Fumo negli occhi
di Faele & Romano
Il desiderio di apparire diversi da quello che si è, naturalmente in positivo, è vecchio come il mondo: da sempre gli scrittori satirici hanno preso di mira l'ambizione di anziane signore che tentano a tutti i costi di sembrare giovani, di calvi che ricorrono ad improbabili parrucchini (oggi magari a trapianti) per ostentare folte chiome, di nobili decaduti che a casa muoiono di fame pur di continuare a sembrare benestanti in società, e via discorrendo. Ma l'ambizione moderna, dominante, è quella di sembrare ricchi: tanto ricchi da potersi permettere tutto quel che si permettono i parenti o i vicini più fortunati. Quel che ne deriva è un'ansia maniacale di confronto, una vita ossessionata dal desiderio di possedere oggetti non perché piacciono veramente, ma perché bisogna averli, perché se non li possiedi la collega d'ufficio ti guarda con aria di compatimento, l'amica del cuore si fa un dovere di comunicarti che lei lo ha acquistato e ti dice il prezzo con un sorrisino.. Un esempio di questa mania idiota è il proliferare al braccio di molte signore di orrende borsette con pupazzetti, vero trionfo del cattivo gusto, di un materiale non ben identificato, che nessuna persona sana di mente indosserebbe, ma che spopolano dato il loro costo elevato, indicatore di uno stato di benessere da ostentare. Su questo sentimento gravido di conseguenze spesso nefaste e irreparabili, che ha mandato a carte quarantotto parecchie famiglie, che genera ansie e stati depressivi assortiti, Faele & Romano hanno imbastito una divertentissima commedia, andata in scena al Teatro Brancati di Catania, con repliche sino al 24 marzo: Fumo negli occhi narra appunto la storia di una famigliola che vive nell'ossessiva competizione con i vicini, in una corsa frenetica ad un pareggio di agiatezza che può essere raggiunto solo a prezzo di finzioni talvolta francamente distruttive. Artefice e despota assoluta di questo elaborato marchingegno è la madre, che tiranneggia figli, serva, cognata e marito in funzione esclusiva di quello che fa e compra la vicina, una signora del resto abbastanza belloccia e vanesia. Al culmine della rivalità, la famiglia viene costretta a passare un fine settimana di luglio tappata in casa al buio, perché i vicini sono partiti per un fine settimana al mare, e dunque bisogna rispondere in maniera adeguata.
Un testo rutilante, denso di colpi di scena, fino all'inaspettato finale, che la regia veloce e disinvolta di Nicasio Anzelmo ha reso ancor più accattivante, complici le gradevoli scene di Jacopo Manni e i vivaci costumi di Sara Verrini. Vero mattatore, Tuccio Musumeci ha dominato la scena con la consueta disinvoltura, strappando calorosi applausi a scena aperta al numeroso pubblico intervenuto. Brava anche l'energica Olivia Spigarelli, nei panni della moglie afflitta da competizione, che ha interagito con sicurezza con i giovani Claudio Musumeci e Evelyn Famà, con la divertente Valentina Ferrante, nei panni della cameriera, e con la simpaticissima Elisabetta Alma, la cognata un po' svanita. Notevole anche la prova di Riccardo Maria Tarci, il ladro sfortunato che entra in casa convinto di non trovare nessuno e che finisce invitato a cena; un plauso particolare infine a Concita Vasquez, la vicina belloccia e benestante, che con Tuccio Musumeci ha dato vita ad un duetto esilarante che ha costituito senz'altro il momento più divertente dell'allegra serata.
Giuliana Cutore
11/3/2013
La foto del servizio è di Giuseppe Messina.
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