Venezia:
Butterfly e la Biennale
Un teatro lirico con il ‘tutto esaurito' al botteghino non è qualcosa di scontato né frequente – purtroppo – oggi in Italia, per di più se si tratta di una recita fuori abbonamento. La Fenice per fortuna sembra un'eccezione, e non solo grazie al turismo e alle diverse manifestazioni, ma per via di una programmazione intelligente e interessante e sempre più vicina al ‘teatro di repertorio' (difatti si alternavano nel giro di una settimana tre titoli, compresa l'amatissima opera di Puccini). Il presente caso ne è un brillante esempio: un progetto in collaborazione con la Biennale : all'artista giapponese Mariko Mori venivano affidati scene (minimaliste, astratte, con un che di enigmatico ma molto belle) e costumi (di epoca indefinita e non sempre fortunati) per la regia di Àlex Rigola la cui mano non si vedeva troppo a essere sinceri.
Omer Meir Welber si mostrava nella forma migliore come maestro direttore: di tutte le altre volte che l'ho ascoltato (a Valencia) questa è indubbiamente la più riuscita, con la complicità dell'eccellente orchestra del Teatro ma dovrebbe solo ricordare che l'orchestrazione di un uomo di teatro quale Puccini, per quanto doviziosa, non è la rivale del palcoscenico.
La protagonista di Fiorenza Cedolins è capace di approfondire ancora – e pareva impossibile – la figura della geisha sia dal punto di vista vocale che da quello drammatico (impressionante in particolare tutto il lungo secondo atto): l'ovazione dopo l'aria ma soprattutto a fine recita era assolutamente meritata. Molto brava pure la Suzuki di Manuela Custer, molto sicura vocalmente ed eccellente come caratterizzazione del personaggio. Meno interessanti risultavano le prove di Andeka Gorrotxategui (Pinkerton) e di Elia Fabbian (Sharpless), voci sicuramente importanti, ma quella del tenore ha bisogno di lavorare sull'emissione mentre il baritono dovrebbe far passare un po' di espressività nelle sue belle note, visto che nel suo caso non può parlarsi quasi di fraseggio in senso vero e proprio.
Tra gli altri interpreti spiccava un promettente Yamadori (William Corrò); purtroppo due veterani quali Iorio Zennaro(Goro) e Riccardo Ferrari (lo zio Bonzo) non ottenevano i migliori risultati nelle rispettive parti. Il coro de La Fenice, preparato da Claudio Marino Moretti, brillava –come di dovere – nel coro a bocca chiusa.
Jorge Binaghi
23/10/2013
Le foto del servizio sono di Michele Crosera.
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