Parigi
Un nuovo Faust
È stata, questa dell'Opéra National, la più completa di tutte le versioni dell'opera di Gounod che ho visto in piú di quarant'anni, tranne solo un taglio importante – nel balletto dell'ultimo atto. Se il nuovo allestimento non esce con la testa alta nel raffronto con l'anteriore di Lavelli (costumi brutti, alquanto caotico, luci senza sorpresa, coreografia movimentata ma non nuova, un grande edificio come scena unica con tanti piani e balconi appena adoperati, la parte centrale del palcoscenico piuttosto minuscola dove il coro si limita a cantare o a muoversi lentamente proprio in un pezzo come ‘Le veau d'or', ecc.) e una direzione d'interpreti non troppo presente, sul piano puramente musicale il livello era altissimo. A cominciare dalla bacchetta di Michel Plasson, un vero re nel repertorio francese (l'orchestra incandescente; i professori sembravano davvero felici) e il magnifico coro istruito in un altro dei suoi grandi lavori dal maestro José Luis Basso.
Le parti piccole erano di tutto rispetto: Damien Pass pare avere delle possibilità, ma non si possono apprezzare troppo in un ruolo come quello di ‘Wagner', mentre Doris Lamprecht presenta una ‘Dame Marthe' deliziosamente ridicola. ‘Siébel' è un comprimario di lusso, e Anaïk Morel faceva un buon lavoro, senza mandarci in estasi, ma con dei gesti e movimenti troppo femminili per il personaggio. Jean-François Lapointe, spingendo un po' alcuni degli acuti di ‘Valentin', tracciava comunque un bravo fratello della protagonista, notevole soprattutto nel terzetto e nella scena della morte. Krassimira Stoyanova forse è un po'matura per ‘Marguerite', ma cantava molto bene, seppure in molti momenti la voce suonava troppo scura, ed è una validissima professionista, anche se personalmente la trovo come al solito monotona.
Ildar Abdrazakov si mostrava esuberante e solo i gravi erano non sempre a posto, in particolare nella serenata, dove deve anche risolvere la famosa e difficile risata, ed è nondimeno oggi come oggi una validissima alternativa per il diavolo. Chi chiaramente sembra portare la corona del ruolo titolare è Piotr Beczala, buon interprete, cantante squisito, voce bellissima di una raffinatezza e capacità di sfumature che dal vivo ho solo visto, e non so fino a che punto migliori, nelle prestazioni di Nicolai Gedda. Il pubblico che gremiva la sala applaudiva con grandissimo entusiasmo.
Jorge Binaghi
31/3/2015
La foto del servizio è di Vincent Pontet.
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