Verdi e Wagner in concerto
A Parigi il 7 aprile del 1898 all'Opéra (Societé des Concerts) vennero presentati al pubblico tre pezzi sacri di Giuseppe Verdi, rispettivamente le Laudi alla Vergine Maria (per coro di voci femminili, soprani e contralti, su testo di Dante, Paradiso XXXIII, 1-21), il Te Deum (per doppio coro a quattro voci e orchestra su testo latino) e lo Stabat Mater (per coro a quattro voci e orchestra, su testo di Jacopone da Todi). In seguito fu aggiunta l'Ave Maria (su scala enigmatica per quattro voci su testo latino) e da allora in poi è invalsa la consuetudine di eseguire le quattro composizioni sacre in un unico concerto.
Tali brani vennero tutti composti dopo la possente Messa da Requiem (rappresentata per la prima volta nella chiesa di S. Marco a Milano il 22 maggio 1874) e nel corso degli ultimi anni di vita del compositore. In esse il Cigno di Busseto non solo evidenzia la sua ampia maestria nel contrappunto ma tende anche a sottolineare l'ascendenza dai grandi compositori italiani che eccelsero nel genere del sacro, cioè Giovanni Pierluigi da Palestrina, Giacomo Carissimi, Alessandro Scarlatti, Giovanni Battista Pergolesi.
I quattro pezzi sacri sono stati eseguiti al Teatro Regio di Parma nel corso del Festival Verdi 2022 lo scorso 15 ottobre e precisamente all'interno di un concerto che prevedeva anche musiche di Richard Wagner. Così nella prima parte si è potuto ascoltare dal Parsifal il Preludio dell'atto I, Verwandlungsmusik ancora dall'atto I e l'Incantesimo del Venerdì Santo dell'atto III. A seguire, nella seconda parte, i quattro pezzi sacri di Giuseppe Verdi. Bisogna anche ricordare che due delle composizioni sacre, cioè l'Ave Maria e le Laudi alla Vergine Maria sono per solo coro a cappella mentre le altre due, cioè Stabat Mater e Te Deum, si avvalgano anche dell'orchestra.
La direzione di Daniele Gatti si è subito manifestata in tutta la sua accuratezza e in tutta la sua alta espressività fin dai brani wagneriani dei quali il maestro ha saputo cogliere il profondo slancio mistico e il contemplativo rapimento estatico. Il suo gesto contenuto ma sempre saldo, sicuro, asciutto ma nello stesso tempo pieno di allusivi riferimenti semantici alla dinamica e all'agogica delle partiture si è sparso sulle validissime compagini dell'orchestra e del coro del Maggio Musicale Fiorentino riuscendo a trascinarle e trainarle verso una crescente dimensione di attonita e stuporosa spiritualità. Altrettanto efficace e partecipata si è rivelata la conduzione dei brani verdiani, anche se in essi il geniale e comunicativo conduttore ha saputo marcare ed imprimere tutta la veemente, accorata, sofferta passione tipica della accesa e irruente personalità del tormentato carattere verdiano. Da notare infine che nel Te Deum si è distinta con la sua voce agile, pulita e svettante il soprano Caterina Sala.
La sala stracolma del teatro, dove si sono registrate tantissime presenze di inglesi, tedeschi e giapponesi, ha risposto alla singolare, partecipata e magnifica interpretazione con prolungati, vibranti e calorosi applausi, richiamando il maestro alla ribalta più volte.
Giovanni Pasqualino
20/10/2022
La foto del servizio è di Roberto Ricci.
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