Quatuor pour la Fin du Temps
di Olivier Messiaen
al Teatro Machiavelli di Catania
Scritto durante la prigionia nel campo di concentramento di Görlitz in Slesia e rappresentato per la prima volta il 15 gennaio 1941 nel medesimo “orrido campo” alla presenza di circa 400 persone fra detenuti e aguzzini, il quartetto per violino, clarinetto in si bemolle, violoncello e pianoforte di Olivier Messiaen intitolato Quattuor pour la Fin du Temps è ispirato all'Apocalisse di Giovanni, testo sicuramente in tono con la devastante catastrofe vissuta dal mondo intero a causa della guerra scatenata dalle dittature nazi-fasciste e dai loro affiliati e complici.
La singolare partitura del musicista francese, che rimase tutta la vita fedele alla massima: «Lottare per riportare l'arte ai suoi valori umanistici», si avvale di otto movimenti: Liturgie de cristal; Vocalise, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps; Abîme des oiseaux; Intermède; Louange à l'Éternité de Jésus; Danse de la fureur, pour les sept trompettes; Fouillis d'arc-en-ciel, pour l'Ange qui annonce la fin du temps; Louange à l'immortalité de Jésus, attraverso i quali egli usa sapientemente il suo particolare linguaggio per esprimere la sua profonda religiosità, di cui cerca di trasmettere il messaggio di massima pace e somma misericordia. Mediante la genialità della sua ispirazione e la potenza della sua tecnica creativa, con questa partitura enuncia l'immaterialità del tempo e manifesta anche il suo arcano stupore e la sua indescrivibile estasi davanti al mistero cristiano di un'eternità senza durata.
La suggestiva creazione da camera di Olivier Messiaen è stata presentata il 28, 29 e 30 aprile 2015 in una sede che vanta nella storia della nostra città alti meriti culturali perché lo storico Teatro Macchiavelli di Catania, ubicato presso il settecentesco palazzo San Giuliano, fu la sede dal 1861 al 1903 dell'opera dei pupi gestita da Angelo Grasso nonché delle prime rappresentazioni drammatiche del figlio Giovanni Grasso e dell'esordiente Angelo Musco. Distrutto a seguito di un incendio si trasformò poi in sede dei magazzini della UPIM e di altri magazzini privati fino all'abbandono totale. Acquisito in ultimo dall' Università di Catania, dopo essere stato sapientemente e adeguatamente restaurato, è ritornato sicuramente agli antichi fastigi e splendori del passato, divenendo sede di prestigiose manifestazioni culturali.
Il particolare concerto, ad ingresso libero e sponsorizzato dall'Università degli Studi di Catania, dal Dipartimento di Scienze Umanistiche della stessa Università e dalla Fondazione Lamberto Pugelli, è stato presentato con scrupolosità e perizia dal Prof. Giuseppe Montemagno, che è stato anche l'estensore del raffinato e particolareggiato programma di sala. Il progetto è stato ideato e curato con buon gusto e professionalità da Renata Gambino, Riccardo Insolia e Grazia Pulvirenti.
L'attrice Emanuela Pistone ha recitato con estrema sensibilità i testi estratti dall'Apocalisse di Giovanni e da scritti di Jean Lurçat e Mario Luzi, intercalati opportunamente ai vari movimenti dell'opera. Molto efficaci e adeguate le interpretazioni dei valenti strumentisti dell'Offerta Musicale Ensemble, formata da Lorenzo Mazzamuto (violino), Carmelo Dell'Acqua (clarinetto), Gleb Stepanov (violoncello), Graziella Concas (pianoforte), che hanno saputo esternare, avvalendosi di una tecnica adeguata e di una coesione di gruppo forte e pregnante, tutto il profondo, raggelante e arcano brivido sprigionato dell' inquietante composizione.
L'abile ed originale regia di Grazia Pulvirenti Puggelli, unita alle scene di Darko Petrovic, al found footage di Alessandro De Filippo, al video di Alessandro De Caro, alle luci di Alessandro Arena, agli effetti elettronici di Luciano Maria Serra, agli elementi pittorici di Mara Bartoli, sono riusciti a creare un melange sinestetico di altissimo livello culturale e trascinante impatto emotivo, tutte qualità queste ultime confermate dall'ampio e caloroso consenso tributato dal folto pubblico intervenuto.
Giovanni Pasqualino
30/4/2015
La foto del servizio è di Domenico Gennaro.
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