RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La danza lunare delle Willi

Ispirato a De l'Allemagne, un romanzo di Heinrich Heine, Giselle ou les Wilis rappresenta quella che consuetamente si definisce una pietra miliare del balletto. Libretto e scenografia furono realizzate dal geniale Théophile Gautier in collaborazione con Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges, per la coreografia di Corelli e Perrot e la musica del versatile Adolphe Adam. Giselle è certo da considerarsi il prototipo del balletto romantico, preceduto solo dal La Sylphide del 1832, che inaugura quello che verrà definito il ballet blanc, ove appare per la prima volta il tutù di mussola bianca, ideato da E. Lami per Maria Taglioni.

Balanchine lo poneva insieme a Coppelia nell'empireo del balletto, solendo dire che Giselle rappresentava la tragedia dell'arte tersicorea mentre Coppelia rappresentava la sua grande commedia. La prima rappresentazione ebbe luogo a Parigi il 18 giugno del 1841 con protagonista Carlotta Grisi, cugina della famosa Giuditta Grisi, che aveva cantato en travesti nella parte di Romeo in Capuleti e Montecchi di Bellini al debutto avvenuto nel 1830 alla Fenice di Venezia.

L'azione del balletto nel suo complesso si sviluppa su due piani ben distinti: in forma realistica nel primo atto e su un piano più lirico e fantastico nel secondo. La vicenda, tipicamente romantica, si svolge nella valle del Reno in periodo di vendemmia. Giselle, una delle fanciulle del villaggio, è corteggiata da un giovane che si finge contadino, ma che in realtà è il principe Albrecht. La giovane, nel clima di festa, si abbandona alle danze, anche se è stata ammonita dalla madre sulla leggenda delle Willi, le fidanzate morte che, trascinate dalla passione per la danza, sono condannate a ballare ogni notte fino all'alba. Hans, il guardacaccia respinto da Giselle, ravvisa nel falso contadino il principe e lo smaschera. Giselle, delusa, affranta per il tradimento dell'innamorato, esce di senno e muore, tramutandosi in una Willi. Ha così inizio la magica danza delle Willi convocate dalla regina Myrtha per accogliere lo spirito di Giselle. Albrecht intanto visita la tomba dell'amata per implorarne il perdono e la fanciulla commossa vorrebbe a sua volta abbracciarlo, ma la regina ne ordina la morte, infatti i mortali che incontrano di notte le Willi devono danzare con loro fino all'esaurimento e allo sfinimento mortale. L'amore tuttavia è più forte di ogni cosa e Giselle sosterrà l'amato e gli darà forza, finché l'alba liberatrice porrà fine all'incantesimo evitando così la morte del giovane. Alla fine Albrecht sarà salvo, mentre Giselle, che avendo disubbidito a Myrtha non è più una Willi, troverà pace nella tomba. Nella musica di Adam affiorano alcuni incisi melodici che rivelano certo la sua predilezione per autori come Chopin e Bellini e mi riferisco al dolcissimo e avvenente tema principale del balletto che arieggia quello del Settimo Preludio in la maggiore op. 28 di Chopin e a un altro inciso che si ritrova in Norma.

L'edizione proposta del teatro Bellini di Catania il 9 maggio (repliche fino al 14) ha visto protagonisti i solisti e il corpo di ballo dell'Opera Nazionale di Bucarest. L'allestimento e la direzione di Mihai Babuska si sono rivelati assolutamente efficaci e adeguati all'intera realizzazione del balletto, colmo di affascinanti colori e movenze. Davvero accattivanti e seducenti anche le scenografie di Adriana Urmuzescu e in particolare quella del secondo atto che esibiva un tenebroso e nebbioso cimitero notturno, topos di ambientazione prettamente romantica. La direzione artistica e del balletto di Alin Gheorghiu e Laura Blica Toader ha fatto il resto, offrendo uno spettacolo che ha acceso l'entusiasmo del pubblico presente in sala.

Cristina Dijmaru nel ruolo della protagonista ha messo in campo doti realmente elevate sia per quanto riguarda il suo assoluto controllo corporeo sia per quanto riguarda la coordinazione muscolare e gestuale. La sua esibizione non solo si è rivelata impeccabile ma è anche riuscita appassionante e commovente. Altrettanto efficace l'esibizione di Robert Enache nella parte del principe Albrecht, giovane dalle buone doti fisiche e nello stesso tempo capace di palesare una duttile plasticità nelle movenze. Sergiu Dan riusciva a far suo ed esprimere al meglio il personaggio di Hans, comunicando dinamismo e vitalità con appassionata forza e travolgente veemenza. Si sono distinte anche per le loro ottime doti tecniche e artistiche Rin Okuno, inquietante Myrtha regina delle Villi e la coppia di ballerini Erina Yoshie e Stefano Nappo che hanno dato vita ad un pas de deux di travolgente fascino e incanto. Molto bene hanno agito anche Greta Nita (Mayna), Kana Arai (Zulma), Lacramioara Proca (Bertha), Virgil Ciocoiu (Winfrid), Florin Mihalache (Duca di Curlandia), Laura Blica (promessa sposa di Albrecht) e tanti altri. Insomma un corpo di ballo di prima scelta, quello dell'Opera Nazionale di Bucarest, che ha dato vita con successo a uno dei più suggestivi capolavori della storia del balletto.

La direzione dell'orchestra del nostro teatro da parte di Krastin Nastev si è espressa con composta grazia ed eleganza, crescendo soprattutto nel secondo atto, dove ha raggiunto vette di penetrante struggimento e commozione. Da segnalare anche le preziose interpretazioni solistiche di alcuni elementi dell'orchestra del teatro Bellini, cioè quelle dell'arpista, del primo violoncello, del primo flauto, del primo oboe e del primo clarinetto. Incantevole spettacolo che avrebbe meritato il tutto esaurito.

Giovanni Pasqualino

10/5/2023

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.