Die Zauberflöte
al Teatro Filarmonico di Verona
La stagione Lirica al Teatro Filarmonico si è conclusa mirabilmente con la nuova produzione di Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart, opera che mancava dal lontano 1991. Interessante, se possibile, paragonare nell'arco di cinque mesi tre spettacoli differenti della stessa opera: Bologna, Venezia e Verona, senza voler stilare una classifica che sarebbe inutile e prosaica, piuttosto rilevare tre diverse letture del capolavoro mozartiano.
Mariano Furlani, regista, Giacomo Andrico, scenografo (entrambi anche costumisti) assieme a Masbedo (videoproiezioni create da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni) hanno costruito un lavoro di grande efficacia teatrale basata soprattutto sul racconto fiabesco. Il team punta la carta vincente del meraviglioso attraverso un linguaggio di stupore in stampo contemporaneo. Un mondo umano nel quale bisogna creare qualcosa di nuovo, coloro che guidano i giovani sono coloro che già hanno vissuto quella parte di vita, infatti le fatidiche prove si sviluppano con due realtà contrastanti, quella seria di Sarastro e quella superstiziosa della Regina della notte. Le belle scene, stilizzate ma eleganti, e le proiezioni, favolistiche e portatrici di bellezza, ben s'intersecano con la complicata vicenda, senza andare a ricercare spunti estremi psicologici ma rendendo la visione e soprattutto la comprensione immediata. La chiave “in favola” è anche portatrice di bellezza e appendice esistenziale di formazione focalizzando momenti come stupore, paura, angoscia e magia. Il mondo visivo di Masbedo è orientato verso l'arte contemporanea, perciò lo spettatore è invitato ad avere una predisposizione innovativa d'interconnessione con figure artistiche alternative, ma quando queste ultime sono così chiare e precise, il piacere è assicurato. La drammaturgia sviluppata in linguaggio stilistico veloce e razionale e i costumi di ricercata fattura contribuiscono alla splendida riuscita dello spettacolo, il quale è certamente uno dei migliori proposti negli ultimi anni al Teatro Filarmonico.
Sul podio abbiamo ritrovato il maestro tedesco Philipp Steinaeker, che sostituiva il previsto Andrea Battistoni. Esperto conoscitore del repertorio mozartiano, infonde un equilibrio preciso tra buca e orchestra, attento al dettaglio, molto solenne e con tempi ampi. La sua direzione, pur precisa e manierata, mancava in non pochi momenti di brio e stacco incisivo adagiandosi su un compiacimento sonoro caratterizzato da una generale lentezza. L'orchestra dell'Arena di Verona era in forma splendida, positiva la prova del coro istruito da Andrea Cristofolini.
Il Tamino di Leonardo Cortellazzi si confermava come una delle migliori certezze del panorama tenorile italiano. Squisitamente lirico e incisivo, elegante e con una linea di canto di forbita raffinatezza. Altrettanto si può affermare per Ekaterina Bakanova, una Pamina con voce robusta ma ben armonizzata, intensa interprete e mirabile vocalista. Molto incisivo il Sarastro di Insung Sim, nobile, elegante con pregevole voce, meno convincente la Regina della Notte di Sofia Mchedlishvili, la quale non possiede la caratura drammatica che il ruolo richiede, e carenze tecniche la mettono a disagio negli estremi acuti. Azzeccata la coppia di “Papageni”, Christina Senn sfodera una caratura brillante e gioviale alla quale si unisce nel celebre duetto la precisa e simpatica Lavinia Bini. Le tre dame, Francesca Sassu, Alessia Nadin ed Elena Serra, erano precise e molto musicali, note positive anche per i tre fanciulli ben caratterizzati e cantati da Federico Florio, Maria Gioia e Stella Capelli. Non particolarmente riuscito il Monostatos di Marcello Nardis ma veramente professionali le parti di fianco, autorevole l'Oratore di Andrea Patucelli, molto calibrati i sacerdoti e uomini corazzati di Romano Dal Zovo e Cristiano Olivieri.
Teatro gremito al limite del tutto esaurito, come raramente capita a Verona, lunghi e convinti applausi hanno salutato l'intera compagnia al termine.
Lukas Franceschini
21/11/2015
La foto del servizio è di Ennevi-Arena di Verona.
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