I fratelli Ficicchia di Luigi Capuana
inaugura la stagione 2017-2018 del Teatro Brancati di Catania
Da sinistra: Tuccio Musumeci, Miko Magistro, Margherita Mignemi ed Eleonora Sicurella.
Il teatro Brancati di Catania ha inaugurato la stagione 2017-2018 con una divertente commedia di Luigi Capuana, dal titolo I fratelli Ficicchia: scritta nel 1912, narra di due fratelli ormai nemici per questioni di interesse da moltissimi anni, i cui figli, innamoratisi l'uno dell'altra, faranno di tutto per porre fine a questa spirale di odio, complice anche un maestro elementare, del quale entrambi sono stati alunni, la cui innata vocazione di paciere e di uomo tranquillo verrà messa a dura prova dall'ostinazione e dall'astio dei due fratelli.
Una commedia un po' datata, ma dalla comicità fresca e spontanea che il pubblico ha mostrato di gradire moltissimo, complice anche la regia rispettosa e misurata di Giuseppe Romani, che ha fatto sì che il testo non venisse scempiato da vernacolismi eccessivi o da rimandi fuori luogo alla contemporaneità. Anche le scene, semplici ma efficaci, di Susanna Messina e i costumi delle Sorelle Rinaldi hanno contributo a ricreare tutte le suggestioni di una cittadina siciliana dei primi del ‘900, dove la vita si svolgeva tra la piazzetta e i salotti buoni, e le beghe familiari venivano appianate tra un invito a pranzo e un regalo di onomastico, dove l'intervento dei vicini e delle persone più in vista era fondamentale, più della legge, per sistemare matrimoni, mettere a posto funzionari troppo zelanti, risolvere questioni di eredità o di dote. Su questo tessuto tipicamente meridionale non mancavano com'è naturale le gags e le battute, recitate sempre con stile e garbo da tutta la compagnia, da Giovanni Strano a Eleonora Sicurella, da Gianmarco Arcadipane a Maria Iuvara, da Margherita Papisca a Enzo Tringale.
Perfettamente in ruolo tutti i protagonisti, che hanno assecondato la scelta di semplicità naïf del regista: Margherita Mignemi, nel ruolo di Anna, la moglie del maestro elementare, ha sfoggiato tutta la sua verve, offrendo un ritratto quanto mai fedele della signora benestante del primo Novecento. Misurato e attento anche Riccardo Maria Tarci, Jacupu Ficicchia, che ha recitato con stile offrendo una valida spalla sia a Miko Magistro, Giovanni Ficicchia, sia a Tuccio Musumeci, ‘Nzulu Trombetta, il maestro elementare.
Se Miko Magistro ha sfoggiato ancora una volta la sua poliedricità attoriale, passando con estrema naturalezza dal comico al tragico, sia per l'ottima mimica, sia per la capacità di adeguare i suoi movimenti ai ritmi della commedia, cosa che gli ha procurato calorosi applausi a scena aperta, Tuccio Musumeci ha confermato ancora una volta uno stile di recitazione inossidabile, apparentemente dimesso ma quanto mai realistico, che gli ha permessodi tratteggiare una figura umanissima e comica al tempo stesso, grazie soprattutto a una dizione ancora perfetta e alla sua particolare capacità di affidare l'umorismo più a una smorfia, a un gesto che alla semplice battuta.
D'effetto le luci di Sergio Noè, come anche le musiche di Matteo Musumeci, che ha sfruttato anche alcuni brani da La traviata di Giuseppe Verdi, affidati alle doti canore di Eleonora Sicurella.
Repliche fino al 12 novembre.
Giuliana Cutore
28/10/2017
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