autorevole nella difficile parte, capace di un'interpretazione scenica rilevante e istrionica accomunata da una vocalità portentosa, non sempre controllata, ma di professionismo certo. Anna Gabler, Chrysotemis, offriva una buona prova centrando il proprio compito sulla fragilità del personaggio e puntualissima nel canto. Impressionante la statura scenica di Natascha Petrinsky, una Klytamnestra mozzafiato che con un costume sbalorditivo riempiva la scena da grande attrice; il canto, pur non essendo sempre omogeneo, era supportato da un fraseggio importante e di assoluto coinvolgimento. Molto bene l'Oreste di Thomas Hall, finemente cantato con bella voce e di forbito colore, Jan Vacik era un Aegisth molto pertinente. Rilevanti le parti di fianco a cominciare da Luca Gallo, magnifico Precettore di Oreste e un vecchio servo, mentre Alena Sautier ci offriva una Confidente emozionante. Brave le cinque ancelle, ancora la Sautier, Eleonora Contucci (anche ancella dello strascico), Constance Heller, Daniela Denschlag ed Eva Oltivany. Completava con professionalità il cast il bravo Carlo Putelli nel ruolo del giovane servo.

Successo incontrastato al termine per tutta la compagnia, con particolari ovazioni per la protagonista e il direttore. Non posso esimermi da una nota finale. Il teatro Comunale era semivuoto, il pubblico era inferiore alla metà della capienza, aspetto sconcertante poiché la serata era il turno A di abbonamento. Il motivo di tale defezione è inspiegabile poiché Bologna è sempre stata città assidua frequentatrice del suo teatro d'opera. Forse il titolo, non proprio facile? L'attentato di Parigi ha spaventato il pubblico? Non saprei cosa rispondere ma la delusione per una così indicativa assenza è pesante.

Lukas Franceschini

27/11/2015

Le foto del servizio sono di Rrocco Casaluci – Teatro Comunale di Bologna.